
Scuola, parità scolastica, c’è un anello mancante. Si faccia parlare il costo standard
L’autrice di questo articolo, suor Anna Monia Alfieri, è presidente della Federazione istituti di attività educative (Fidae) Lombardia. Chi scrive è al tavolo negoziale tra il Comune di Milano e le scuole materne paritarie.
1. Semplicemente: occorre il passaggio dal riconoscimento del diritto alla garanzia dell’esercizio dello stesso
Abbiamo ormai preso coscienza che, nonostante una struttura giuridica perfetta che ha anticipato l’Europa, ad oggi l’Italia presenta un sistema scolastico discriminatorio, farraginoso e faraonico, complicato nella normativa, dispendioso e aggravato di sprechi; un sistema col personale più demotivato e meno certificato, con un’altra percentuale di edifici scolastici fatiscenti; il più misterioso nella composizione e comprensione dei bilanci, anche per gli addetti ai lavori.
La legge 62/2000 che, sebbene abbia rappresentato un processo chiarificatore di quanto già scritto nella Carta costituzionale, è rimasta incompiuta perché non rende possibile l’esercizio della libertà di scelta della famiglia sotto il profilo finanziario.
Le conseguenze:
- il progressivo collasso del pluralismo educativo: molte scuole pubbliche paritarie, ottime dal punto di vista educativo e culturale, sono costrette a richiedere un contributo al funzionamento, neppure sufficiente a coprire i costi, ma ancora troppo oneroso per le famiglie stesse;
- l’appesantimento dei conti pubblici: per il collasso delle scuole pubbliche paritarie lo Stato e gli Enti di sua promanazione dovranno sostituirsi al loro servizio pagando un altissimo prezzo;
- un welfare sempre più incapace di sostenere la politica dissennata di uno Stato gestore che, contro ogni logica di spending review, presenta alle famiglie di cui sopra il carico di un simile prezzo.
2. Le Istituzioni si attivano
Nel discorso che il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha pronunciato il 27 marzo 2014 alla VII commissione del Senato passa la linea di intraprendere la madre di tutte le battaglie: dare ragione alla centralità della famiglia, sostenere il diritto costituzionale di scelta educativa dei genitori per i propri figli, in una pluralità di offerta formativa pubblica, statale e paritaria. È necessario considerare le spese per l’istruzione non come costi, ma come investimenti in capitale umano. Investire in capitale umano significa avere a cuore il futuro dell’Italia.
Il welfare non può sostenere oggi costi aggiuntivi. Bisogna quindi spendere meglio, applicando il principio di sussidiarietà che, oltre ad avere una forte valenza etica, può produrre un risparmio economico fondamentale.
3. L’Anello Mancante
Qui si inserisce la proposta che “si faccia parlare il costo standard” per ogni allievo della scuola pubblica italiana, statale e paritaria. E’ questo l’ “anello mancante” alla possibilità di ristrutturazione del sistema scolastico pubblico, come ha esplicitato un recente seminario di studio “Il sistema scolastico integrato. Perché non facciamo parlare il costo standard?” presso la Camera dei Deputati organizzato dall’On.le Elena Centemero (Roma, 1 aprile 2014).
A supporto e completamento di ciò è necessario valorizzare l’autonomia delle scuole per incentivare la qualità e la ricchezza della diversità. La differenza sarà principalmente nell’identità di ciascuna scuola che sarà l’oggetto di scelta della Famiglia. Quest’ultima sceglierà sulla base dell’identità e dell’offerta formativa riconosciute più conformi alla propria linea educativa. Tale autonomia implica che lo Stato passi da soggetto Gestore a soggetto Garante del sistema scolastico nazionale. Decadrà l’inutile contrapposizione fra scuola pubblica, paritaria e statale, e sarà completata la L. 62/2000, nata monca, poiché non ha previsto che se pluralismo educativo deve essere, nulla la famiglia deve in fase di scelta.
Ritengo che individuare il costo standard non sia né complesso né impossibile; domanda piuttosto una serie di interventi a livello “macro” e “micro”.
Quali gli interventi Micro?
- Accompagnare la singola scuola nei processi di rivisitazione degli assetti organizzativi e amministrativi.
- Prevedere nuove figure con competenze organizzativo-gestionali.
- Responsabilizzare la direzione e l’organico sulla sostenibilità dell’attività educativa, sia in fase di programmazione che di verifica.
Quali gli indici di verifica e controllo? Verificare l’utilità–efficacia della Spesa pubblica:
- Efficienza: Verifica interna ed esterna degli assetti organizzativi e dei risultati conseguiti.
- Efficacia: Valutazione che controlla, misura e certificata la qualità.
- Misurazione degli apprendimenti.
Da qui la Capacità di fare Sistema, cioè governare i Processi e Strumenti Organizzativi che siano di supporto alla Qualità. E’ solo in quest’ottica che si potranno comprendere, se non addirittura anticipare i cambiamenti. Capire il cambiamento implica modificare l’atteggiamento che ci anima ed aggiornare la propria mentalità, sino ad orientarsi a nuovi schemi. Per non incappare nell’errore contrario (chiudersi negli schemi) è necessario tener presente che non esiste un unico modello di organizzazione al quale tendere.
Ne verrà di conseguenza una positiva concorrenza fra le scuole sotto lo sguardo garante dello Stato; un innalzamento del livello di qualità del sistema scolastico italiano con la naturale fine dei “diplomifici” e delle scuole che non fanno onore ad un Sistema Nazionale d’Istruzione d’eccellenza quale l’Italia deve perseguire per i propri figli; il riconoscimento e la valorizzazione dei docenti e del loro merito, come risorsa per la scuola e per la società; l’abbassamento dei costi.
Si innescherà così un ciclo virtuoso che porterà la scuola italiana a livelli europei.
A condizione che le scuole si aprano, che i bilanci siano trasparenti – come la costituzione prevede – e che non si aspetti ad agire. Trasparenza, equità, merito, libera scelta della Famiglia: l’appuntamento è per ieri.
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3 commenti
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Quindi lo stato italiano spende per ogni studente di scuola superiorie pubblica molto più del doppio di quanto spendo io (svenandomi) di retta per mandare mio figlio in un liceo paritario. Detta in altri termini, se lo stato mi pagasse per intero la retta ed eliminasse addirittura i miseri contributi che elargisce alle paritarie, riparmierebbe più della metà. Conclusione, allo stato converrebbe mandare tutti gli studenti alle paritarie, pagargli per intero la retta e risparmierebbe diversi miliardi l’anno. Più di quanto si è rispermiato con la spending review di Monti. Niente da dire, siamo governati da geni dell’economia…
Esatto Giorgio… A noi ora ribadire questo concetto sino a quando tutti insieme si domandai di restituire alla famiglia il suo diritto punto. Lo stato ci risparmia nessuna obiezione e’ plausibile
L’articolo è forse troppo complesso , basta vedere la tabella e chiedere ad un qualsiasi gestore di scuola paritaria ” ti do la metà di quello che spendo come stato per ogni alunno , ci stai ? “. Secondo voi quale sarebbe la risposta e quanto risparmieremmo ? Troppo semplice vero? Dato che quello che sta più vicino al cuore è il portafoglio forse gli italiani questo ragionamento lo capirebbero. …