Scuola. Gli italiani non fanno più figli, «tra cinque anni 40 mila insegnanti rischiano di perdere il lavoro»

Di Francesco Amicone
05 Giugno 2014
Uno studio di Tuttoscuola prevede 50 mila alunni (e tremila insegnanti) in meno solo nel 2018. Intervista a Orazio Niceforo, esperto di scuola che ha collaborato al rapporto: «I docenti in sovrannumero facciano sostegno»

Culle e banchi di scuola vuoti. Il crollo della natalità in Italia non mette solo in difficoltà la nostra economia ma, stando alla logica con cui agisce il ministero del Tesoro, porterà all’abolizione di 40 mila posti di lavoro per insegnanti. «Se il trend si conferma, a meno di una invasione di immigrati con bambini piccoli o di un improvviso “boom di nascite”, a partire dal 2019 e per 12 anni migliaia di classi dovranno essere chiuse», denuncia a tempi.it Orazio Niceforo, esperto di scuola e da 20 anni collaboratore del ministero dell’Istruzione.
Niceforo ha collaborato alla redazione di uno studio sugli effetti della denatalità sull’istruzione per la rivista Tuttoscuola. Secondo le analisi, nel 2019 verranno a mancare al primo anno delle scuole primarie più di 49 mila alunni, con un decremento di circa il 9 per cento rispetto al 2014. Il declino delle nascite, in 12 anni, porterà all’abolizione di 40 mila posti docente in tutta Italia e alla chiusura di 23 mila classi. «Se il dato delle nascite rimarrà costante, il periodo di magra durerà dal 2018 al 2030. Con le regole attuali ci potrebbe essere un taglio di organici pari almeno al 7 per cento», spiega Niceforo.

Niceforo, che cosa succederà nel primo anno di “magra”, il 2018?
Secondo il nostro studio saranno circa duemila le classi che nel 2018 non verranno riaperte per mancanza di alunni. Nel nord-ovest saranno chiuse 580 classi, nel sud 531, nel nord-est 437. Nel centro 242, nelle isole 209. In Lombardia potrebbero chiudere 381 classi, in Campania 261, nel Veneto 241. La chiusura di duemila classi comporterebbe un decremento di organico di circa tremila posti solo nel 2018. Lombardia e Veneto saranno le regioni più in crisi. In Lombardia nel 2018-19 vi saranno circa 9.500 alunni in meno, nel Veneto circa seimila.

scuola-tagli-insegnanti-aiutoQuesti dati sono preoccupanti. Nell’attesa che gli italiani tornino a fare bambini, quale può essere la soluzione, almeno per quanto riguarda la scuola?
Lo Stato dovrebbe fare un investimento per tamponare l’emergenza con la stabilizzazione dell’organico. Bisognerebbe lasciare gli insegnanti in sovrannumero. Appositamente riqualificati, potrebbero essere impiegati in attività di sostegno, orientamento, recupero. L’obiettivo potrebbe essere quello di usarli contro la dispersione scolastica, specialmente nel biennio iniziale della scuola secondaria superiore, flagellata da una cifra molto alta di abbandoni, pari al 28 per cento.

Meno bambini e stesso numero di docenti. Lo Stato dovrà trovare i soldi.
Se non si alza il tasso di natalità o non ci saranno immigrati con bambini piccoli e non si vuole aumentare la disoccupazione non ci sono alternative. Questa d’altronde è materia del ministero del Tesoro. Se pensiamo che il peso della voce istruzione nella spesa pubblica è diminuito molto di più di altri in questi anni significa che lo Stato sta disinvestendo nell’istruzione. Da una parte si può capire il motivo: la spesa pubblica per l’istruzione è molto più grande di tutte le altre. Dall’altra occorre accorgersi che per rilanciare un’economia in declino non si può tagliare gli investimenti a questo settore.

Però le finanze pubbliche sono allo stremo.
Occorre uno sforzo. Teniamo presente che trasformare gli organici del comparto dell’istruzione in un serbatoio per ridurre la spesa complessiva significa anche ridurre l’efficienza dell’istruzione. I margini di flessibilità degli insegnanti sono stati ampiamente ridotti in questi anni. Non possono più fare istruzione mirata alle singole persone, specialmente quelle in difficoltà. La situazione è che le cattedre con 14-15 ore praticamente non esistono più e che ora si hanno solo cattedre da 18 ore. Alcuni bambini e ragazzi non possono essere seguiti.

La proposta di Tuttoscuola è usare gli insegnanti in eccesso per migliorare l’istruzione. Con i tagli alla spesa pubblica è verosimile che il Governo sia in grado di attuare un piano del genere?
Se come si dice spesso, e come afferma di voler fare il Governo Renzi, l’obiettivo è investire in modo mirato, non c’è di meglio che seguire la traccia del rapporto di Jacques Delors sull’istruzione e quindi migliorare la sua qualità, perché sia più efficace e mirata. Chiaro che non si può ridurre il budget. Si deve migliorare in questi termini, investire e non pensare alla scuola solo dal punto di vista occupazionale o di tagli di spesa.

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72 commenti

  1. sam

    Leggo l’articolo e… ok, poi leggo gli ultimi commenti e con mio grande stupore scopro che per certa gente il problema del calo delle nascite è… udite, udite, L’ABORTO!!!
    Questa gente è da rinchiudere sia per la loro logica farlocca sua per il loro moralismo invadente e ottuso. Togliere ad una donna un diritto ottenuto con fatica é puro egoismo.
    Non abbiamo più bisogno di mandare figli nei campi come forza lavoro, ora i pochi figli che si fanno è semplicemente perche li si è voluti!

  2. diamante

    Ma se i fondi per pagare un tot numero di insegnanti ci sono, sarà possibile mantenere quello stesso numero di insegnanti quale che sia il numero degli alunni, ad esempio facendo classi più piccole, perché 1 solo insegnante per 30 bambini non è esattamente funzionale (e ci sono scuole dove questa è la realtà), se, invece, non ci sono i fondi pubblici per mantenere quel tot di insegnanti mi sembra lapalissiano che dovessero anche raddoppiare le nascite, il ministero li dovrebbe comunque licenziarne una parte.

    1. diamante

      E poi mi sembra veramente il colmo che io e tante altre persone che non lo desiderano doverci mettere a figliare per assicurare il lavoro agli insegnanti, ma siamo alla follia e magari ammaliamoci anche di più che altrimenti i medici rischiano di essere licenziati, ma che discorsi sono? Proprio sul piano dell’eticita’… e poi gli insegnanti in esubero per motivi non economici non esistono, molte scuole mancano di insegnanti per assicurare un tempo pieno costruttivo, si.potrebbe introdurre l’insegnamento di più e nuove materie, prevedere tutor individuali per gli studenti…

  3. giuliano

    40.000 insegnanti che perderanno il posto ?? considerato che sono tutti di sinistra la notizia non è negativa !!!

  4. mike

    leggendo i commenti pare che la colpa sia solo dell’aborto. non è solo dell’aborto. per fare figli occorrono i soldi, che la gente li desideri i figli, e pure che la gente vada col sesso opposto. oggi c’è la crisi (ma potremmo risalire a 200 anni fa su questo punto) inoltre la gente vuole divertirsi e poi per me più gente rispetto al passato va con lo stesso sesso nonostante le apparenze (faccio una scommessa: nei prossimi mesi ci sarà un lieve aumento di nascite rispetto all’anno scorso, poiché delle coppie in cui lui è gay e lei è lesbica non attendono più le nozze gay in italia e fanno un figlio per parare l’immagine).

  5. Piero

    Ah! Adesso il problema piu’ grave della mancanza di figli e’ che 40.000 docenti potrebbero perdere il posto?
    E un bel “E chi se ne frega! ” non ci sta bene?
    Quindi visto che gli “operai” della linea della Isotta Fraschini potrebbero perdere il posto continuiamo a produrla? E tutte le altre persone “normali” che nel privato perdono il posto? Che facciamo? statalizziamo pure loro?
    Il problema e’ che migliaia e migliaia di bambini ogni anno vengono uccisi.

    1. Nino

      e tu cosa proponi per evitare queste uccisioni?

      1. Tommasodaquino

        non farlo protrebbe essere una ottima soluzione

      2. Kan63

        Per ora si potrebbe cominciare ad applicarla questa stramaledetta legge partendo dai primi 5 articoli che sono stati scaltramenti buttati nel cesso dagli ideologi del “diritto all’aborto” trasformando una legge che iniziava con “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.” in un diritto indiscriminato a decidere sulla vita altrui..

      3. cosimo

        oh! che bello, hai fatto una domanda concreta!
        Si puo’ rispondere con
        1) misure culturali: oggi una donna che fa dai due figli in su è vista dalle altre donne come una specie di coniglia o di sfigata perchè non si puo’ realizzare nel lavoro e nella società.
        Finchè non si fa passare l’idea che essere madri è un impegno sociale di primissimo rilievo dato che la società è fatta di persone messe al mondo e allevate da qualcuno che costruisce la società oltreche’ vivere la propria vita TUTTE LE ALTRE MISURE NON SERVIRANNO A NIENTE
        2) misure di aiuto economico e di servizi che se vuoi possiamo approfondire

        1. Nino

          Oggi una donna con figli è costretta a troppi sacrifici (lavoro in primis) rispetto ad una donna senza figli. Facciamo in modo che accada il contrario (in realtà lo stato in questo è stato un precursore, visto che la donna con figli ha dei punti in più nei concorsi statali) e che le venga riconosciuto anche economicamente il suo impegno sociale.

          Sulle misure te ne posso scrivere tante, però in 70 anni di comunismo e di dittatura delle lobby LGBT mi pare che non se ne siano attuate

          1. aaa

            Ma

          2. filomena

            Perché dobbiamo contrapporre le donne tra loro che sono già state ampiamente penalizzate? Forse semplicemente nei concorsi se proprio dobbiamo dare dei punti in più a qualcuno diamoli alle donne rispetto agli uomini che occupano quasi tutti i posti di potere. Sarebbe finalmente una azione positiva. Poi vedrai che una volta realizzate nel lavoro crescerà anche la voglia di fare figli.

        2. filomena

          Capisco che non è una scelta deliberata degli uomini il fatto che i figli li facciano le donne, però di fatto detto da un uomo è un tantino troppo facile asserire che la maternità è un impegno sociale quindi dobbiamo far si che le donne se ne facciano carico. Se la genitorialità è un fattore sociale rilevante e vogliamo che si facciano più figli la soluzione non è relegare le donne al loro destino ineluttabile ma sgravarle per quanto possibile dagli oneri derivanti da questo impegno sociale. Semmai in virtù dell’assunzione di tale impegno tutto femminile, in contropartita gli uomini in primo luogo dovrebbero farsi più partecipi nell’accudimento dei figli e in secondo luogo favorire l’inserimento lavorativo delle donne lasciando loro più spazio. Solo così quest’ultime non si sentiranno più penalizzate nel partecipare alla vita pubblica e saranno più disposte a farsi carico della maternità.

    2. filomena

      Il problema che ogni anno migliaia di bambini vengono “uccisi” non dipende dalla legge 194 che ha centrato l’obiettivo di ridurre il numero di aborti come dimostra la relazione trasmessa in Parlamento che ho citato sopra. Il problema della denatalità è dovuto al fatto che sempre più le donne non considerano prioritario nella loro vita avere figli e questo probabilmente perché rispetto a quello che può dare la maternità, l’onere conseguente è troppo elevato in relazione agli obiettivi di vita che si sono date. Se si vuole invertire questa tendenza bisogna intervenire sgravando le donne almeno in parte da questi oneri rendendo attraente l’idea di diventare mamme da conciliare con la vita sociale e lavorativa.

      1. Kan63

        Incredibile, per la prima volta posso dire di essere quasi d’accordo con Filomena (tranne che la seconda riga). O mi devo far vissitare io o si deve far visitare lei

        1. Nino

          guarda Kan che credo che nessuna donna capace di intendere e di volere affronti una IVG a cuor leggero, ma lo faccia consapevole di scegliere quello che le appare come il male minore. Quindi prima di tutto una donna non dovrebbe trovarsi nella situazione di dover sceglier, quindi: educazione sessuale, corretto uso di anticoncezionali, ecc. come prevenzione e supporto reale durante la gravidanza e anche, anzi direi soprattutto, dopo. Vuoi un esempio banale? uno dei tanti? gli asili nido pubblici sono insufficienti, e comunque la retta per una coppia che non è indigente è di alcune centinaia di euro al mese, quindi qualche migliaio di euro l’anno, che diventano 5-6000 se ci si rivolge ad un nido privato. A fronte di questo si possono detrarre dalle tasse spese per il nido fino a 500 (cinquecento euro) che corrispondono ad un contributo dello stato di ben 100 euro/annui. Alternativa? smettere di lavorare. Ma potrei continuare all’infinito. L’italia non è un paese che aiuta le famiglie con bambini.

          Io sono personalmente contrario all’aborto, ma non vorrei mai che la legge 194 fosse abolita, vorrei diventasse inutile (che è molto diverso)

          1. Zarathustra

            Tertium non datur:
            1) O abortire non è una passeggiata, quindi il feto è persona.
            Nel qual caso non vedrei come possa essere “male minore” uccidere una persona.
            2) O abortire è un’operazione routinaria, come levare un dente.
            Nel qual caso non vedo come possa essere “male”.

            Decidetevi.

          2. Filomena

            Un intervento chirurgico per quanto rutinario è sempre una cosa spiacevole e invasiva quindi anche solo per questo non può essere una passeggiata. Se a questo aggiungi gli ostacoli che incontri come per esempio i medici obiettori, le persone che incontri in consultorio che scorrettamente cercano di influenzare la tua decisione magari mostrando ti ecografie di altre gravidanze ecc. capisci bene perché diventa tutto difficile

          3. Edo

            Raga, non so se voi vi siete accorti che Filo e quelli che la pensano come lei si dimenticano sempre di una “cosa”, che secondo loro con l’aborto c’entra come i cavoli a merenda: il bambino che la madre porta in grembo. Ecco, vorrei sapere perché nessuno di loro ha il coraggio di dire chiaramente che la donna ha il “diritto” di uccidere il proprio bambino. Non avranno mica il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, no vero?

        2. filomena

          E’ inutile discutere sull’efficacia della 194 anche perché i numeri non sono opinabili quindi non entro nel merito delle tue affermazioni sulla legge. Come del resto accennava Nino qua sotto concordo nel dire che nessuna donna si auspica di dover affrontare un aborto, non fosse altro perché si tratta oltre a tutte le implicazioni psicosociali di un intervento medico invasivo. Il problema della denatalità è legato al fatto che le donne oggi sono più consapevoli di essere prima che mamme persone, cittadine a pieno titolo e quindi si pongono il problema di conciliare questa volontà legittima di essere inserite a pieno titolo anche per esempio nel mondo del lavoro e l’impegno alla genitorialità. In questo senso lo Stato ma anche gli stessi uomini dovrebbero farsi carico di agevolare questo percorso evolutivo di cittadinanza attiva delle donne mettendo in atto delle “azioni positive” nel contribuire a farsi carico dei figli, figli che sono responsabilità di entrambi i genitori.

          1. Edo

            “guarda Kan che credo che nessuna donna capace di intendere e di volere affronti una IVG a cuor leggero”: se non la affronta lei a cuor leggero, figurati il bambino che la subisce!

            “Come del resto accennava Nino qua sotto concordo nel dire che nessuna donna si auspica di dover affrontare un aborto”: figurarsi il bambino che porta in grembo!

            Ecco, quello che vorrei chiedere a Filo e a tutti quelli che la pensano come lei: ma al bambino che la donna porta in grembo ci pensate? No, ovviamente, e avete pure il coraggio di dire: è un diritto della donna uccidere il bambino che porta nella pancia! Chissà perché Filo & Co. non usano mai queste parole, ma sempre “IVG”, “aborto”, mai mai mai “bambino” e “omicidio”.

            Seconda domanda: parlate sempre di gravidanze indesiderate, ma le donne ci pensano prima di farlo o no? Nelle parole di Filo e di tutti quelli che la pensano come lei non ho mai mai sentito una parola ormai dimenticata: responsabilità. A me hanno insegnato che, se commetto un errore, mi prendo le mie responsabilità e ne pago le conseguenze; seguendo il ragionamento di Filo, allora, posso prendere l’auto, investire qualche passante e passarla liscia. Spiegatemi cosa cambia se al posto dell’auto c’è un letto e al posto dei passanti c’è un bambino nella pancia della madre; cambia che, se ammazzo un pedone, vado giustamente in galera, mentre una donna che “ha sbagliato” non solo può ammazzare il proprio bambino, ma questo omicidio viene chiamato diritto ed è pure finanziato dalle mie tasse!

          2. filomena

            In primo luogo non è vero che io non ho mai parlato di responsabilità, anzi ho detto che la maternità responsabile significa pianificare la genitorialitá perché non è accettabile che un figlio ti piombi addosso tra capo e collo e stravolga i tuoi piani.
            E questo è tra l’altro uno dei principi ispiratori della 194. Rispetto alla presunta uccisione di un innocente, personalmente, ma ovviamente è una mia opinione ( che però tu hai richiesto), credo che l’embrione non sia da considerare una persona con gli stessi diritti per esempio della gestante e quindi non prendo neppure in considerazione la tua ipotesi. Poi ci sono altre donne che la pensano diversamente e che considerano l’aborto un male minore pur riconoscendo i diritti dell’embrione ma questo è individuale. Quello che conta è che la legge non ti chiede cosa pensi dell’embrione ma solo cosa pensi della tua salute rispetto alla gravidanza.

          3. Edo

            “In primo luogo non è vero che io non ho mai parlato di responsabilità, anzi ho detto che la maternità responsabile significa pianificare la genitorialitá perché non è accettabile che un figlio ti piombi addosso tra capo e collo e stravolga i tuoi piani”.

            A parte il fatto che mi sembra di sentire parlare una classica sessantottina: cavolo (per non dire di peggio) stai sempre parlando di tuo figlio, un bambino che non ha nessuna colpa di esse stato concepito, pardon di “aver stravolto i tuoi piani”! A parte questo allora non capisco: se vai a letto (anche usando anticoncezionali) metti in conto che possa nascere un bambino e, se il bambino viene concepito, ne “paghi” le conseguenze, no? Se no, dì chiaramente che vuoi fare quello che vuoi senza pagarne le conseguenze. Spero che tu abbia l’intelligenza di non rispondermi: “Sono andata a letto senza pianificare un figlio, ma è successo e allora me ne sbarazzo, perché non è colpa mia”, se no ti rispondo: “Ho preso l’auto senza voler investire nessuno, ma è successo e non mi prendo la responsabilità delle mie azioni, tanto conta l’intenzione”. Per me responsabilità non è solo non compiere certe azioni potenzialmente pericolose, ma anche pagare le conseguenze dei propri gesti, indipendentemente dalla volontà ovviamente. Non mi sembra così difficile da capire.
            Riguardo alla seconda mia considerazione, è troppo facile risponderti: tu cosa sei stata? Se tua mamma ti avesse interrotto volontariamente, a una, due, tre, venti settimane dal concepimento, tu qui ci saresti? No, ovviamente, e tu questo lo chiami?
            Poi vabbé mi viene anche da chiederti: quand’è che tu sei diventata una persona con gli stessi diritti di tua madre?

          4. filomena

            Vedo che te le canti e te le suoni rispondendo per me cose che non ho mai detto. Il principio di responsabilità a cui facevo riferimento io non era vivo nel paese delle meraviglie e non so cosa succede se faccio sesso. Questo l’hai detto tu. Per me é avere sempre rapporti sessuali protetti tant’è che se pur favorevole alla 194, non ne ho mai usufruito proprio perché sono sempre stata responsabile. Questo però non significa che mi posso arrogare la presunzione di dire agli altri cosa devono fare o pretendere che tutti siano iperesponsabili. Rispetto alle tue ultime considerazioni ti rispondo che sono qui perché mia mamma voleva un figlio e sono nata io, viceversa non sarei nata ovviamente ma questo non é un problema visto che stiamo parlando di cose già avvenute e sulle quali non c’è possibilità di tornare indietro come é del tutto evidente.

          5. Edo

            Filo, forse c’è stato un errore di battitura: “Il principio di responsabilità a cui facevo riferimento io non era vivo nel paese delle meraviglie e non so cosa succede se faccio sesso”. Non lo sai veramente?

            Ma cara Filo, dicendo questo “Questo però non significa che mi posso arrogare la presunzione di dire agli altri cosa devono fare o pretendere che tutti siano iperesponsabili” è come se mi avessi detto: “vai in macchina, investi pure qualcuno, tanto mica posso arrogarmi la presunzione di dirti cosa devi fare o pretendere che tu sia iperresponsabile”. Un comportamento da cittadina modello e da donna intelligente, complimenti.
            Vabbè, ti riformulo la domanda, anche se ti facevo più intelligente: se una donna, NON tua madre, così puoi rispondere, interrompe volontariamente la gravidanza, a una, due, tre, venti settimane dal concepimento, suo figlio vedrà la luce? No, non la vedrà e tu questo come lo chiami?
            Non hai risposto alla mia terza domanda, facile facile: quand’è che tu sei diventata una persona con gli stessi diritti di tua madre? Su su, voglio il giorno preciso.

          6. filomena

            Cerco di chiarire meglio il principio di responsabilità. Io credo che ci sia una responsabilità “di mezzi non di risultato”. Questo significa praticamente che ho la responsabilità di fare quanto è nelle mie possibilità per pianificare se e quando restare incinta. Non ritengo però di dover pagare le conseguenze se dopo aver fatto tutto quello che era nelle mie possibilità fare, le cose dovessero prendere una piega diversa da quella prevista. In altre parole non posso rispondere di qualcosa che non ho voluto e che anzi ho cercato di evitare. E non dirmi che avrei dovuto saperlo prima di avere rapporti perché questo è parte del rapporto affettivo di coppia che diversamente come accennava sopra Vincenzo, diventerebbe un rapporto assolutamente frustrante per entrambi i partners.
            Rispetto al resto, se vuoi avere risposte intelligenti, devi fare domande intelligenti. Comunque malgrado l’evidenza delle tue inutili domande cerco di dare una qualche risposta sensata. I diritti civili legati al concetto di persona ( vedi codice civile: l’essere umano nato vivo) si acquisiscono alla nascita, tranne in un unico caso circoscritto alla possibilità del nascituro di ereditare.
            Ci sono altre domandone che intende i pormi? Quella su mia madre che avrebbe potuto interrompermi la considero un insulto sia alla mia che alla tua intelligenza e poi ti ho già risposto.

          7. Edo

            Ah Filo, mi son accorto che non hai risposto neppure alla mia prima domanda. Te la riformulo, così magari avrò una risposta: se vai a letto (anche usando anticoncezionali) metti in conto che possa nascere un bambino e, se il bambino viene concepito, ne “paghi” le conseguenze, no?

  6. francesco taddei

    “stabilizzazione dell’organico”….cioè più spesa pubblica per statali che non serviranno e più tasse per tutti!
    e poi l’italia del miracolo economico l’hanno fatta quelli battezzati! ma stai tranquillo che con tutti gli immigrati che napolitano e il pd ci manda senza ritegno i battezzati si estingueranno.

    1. filomena

      Essere italiani non significa necessariamente essere battezzati, come pure ci sono molti stranieri provenienti dall’est che sono più osservanti dei cattolici italiani. Tutti però contribuiscono alla ricchezza del Paese.

      1. francesco taddei

        visto che ce ne sono dall’est di molto più osservanti degli italiani, meglio far venire loro (e mandarli via se delinquono) e aiutare gli africani in casa loro. come? bè anglofrancesi e americani hanno militari in libia, potrebbero allestire centri di soccorso. invece siccome siamo la loro servitù (grazie al compagno re giorgio) ce li prendiamo tutti noi.

    2. Menelik

      …mi sa tanto che i battezzati aumenteranno, invece, in particolare tra gli extracomunitari.
      La gran parte di chi viene dall’est europeo è ortodosso, praticamente sono come noi.
      Molti di quelli che vengono dall’Africa sono anch’essi cattolici.
      Chi “abbassa” il numero dei cristiani, sono gli Occidentali.
      Ma si stanno costruendo la loro croce, non preoccupatevi.
      Tempo al tempo, le trappole scattano quando hanno raggiunto maturità.

  7. Shiva101

    Da SEMPRE la natalita in Italia è bassa ..
    basta con questa storia dei figli , volete solo prendervi piu bamabini possibili da battezzare.

    Pensate a essere persone oneste piuttosto.

    1. michele

      Comincia tu a pensare alla tua onestà.

    2. Orazio Pecci

      “Da sempre” quanto è lungo, secondo lei? Provi a leggersi qualche studio di demografia storica prima di aprir bocca e strombazzare scempiaggini.
      In ogni caso, visto il suo grave caso di “cupio dissolvi” è inutile suggerirle che ci siano motivazioni morali o di semplice considerazione per i più deboli a dettare l’opportunità di abrogare quella legge. Potrebbe esserle utile sapere che tener su l’ambaram della 194 ha costi altissimi per il Servizio Sanitario Nazionale?

    3. Menelik

      I casi sono due:
      o stai scherzando e sei pienamente cosciente di scrivere cazzate, o sei proprio nato ieri.
      Tu lo sai che fino agli anni 50 la gran parte della popolazione italiana era composta di contadini, campagnoli, agricoli, zappaterra e spaccalegna?
      Lo sai cos’è un podere, negli anni 30 le chiamavano “case coloniche”, in alt’Italia i “casoni”?
      Le case dove stavano i contadini, all’epoca la maggioranza della popolazione italiana, da nord a sud, centro compreso.
      Bene, nei poderi abitava uno o più famiglie, assai spesso imparentate tra loro, con una valanga di bambini, ogni famiglia ne aveva 3/4 e anche più. Chi ne aveva solo due, ne aveva pochi.
      Il podere dove abito io, fino alla II guerra, alloggiava 3 famiglie, scese a 2 negli anni 60.
      Fino a metà anni 70 c’erano 7 bambini, i cugini di mia moglie.
      Adesso ci siamo solo noi.
      Guarda che famiglie di contadini con 5/6 figli erano normale amministrazione.
      E’ anche per quello che le proprietà rurali in Italia sono molto frantumate e di ettaraggio tra il piccolo ed il medio.
      Di storia sociologica dell’Italia, senza offesa, ma non sai un cavolo.

  8. leo aletti

    Belle analisi, ma non si entra nella causa della denatalità, si spera nella immigrazione. E’ l’aborto, legge 194\78, che causa questa e altre povertà. Questa legge va abolita.

    1. filomena

      Ti ricordo solo che prima del 78 si praticavano aborti in misura ancora maggiore e se guardi il trend da quando c’è la legge 194 ad oggi il numero di aborti è costantemente in calo. Lo sarebbe ancor di più se non fosse per le donne straniere.
      La 194 non centra nulla anche perché il calo delle nascite risale a dopo gli anni 60 (cioè dopo il baby boom) ben prima dell’introduzione della legge che consente l’interruzione volontaria di gravidanza. La tua dunque è una affermazione ideologica e infondata statisticamente.

      1. EquesFidus

        Anche la tua: infatti prima della 194 non è possibile stabilire quanti fossero gli aborti perché, appunto, clandestini. Durante la campagna per la promulgazione di quella legge nel ’78 i Radicali tirarono fuori la stima di 1 milione di aborti clandestini annui, cosa assolutamente assurda e fuori dal mondo: nel ’78 la popolazione italiana era composta da 56063271 individui; supponendo che il 55% di questi fossero donne (purtroppo non ho trovato le cifre esatte) si parla di 30834799 circa individui di sesso femminile (e questa è una stima piuttosto per eccesso, peraltro). Se ci fossero stati 1 milioni di aborti clandestini l’anno vorrebbe dire che almeno una donna su 30,83 avrebbe abortito, quindi il 3,24 % del totale: una cifra enorme ed inaudita, come pure enorme ed inaudita era la cifra sparata nel 1971 per la prima campagna abortista di 2-3 milioni di aborti clandestini annui. Ma torniamo al ’78: se davvero le cose fossero state così le donne italiane in età fertile avrebbero dovuto abortire almeno 2,8 volte nel corso della loro vita. Ma sarebbe stato comunque assurdo anche se si fosse parlato di 500000 aborti annui, per dire. Poi c’era anche la fandonia dell’aborto clandestino provocante 25000 vittime l’anno: nel 1978 ci furono soltanto 15116 decessi di donne tra i 15 e i 45 anni, e solo 409 dovuti al parto. Di questi al massimo poche decine erano collegabili all’aborto clandestino. 25000 morti annui per il sesso femminile non dovute alla vecchiaia non c’erano nel 1978 per altri motivi, figuriamoci per l’aborto clandestino. Anche che dopo l’approvazione della 194/78 ci fu una diminuzione degli aborti è una balla: negli ultimi 7 mesi del 1978 (cioè dall’approvazione della 194) furono abortiti 68000 bambini, contro i 187.752 del 1979, i 220.263 dell’80, i 224.377 dell’81 e i 234.377 dell’82. Successivamente il numero di aborti avvenuti in ambito ospedaliero non è diminuito per cause correlate alla 194, ma per altre cause, come l’uso di pillole abortive, la maggior consapevolezza del dramma dell’aborto e la diminuzione del tasso di fertilità delle donne italiane. Anche la balla che l’aborto sia necessario per la salute delle donne è, appunto, una fandonia: lo dimostra la minore mortalità femminile nei Paesi in cui l’aborto è vietato o fortemente ristretto, come in Irlanda o Argentina. Se poi a questo aggiungiamo il fatto che l’aborto si sta sempre più dimostrando parte della clamorosa deriva eugenetica che la nostra società sta prendendo, si capisce che ci sono diverse ottime motivazioni per esserne contro, anche senza tirare in ballo la religione.

        1. Nino

          @EquesFidus: allora, senza tirare in ballo la religione (e quindi solo ragionando in termini “laici”) tu aboliresti la legge 194?

          1. EquesFidus

            Certo, viste tutte le derive e le implicazioni, oltre al fatto che è una legge basata sul nulla.

          2. Nino

            quindi tu sei d’accordo sul tornare allo status quo di prima della legge, quando una donna che si trovasse involontariamente in “stato interessante” aveva tre possibilità:

            – portare comunque a termine la gravidanza (con tutte le conseguenze del caso)

            – andare in francia o in svizzera dove la interruzione volontaria di gravidanza è legale

            – ricorrere alla classica “mammana” con il rischio di rimetterci la pelle o di diventare sterile

          3. EquesFidus

            Sì, sono d’accordo. Anche perché i tuoi tre punti, da bravo pro-death, sono fallaci:

            1) Nessuno obbliga una donna a tenere un bambino non voluto, dal momento che esiste anche la possibilità dell’adozione e del parto nell’anonimato. Inoltre, è stato dimostrato che, col procedere della gravidanza e con le nuove tecniche quali l’ecografia in 4-D, molte donne cambiano idea e si rifiutano di abortire o di dare via il nascituro.
            2) Il fatto che all’estero una determinata cosa sia legale non la rende giusta: anche oggi esistono negli ordinamenti di altri Stati (europei e non) leggi che consentono comportamenti vietati in Italia (tipo eutanasia, droghe libere, uteri in affitto, aborto post 3° mese, pena capitale, suicidio assistito e così via),a cui tendenzialmente potrei ricorrere per eludere la legislazione italiana. Inoltre, proprio l’esistenza di Paesi come Malta, Irlanda del Sud e Argentina dimostra come questo ragionamento sia fallace, dal momento che ben poche donne si rivolgono ai Paesi limitrofi per abortire
            3) Il rischio di rimetterci la pelle o di diventare sterile rimane anche nell’aborto in struttura ospedaliera (o, peggio ancora, tramite pillola abortiva come la RU-486), solo che se ne parla molto meno. Inoltre, in ogni aborto c’è almeno una componente che muore quasi sempre: il bambino.

            Queste fallacie sono pari al voler dire che, siccome in Italia avvengono molti furti in appartamento, allora bisogna legalizzarlo per concedere ai ladri la possibilità di svaligiare impunemente e senza il rischio di beccarsi una pallottola dalla polizia o dai proprietari di casa. L’unico modo per combattere atteggiamenti criminali o dannosi (penso anche all’abuso di alcool, per esempio) non è concedere tutto, bensì educare e punire severamente i responsabili. Per esempio, la lotta all’aborto dovrebbe essere condotta su un triplice fronte: da un lato punendo chi procura aborti, dall’altro educando i giovani ad una procreazione responsabile (che non significa incoraggiare l’uso di pillole e preservativi, tutt’altro: mettere in guardia che questi metodi non sono efficaci al 100%, che la sessualità non ha bisogno della genitalità, che si può amare senza doversi togliere i vestiti e che la castità è l’unico metodo “contraccettivo” efficace realmente al 100%) e dall’atro ancora incentivando le adozioni e i sussidi alle madri single o povere.

          4. filomena

            Rispetto al primo punto non prendi in considerazione il fatto che alcune donne più che non voler tenere il bambino, non vogliono portare avanti la gravidanza per motivi che né io né lei siamo tenuti a giudicare, quindi le soluzioni che propone non sono percorribili.
            Rispetto al secondo punto altre leggi come per esempio la 40 hanno dimostrato che le donne italiane non si scoraggiano di fronte a divieti ritenuti inaccettabili e vanno in Paesi vicini dove questi divieti non ci sono. In Spagna ci sono cliniche specializzate nel venire incontro alle richieste degli italiani penalizzati dalla legge 40.
            Rispetto al terzo punto non è pensabile che un aborto in struttura protetta sia rischioso quanto quello eseguito da una mammana o su un tavolo da cucina.
            Infine non è accettabile che si proponga come soluzione educare i ragazzi a frustrare un bisogno fisiologico oltre che affettivo con l’astinenza. Conoscere intimamente una persona nell’ambito di un rapporto di coppia è anche avere rapporti sessuali e questo inoltre contribuisce a far capire se c’è una sintonia tale da determinare un rapporto duraturo.

          5. EquesFidus

            Tanto per cominciare, il diritto all’autodeterminazione non esiste: esistono delle leggi che, de facto, limitano questo presunto diritto. Nessuno può andare in motorino senza casco o uccidere il proprio vicino, o meglio può farlo ma poi deve assumersi le proprie responsabilità dinanzi alla legge (ed, in ultima istanza, alla società). Quindi, le motivazioni per cui una donna decide di abortire sono irrilevanti nella misura in cui compie questa azione: la donna, infatti, se può disporre del proprio corpo non può disporre di quello di un’altra vita, cioè dell’embrione che temporaneamente cresce in lei. Pertanto, l’unico obiettivo della legge dovrebbe essere quello di rimuovere i motivi che potrebbero indurre una donna ad abortire, non promuovere ciò o, peggio ancora, riconoscerlo come un “diritto” (falsità, questa, di cui si sente fin troppo parlare ma che è soltanto una menzogna dal momento che nessun istituto di diritto internazionale ha riconosciuto l’aborto come diritto).
            Poi, il secondo punto è irrilevante: il fatto che alcune donne (e uomini, ovviamente) eludano la legge andando all’estero non da loro merito, anzi per quanto mi riguarda andrebbero puniti. Resta il fatto che in Paesi dove l’aborto è proibito o strettamente limitato, come in Cile, Irlanda e Polonia poche donne vanno all’estero ad abortire ed il livello generale di salute (fisica ma anche psichica, fin troppo sottovalutata in questo genere di discorsi) è migliore.
            Infine, dire che educare i ragazzi all’affettività ed alla castità vuol dire non sapere niente né di cosa sia quest’ultima né aver capito il mio discorso, cioè che l’aborto non si può ridurre con pillole e preservativi (anzi, è stato dimostrato un aumento degli aborti compatibile con un aumento della contraccezione dal momento che si toglie il senso di responsabilità) ma soltanto con una reale e realistica politica di educazione affettiva (presente il successo in Uganda contro l’AIDS, basato sull’uso dell’ABC modificato: Abstinence, Be Faithful, Chastity?). Questa continua sessuomania, per cui bisogna conoscere il partner per come è a letto e non per come è dentro, è all’origine di molti problemi del mondo postcristiano, non solo dell’aborto ma anche del divorzio per esempio. In effetti, se uno deve stare con qualcuno a determinate condizioni (“non deve russare”, “dobbiamo fare il kamasutra per bene” ecc…) allora è meglio non stare con nessuno e darsi al libertinaggio sfrenato; però poi non ci si lamenti delle conseguenze e che esiste chi vorrebbe impedirle.

          6. Gabriele

            Inoltre è bene finirla lì con l’ideologia della liberazione sessuale: è una porcata a tutti gli effetti, è data solo dall’istinto e produce lacerazioni e frustrazione, in quanto non permette di vivere appieno l’amore con la propria donna o il proprio uomo. Non lo permette, perchè è come dire che la macchina serve solo per andare veloci: questo è una tristezza, perchè la macchina serve anche per fare viaggi, quindi per elevare la propria cultura e la propria conoscenza del mondo, magari conoscendo tante persone. Ecco, la liberazione sessuale dice che il sesso è il metro di giudizio per la costruzione di una storia d’amore, che ne è il fine. Ma così non è, perchè l’Amore è cioè che dà senso alla vita, e non necessita di qualcosa che gli dia senso: è solo l’ennesima bufala consumistica, che ci porta a vivere solo ed esclusivamente per soddisfare i propri bisogni, e a ridurci a bestie. L’Amore non serve per stare bene, l’amore serve per vivere! E un rapporto fra uomo e donna è fatto per raggiungere le più alte vette dell’amore, quello dell’unione totale e perenne, contro ogni sventura, oltre ogni speranza. Fidatevi, la liberazione sessuale non è altro che un giogo, una tomba, una fogna dove è finita l’umanità in cerca di libertà: io ve lo dico, per esperienza, l’esperienza di un giovane cresciuto con questa ideologia perchè gli è stata appioppata dalla società intera, e dietro cui è corso come un ebete, che si è svegliato, per fortuna, e, guardandosi indietro, ha visto quante cose si è perso in questa corsa! Davvero, per la vostra felicità, sappiatelo: state sbagliando!

          7. filomena

            Il principio di autodeterminazione viene limitato dalle leggi: giusto, in Italia la legge 194 consente alla donna di abortire senza dover definire esattamente il motivo per cui lo fa ma genericamente nel primo trimestre di gravidanza, quando vi è pericolo per la salute psichica fisica e sociale della gestante. La donna di fatto quindi viene autorizzata dalla legge a disporre dell’embrione oltre che del proprio corpo. per quanto riguarda l’aspetto della prevenzione dell’aborto, non consiste nel convincere la donna a non abortire ma nell’evitare gravidanze indesiderate e quindi di trovarsi in situazioni che potenzialmente non è in grado di affrontare pena la sua salute.
            Infine io non ho detto che non bisogna conoscere il partner per come è dentro, ci mancherebbe questo è fondamentale ma parte di questa conoscenza intima è anche come vivere praticamente la sessualità.
            poi è vero che non ci sono ricette preconfezionate per far funzionare un rapporto, men che meno unicamente la sintonia sessuale. Nessuno è sessuomane ma neppure sessuofobo al punto di indicare l’astinenza. E’ vero poi che i contraccettivi non sono infallibili ma non usarli rispettando il bisogno a una sana sessualità si rischia ancora di più a trovarsi in situazioni non volute e pianificate. Vede oltre alla contraccezione, la prevenzione nell’ambito dei principi della 194, tratta proprio della pianificazione alla genitorialità che è la vera soluzione al problema di ridurre quanto possibile gli aborti. I figli non nascono sotto ai cavoli e nemmeno piovono dal cielo, siamo noi che li facciamo quindi quanto più un figlio è voluto e pianificato tanto più sarà un figlio amato ancora prima di nascere. La maternità responsabile dunque è questo: essere nelle condizioni anche psicosociali oltre che fisiche ed affettive adatte ad accogliere un figlio prima di tutto voluto e pianificato. Il semplice fatto di mettere al mondo figli solo perché sono capitati è un gesto incosciente sia nei confronti di quest’ultimi che nei confronti di se stessi.

          8. EquesFidus

            Tanto per cominciare, al di là del male oggettivo dell’aborto in sé, la donna può interrompere la gravidanza nei primi 90 giorni solo e soltanto se rispetta le seguenti condizioni: “comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito” (art. 3), quindi non in ogni caso e deve dare spiegazioni. Il fatto che oggi sia possibile abortire sempre e comunque nei primi novanta giorni è dovuto all’ennesima non applicazione di questa legge, non applicazione che parte già dall’articolo 1 della stessa. Dopo i 90 giorni sottostanno le seguenti condizioni: “a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna; b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della
            donna.” (art. 6). E’ chiaro inoltre l’intento eugenetico di questa legge, dal momento che “rilevante” può essere qualsiasi cosa, incluso una deformità perfettamente curabile. Poi, al punto d dell’articolo 2 sta scritto “contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza.”, ovverosia i consultori istituiti per legge devono proprio cercare di offrire alternative alla donna per non abortire, altro che pianificazione. Anche questo, è inutile dirlo, ennesimo punto mai abrogato ma scarsamente applicato.
            Per quanto riguarda invece l’ideologia che cerca di scardinare la castità, vista come una “repressione” e non come l’esercizio di una virtù che può portare stabilità e felicità in un matrimonio,L consiglio questo articolo:http://pss.sagepub.com/content/early/2012/09/25/0956797612442550 . La Sua posizione, purtroppo, è tipicamente ideologica, e si basa sul sessocentrismo post-68ino, per cui il metro di giudizio è la soddisfazione sessuale (o, perlomeno, questo è uno dei criteri).
            Infine, io trovo che i figli siano sempre doni, che siano voluti o meno; trattarli (quando “non voluti”) come scarti o, peggio ancora, come oggetti da avere a tutti costi per una propria realizzazione e non per amore degli stessi (la pianificazione esasperata mediante aborti e contraccezione va proprio in tal senso) indica soltanto egoismo e va a colpire proprio i più piccoli.

          9. LawFirstpope

            Ammiro la tua immensa pazienza, Eques.

          10. EquesFidus

            Grazie Law, è il Signore che me la dà (e meno male che è la pazienza e non la forza 😉 ).

          11. Vincenzo

            È la prima volta che commento. Onde evitare confusione, ciò che segue è in risposta al commento di EquesFidus del 5 giugno 18:28.

            Signor EquesFidus, potrebbe gentilmente spiegarmi perché vivere liberamente la propria sessualità faccia parte di un’ideologia, mentre la castità no?
            Lei e il signor Gabriele avete portato alle estreme conseguenza le parole di Filomena. Conoscere intimamente il proprio partner e vivere insieme la sessualità non significa “sfrenato libertinaggio” o “sessuomania”. Ritengo che provare un’attrazione fisica verso il proprio partner sia una cosa naturale. Pertanto, dov’è l’ideologia? Non capisco perché la pulsione sessuale – sana, s’intende – debba essere repressa, né perché debba esser vista come immorale. Il sesso non è da considerarsi – almeno per me – tra quei parametri con cui si giudica il proprio partner; il sesso è, però, parte integrante del nostro essere e, come il resto, va condiviso in amore.
            Se dopo 3-4 mesi, o anche dopo qualche settimana, si follemente innamorati, per quale motivo bisogna reprimere – non riesco a trovare un verbo meno violento – il desiderio di conoscersi intimamente? Magari aspettando la prima notte di nozze…
            Non c’è niente di naturale nella castità, è una mortificazione della carne che “produce lacerazione e frustrazione”. Si nega la realtà in virtù di un obiettivo ideologico: questa, per me, è un’ideologia.

            Per noi uomini, il sesso non è semplicemente un meccanismo messo in atto dalla natura per la riproduzione. È uno dei tanti modi che abbiamo per esprimerci, e quindi per farci conoscere. L’amore è ANCHE – per favore leggete bene, non vorrei esser preso per “sessuomane” – sesso.

            Per favore, signor Giovanni, non mi risponda che tutto ciò è una “porcata”, data solo dall’istinto, che soddisfa solo i bisogni – conoscere non è un bisogno? – perché non ho detto questo. Il mio discorso, così come quello di Filomena, non considera chi vive SOLO di sesso. Non stiamo parlando di queste persone che, checché se ne dica, ci sono sempre state, prima e dopo il ’68.

            Perdonate il parziale off-topic.

          12. Vincenzo

            Dimenticavo: potrebbe anche spiegarmi la pertinenza dell’articolo linkato?
            Lo studio mette a confronto la vita affettiva di diversi individui in relazione all’età in cui hanno avuto il loro primo rapporto sessuale, ossia in relazione al tempo avuto a disposizione per maturare una consapevolezza sessuale. Ci risiamo: libertà sessuale = immaturità = rapporti sessuali precoci?
            L’educazione sessuale è necessaria, sempre e comunque. Se poi per educazione sessuale lei intende “si può amare anche vestiti” – chi lo ha negato? -, è un altro paio di maniche…

          13. EquesFidus

            Infatti di suo c’entra poco, solo che un tale ha proclamato che l’aborto è la causa della denatalità in Italia (certamente ne è una delle cause, ma non unica e sono più propenso a ritenere che sia una conseguenza dell’irresponsabilità e della banalizzazione dell’atto sessuale, ma su questo tornerò a breve), i soliti noti hanno cominciato a dire che non è vero e che è un diritto ed io ho risposto.
            Per il resto, noto che anzitutto si confonde la sessualità con la genitalità (in cui rientra l’uso delle parti anatomiche genitali, da parte di una o di entrambe le parti, quindi inclusa la masturbazione e vari “giochini” che non prevedono la penetrazione effettiva). Che la sessualità (cioè l’esser maschio o femmina e relazionarsi coll’altro in base a questi tratti) e l’affettività (cioè instaurare con l’altro un rapporto basato sui sentimenti, quali l’amore per esempio) siano fondamentali per le relazioni tra esseri umani non ci piove, e infatti la Chiesa questo chiede: una corretta educazione alla sessualità ed alla sessualità. Che vuol dire non essere né sessuomani (perché la genitalità non è il centro di un rapporto, anzi non è neppure un corollario dello stesso e lo studio che ho linkato, ma anche il semplice buonsenso, lo dimostrano) né sessuofobi (posizione mai sostenuta dalla Chiesa e dal buonsenso, anzi proprio dal momento che si tratta di una cosa intrinsecamente destinata alla procreazione è importantissima), bensì contestualizzare il sesso nella sua dimensione sponsale (ovverosia di istituto naturale, non necessariamente sacramentale). Purtroppo, l’avanzare pretese nei confronti del partner e la genitalità vista come necessaria alla vita affettiva e sessuale (quando piuttosto è il contrario) è tipico della mancanza di responsabilità e dell’ideologia pansessualista post-68ina imperante, per cui concetti come la castità (che altro non è che l’attesa per il totale dono di sé) e la modestia sono frustranti, castranti se non peggio. Questa è la verità: è la mancanza di continenza, di modestia e di castità una conseguenza ed una causa della crisi antropologica attuale, non certo il contrario. A tal proposito, consiglio i vedere questo video: sebbene divulgativo questo filmato raffigura chiaramente i motivi laici per essere contrari a questi atteggiamenti: http://www.youtube.com/watch?v=o34t3tdWrFo .

          14. Filomena

            Condivido a pieno la tesi di Vincenzo e a titolo personale faccio presente che se la castità è da intendere come la intende EquesFidus, allora ben venga la presunta rivoluzione antrologica post sessantottina e amen, sempre meglio che questo regime moralistico da inquisizione.

          15. Vincenzo

            Sono molto giovane. Non avverto, almeno per il momento, “la crisi antropologica” della società odierna. L’irresponsabilità e la banalizzazione dell’atto sessuale dipendono in primo luogo da una mancata educazione sessuale, che dovrebbe fornire i giusti strumenti per filtrare e giudicare le immagine di una società più o meno “libertina” e di una mente travolta da un’ondata di ormoni.
            Definisco educazione sessuale: introduzione alla sessualità e alla genitalità. È necessario che l’adolescente comprenda cosa stia avvenendo al suo corpo e cosa comporti dare ascolto a queste nuove sensazioni – non giudicare le conseguenze, bensì esporle. Spetta solamente all’adolescente dare un significato “personale” alla parola sesso. Quando Lei dice “la castità altro non è che l’attesa per il totale dono di sé”, sta dando un significato profondo, bellissimo, per alcuni forse incomprensibile, ma “personale”. Chi non dà lo stesso significato non può essere additato come metastasi di un presunto tumore sociale. Specialmente quando l’accusa utilizza una logica fallace. I due relatori del video commettono l’errore di generalizzare sulla base di una realtà parziale: in una relazione che non porterà al matrimonio l’uomo tende a volere solo il sesso, la donna l’amore, e quindi per far felice l’uomo e avere l’amore, anche il sesso. E il tutto viene presentato quasi con validità scientifica – “… avrà avuto il padre assente…”. Fanta-psicologia. Io mi chiedo, non è più semplice e “reale” pensare che, così come ci sono persone sessuomane o caste, ci sono persone che vivono e basta? Persone che vivono una relazione sentimentale e sessuale senza chiedersi se durerà o no – e non perché hanno in testa solo il sesso, bensì perché reputano che per quella particolare relazione ne valga la pena?

            Ritengo che il problema sia uno: “l’ideologia pansessualista” e, per esempio, la Chiesa concepiscono differentemente la dimensione sessuale. La prima distingue una dimensione “genitale” e una dimensione riproduttiva; la seconda no – si pensi alle parole di san Tommaso. Nessuna delle due può, però, ergersi a Verità e giudicare l’altra – il pensiero unidirezionale non è tipico dei regimi ideologici?

            Dire che l’aborto è la causa della denatalità in Italia è a dir poco ridicolo. Un po’ come dire che il riscaldamento globale è dovuto ai fiammiferi.
            Io vedo la causa della denatalità nella banalizzazione del frutto dell’atto riproduttivo. Le difficoltà che la società oppone alle giovani coppie – solide affettivamente e economicamente – generano l’idea che un figlio sia un ostacolo. L’aborto non banalizza il significato di figlio, se spiegato in modo opportuno. L’aborto è un dramma per la donna, che si sente costretta a scegliere tra lei e il figlio. La vita dell’embrione è strettamente legata a quella della madre; ecco perché non ha molto senso rivendicare i diritti dell’embrione come se fosse già una persona – quando di fatto non è senza la madre. È solo un atto di violenza contro la donna.

            Nel video si dice alle ragazze – e i ragazzi? – di essere modeste. A parte i soliti trogloditi, non tutti i ragazzi hanno difficoltà a tenere i pantaloni abbottonati e a parlare con una ragazza vestita in modo succinto – entro certi limiti, ovvio.
            Concludo con due commenti schietti sulla modestia: 1) una maglia scollata o una minigonna sono tentazioni? Chi è che pensa solo al sesso, eh? 2) Perché i ragazzi non dovrebbero fare attenzione nel vestirsi così come le ragazze? Anche loro possono tentare, no?

        2. filomena

          Le stime degli aborti clandestini prima dell’introduzione della 194 non sono ovviamente ufficiali, quindi aprire una discussione sui numeri esatti è aleatorio. In ogni caso è verosimile che il numero fosse elevato se non altro rispetto al fato empirico riportato più meno dalle mamme e dalle non ne di ognuno di noi le quali quasi tutte almeno una volta in età fertile hanno abortito spesso su un tavolo da vicina per mano di medici che dopo il 78 quando non potevano più guadagnare con questa attività si sono dichiarati obiettori di coscienza.
          I dati dal 78 in poi invece sono ufficiali e quelli preliminari riferiti al 2012 e definitivi del 2011 sono stati trasmessi in Parlamento con la relazione annuale sull’attuazione della 194. Dai dati emerge che si conferma il trend degli anni precedenti e cioè una diminuzione degli aborti secondo tutti gli indicatori. Nel 2012 sono state effettuate 105.968 ivg con un calo del 4,9% rispetto al 2011 e un decremento del 54,9% rispetto al 1982 anno con il numero più elevato di ivg. Il tasso di abortivitá (numero di ivg per 1000 donne in età fertile), l’indicatore più accurato per valutare la tendenza, nel 2012 è risultato pari a 7,8 per mille con decrementi simili al dato generale. Dal 1983 infatti è diminuito in tutti i gruppi di età, ma do più in quelli centrali. Tra le minorenni, mel 2011 è risultato pari a 4,5 per mille. Rimane elevato nelle donne straniere (un terzo delle ivg totali) ed è un dato stabile dopo un aumento negli anni passati.
          Più in generale le donne italiane studiano di più, hanno una vita sociale più intensa e meno falsi pudori: da ragazze è più facile che chiedano consiglio alla madre, fa adulte al medico. Un dato per per tutti per dire quanto l’istruzione sia importante per usare bene la contraccezione e prevenire gravidanze indesiderate: il tasso di abortivitá tra le laureate è del 6 per mille, tra le donne con licenza elementare del 20 per mille

          1. EquesFidus

            La prima parte, oltre ad essere improbabile e scritto malissimo, è offensiva: ma come si fa a dire che quasi tutte le nostre mamme e nonne hanno abortito? Ma stai scherzando o cosa? Oltre all’esperienza interna alla mia famiglia, resta il fatto che nel ’78 solo 409 donne morirono per motivi legati al parto. Di questi mi stupirei se la metà fossero dovuti agli aborti clandestini, che anzi sarebbero dovuti essere molti di più se le cose fossero state come dici tu. Come pure è offensivo l’insinuazione, continuamente messo in atto da voialtri pro-death, che i medici siano obiettori per convenienza. Per il resto, il numero degli aborti è rientrato negli ultimi 5-6 anni al livello di quando fu introdotto (fatte le debite proporzioni), ma questo per altri fattori non concomitanti all’applicazione della 194/78 (che tra l’altro non viene del tutto applicata, anzi fate finta che parti della legge, come quella che impone l’obbligo di garantire per quanto possibile lo svolgimento della gravidanza e di fornire alla donna tutte le alternative possibili), bensì con la diminuzione del rateo di fertilità delle donne italiane, l’introduzione di pillole abortive (non conteggiate dal Parlamento), nonché la sempre maggiore presa di coscienza a livello popolare (checché ne diciate) che l’aborto è un male ed un dramma.

          2. EquesFidus

            Tra l’altro, il numero degli aborti rapportato al numero di nascite (in continuo calo anch’esse) è realmente impressionante: nel 2009 si hanno avuto circa 200 aborti ogni 1000 nascite.

          3. filomena

            Mi scuso se inizialmente ho fatto degli errori di battitira ma vedo che anche scappa anche a te qualche volta. Il dato empirico sulle mamme e sulle non ne almeno per quel che riguarda le persone che conosco ti assicuro che è reale. Poi magari non corrisponde alla tua esperienzaa in premessa ho detto che dati ufficiali generalizzabili non ne esistono, quindi la mia esperienza vale la tua e non è affatto offensiva, casomai ipotetica e quindi non certa. Lo stesso vale per i medici obiettori.
            Rispetto ai dati ufficiali, i numeri sono numeri e il tasso di aborti vita che ho citato è uno degli indicatori più attendibili. Poi si può dire che l’aborto è un male assoluto ma questo attiene alla morale individuale e con i numeri e il raggiungimento degli obiettivi della 194 non centra nulla. Infine come ho scritto e motivato sotto la denatalità ha altre cause che esulano dalla 194 e non sono correttamente da mettere in relazione alla legge.

          4. filomena

            Continuo a fare errori di battitura sulla tastiera del cellulare che è piccola. Spero che si capisca quello che ho scritto.

          5. EquesFidus

            E’ vero, anch’io commetto errori di battitura a causa della mia scarsa vista e dello spazio che certamente è piccolo.
            Che la denatalità abbia altre cause rispetto all’aborto (o che al massimo siano collaterali a questo) sono ragionevolmente d’accordo, tant’è vero che la diminuzione degli aborti va collocata all’interno della diminuzione della natalità e non il contrario. In soldoni, gli aborti sono diminuiti non grazie alla 194 (che, insisto, in parte criminalmente ed omertosamente non viene applicata già di suo, pertanto oltre all’iniquità di una simile legge si aggiunge quella della sua mancata applicazione che sicuramente porterebbe ad un reale decremento rispetto al totale dei nati vivi) ma a causa di altri fattori. Inoltre,vorrei far notare che l’aborto, in quanto oggetto di legge, non attiene più alla morale individuale ma a quella pubblica, pertanto è un male assoluto in assoluto, non nel privato. Infine, gli obiettivi della 194 per come è applicata non riguardano certo la diminuzione del tasso di aborti ma soltanto l’assunzione di una presunta regolarizzazione delle IGV.

          6. filomena

            Il fatto che l’aborto sia oggetto di legge e quindi attenda alla sfera pubblica non implica affatto, ovviamente l’obbligo di abortire ma solo consente la libera scelta di abortire o meno. Se la morale individuale non permette a una donna di abortire nessuno le vieta di fare quanti figli vuole quindi la 194 pur essendo una legge dello stato rispetta la morale individuale e non potrebbe essere diversamente per ovvi motivi.
            Sulle cause della denatalità indipendenti dall’aborto, in parte mi trova d’accordo come ho già detto tranne per il fatto che la 194 di fatto negli ultimi decenni ha ridotto il tasso di abortività e questo è un dato oggettivo non opinabile.

          7. EquesFidus

            Peccato che la 194/78, per come è applicata oggigiorno, non abbia ridotto un bel niente; la sua tesi non tiene conto che 1) è diminuita la fertilità generale, quindi le probabilità di rimanere incinta; 2) si sono diffuse pillole abortive (inclusa quella del giorno dopo), causanti aborti che chiaramente non vengono conteggiati nelle statistiche ufficiali; 3) la gente è sempre più consapevole del fatto che l’aborto è un omicidio, anche grazie ai consultori ed ai progressi in campo medico (vedasi l’ecografia 4-D di cui sopra, per esempio); 4) la grande quantità di medici obiettori, aumentati di oltre il 17% in più di trent’anni di esistenza della legge.

          8. Filomena

            Il fatto che la fertilità sia diminuita non centra nulla e semmai visto contribuisce ad evitare gravidanze indesiderate contribuendo a raggiungere il vero obiettivo della 194 che è appunto questo non quello di convincere le donne che vogliono abortire a desistere.

          9. EquesFidus

            Ma non dica fesserie per favore: se la fertilità diminuisce diminuiscono il numero delle gravidanze globali, “desiderate” o meno. Pertanto, diminuiscono gli aborti in assoluto ma non in relativo (cosa che è accaduta, peraltro). Inoltre, ci tengo a far notare che questo è solo uno dei quattro fattori complessivi, sebbene certamente influente non è l’unico.
            L’obiettivo della 194/78, da testo della legge, dovrebbe essere quello di non far abortire le donne anche con politiche atte al loro sostegno: negare ciò (come fanno appunto gli abortisti, che fingono che i primi 5 articoli della legge non esistano o esistano solo in parte) significa non conoscere la legge.

          10. cosimo

            Pure l’ISTAT è del Vaticano? Oppure si sono raccontate un sacco di balle per la “causa”?
            «L’aborto clandestino – dicevano – provocava ogni anno in Italia la morte di 25 mila donne. Per questo fu reso legale e assistito» . Il dato era ovviamente falso, dall’Annuario Statistico del 1974 risulta infatti che le donne in età feconda (cioè dai 15 ai 45 anni) decedute nell’anno 1972, cioè prima della legge 194, furono in tutto 15.116. Anche ipotizzando che fossero morte tutte a causa di un aborto clandestino, chiaramente è un’ipotesi assurda, non sarebbero comunque 25.000! In realtà erano 409 le donne morte per gravidanza o parto, certamente molte meno (qualche decina) a causa di aborto clandestino. La conclusione è una sola: «le cifre sparate dalla propaganda abortista (25 mila donne morte) che hanno portato alla legalizzazione dell’aborto erano del tutto infondate. Erano balle. Lo conferma il fatto che dall’entrata in vigore della legge 194 la mortalità delle donne in età feconda, non ha avuto alcuna significativa diminuzione statistica improvvisa, quindi la 194 non ha modificato alcunché».

    2. Nino

      Bella analisi, aboliamo la legge 194/78, così oltre ad avere meno bambini avremo anche meno donne, che analisi perfetta

      1. Zarathustra

        Cioè la gravidanza sarebbe un rischio per la salute della donna?
        Ma non ti rendi conto delle balle che dici?

        1. Filomena

          La gravidanza è oggettivamente un rischio per la salute della donna, in particolare il parto
          Dopodiché si può dire a ragione che comunque è un rischio che in qualche misura è necessario correre visto che non ci sono metodi alternativi,a il rischio rimane.

          1. Zarathustra

            Al di là delle vostre chiacchiere da bar, quante donne hanno rischiato davvero la vita? Numeri.
            Quante donne vedi preoccupate del fatto che ‘rischino la vita’ piuttosto che felici del fatto che nasca loro un figlio? Fin dove arriva la vostra ideologia?

            Guarda, voglio essere generoso: ammettiamo pure che sia come dici tu, in quel caso la medicina ha fallito miseramente, con l’aborto dichiara di non avere trovato un modo per far partorire la donna in probabilità di sopravvivenza accettabili.

            Ma roba da chiodi: il parto, ovvero quello che dà continuità all’umanità, un grave pericolo per l’umanità.

          2. filomena

            In primo luogo non ho detto che il parto è un pericolo per l’umanità ma solo per le donne. Che poi il rischio di mortalità da parto oggi sia basso è vero ma esiste e questo lo dimostrano tutti gli studi fatti. Se hai questa necessità di sapere esattamente la percentuale di mortalità da parto te la posso trovare molto facilmente ma non è questo il punto, anche fosse un solo caso sarebbe comunque un rischio rispetto a non partorire. Poi ripeto quello che ho detto sopra e cioè che in assenza di alternative è necessario correre questo rischio se vogliamo avere figli.

          3. filomena

            Aggiungo che poi il tuo ragionamento ha un vizio di origine in quanto sei disposto (o perlomeno i cattolici) a dire che l’aborto o i contraccettivi sono pericolosi per la salute delle donne e non a metti che anche il parto è pericoloso. Questo perché se il rischio è finalizzato a far nascere un bambino allora va tutto bene si può accettare, se invece il rischio è connesso a decidere quando si vuole un figlio allora il rischio non è più accettabile. In sintesi voi in nome dell’umanità intera decidete per la vita delle donne….anche no

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