Gli studenti di Parigi si svegliano e denunciano la deriva woke di Science Po

Di Mauro Zanon
05 Gennaio 2022
Lettera aperta sul Figaro sulla censura imposta dalla cancel culture: «Lo spirito comunitarista di questa enclave intellettuale fuori dal mondo vuole dettare legge su tutto»

Parigi. Lo scorso aprile, il settimanale parigino L’Express aveva aperto per la prima volta il vaso di Pandora di Sciences Po Paris, il santuario del socialismo francese e superscuola delle élite progressiste, raccontando in un’inchiesta inedita l’irruzione dell’ideologia woke tra le mura dell’istituto di rue Saint-Guillaume dove ha insegnato Enrico Letta, attuale segretario del Partito democratico italiano (era il direttore dell’École d’affaires internationales).

«Il nostro allarme su woke e cancel culture»

A distanza di otto mesi, è un gruppo di studenti a prendere la penna in mano e a denunciare in una lettera aperta sul Figaro il clima di caccia alle streghe che regna negli istituti di scienze politiche francesi contro coloro che si ribellano alla doxa. «Noi, allievi di tutti gli istituti di scienze politiche di Francia, deploriamo la censura, ufficiale e ufficiosa, onnipresente nelle nostre scuole, da parte di alcuni studenti, associazioni e professori, e dell’amministrazione. Inoltre, nel nostro piccolo, vogliamo lanciare un allarme sui pericoli della ‘cancel culture’. Lungi dall’essere un fenomeno puramente anglosassone relegato tra i muri dei campus americani, l’esacerbato spirito comunitarista di questa enclave intellettuale fuori dal mondo vuole dettare legge su tutto».

E ancora: «L’obiettivo, con la presente, non è porsi come vittime, ma allertare i nostri concittadini e i nostri dirigenti sulle derive degli istituti di scienze politiche francesi che, non dimentichiamocelo, sono destinati a formare le nostre future élite intellettuali, politiche ed economiche. Le derive che osserviamo attualmente all’interno delle Sciences Po di Francia si diffonderanno presto dappertutto».

«Chi non si sottomette viene preso di mira»

Sembravano problemi lontani fino a poco tempo fa, deliri d’oltreoceano, e invece, con inquietante rapidità, il wokeism e la cancel culture, complice l’estrema sinistra, stanno penetrando in qualsiasi settore della vita pubblica francese. «Quelli che si ergono ad apprendisti censori saranno domani giornalisti, deputati, scrittori, ‘intellettuali’, professori di università; insomma, avranno il controllo su tutte le strutture del potere, sulle menti», avvertono gli autori della lettera.

Non sono solo gli studenti, i professori e le associazioni “di destra” a essere oggetto di linciaggi, censure e minacce di ogni sorta tra i corridoi degli istituti di scienze politiche francesi, bensì tutti coloro che si rifiutano di genuflettersi al pensiero dominante. «Chiunque si rifiuti di sottomettersi ai dogmi decolonialisti, pro-Lgbt e anti-sessisti viene insultato e preso di mira», si legge nella lettera di protesta.

Il prof. sospeso per islamofobia

Klaus Kinzler, professore con passaporto tedesco di Sciences Po Grenoble, ha provato sulla propria pelle la violenza dei nuovi oscurantisti. A febbraio dello scorso anno, si è permesso di ricordare che la Francia ha delle “origini cristiane” e ha messo in dubbio il concetto di “islamofobia”, un bavaglio utilizzato da certe associazioni musulmane e di estrema sinistra per mettere a tacere tutti coloro che criticano l’islam. Quando è tornato a scuola, ha visto il suo nome e il suo volto sui muri di Sciences Po accanto alla scritta infamante “islamofobo”. Da quel momento in poi, è iniziato il linciaggio, sono arrivate le minacce di morte e anche la scorta per proteggerlo.

Ma non è bastato: a dicembre, la direzione dell’istituto ha deciso di sospenderlo per “islamofobia” e “dichiarazioni diffamatorie”. «Sciences Po Grenoble non è più un istituto di scienze politiche, ma un campus di educazione, o meglio di rieducazione politica. Gli studenti sono indottrinati», ha detto Kinzler in un’intervista all’Opinion, puntando il dito contro la direzione della scuola che lo ha abbandonato.

«Oggi qui, domani nel dibattito pubblico»

La lettera degli studenti pubblicata sul Figaro è rivolta al primo ministro, Jean Castex, ma soprattutto alla ministra dell’Università, Frédérique Vidal, che, lo scorso ottobre, aveva affermato che il problema dell’“islamogoscismo” nelle università era stato risolto e che la “libertà d’opinione” era tornata da quando aveva preso in mano la situazione chiedendo al Cnrs di effettuare un’inchiesta. Leggendo la lettera, ci si rende conto invece che la situazione è persino peggiorata.

«L’atteggiamento settario e estremista delle associazioni di sinistra, pseudo-apolitiche, seguite dalla folla docile delle altre associazioni sportive e culturali, fa regnare un’atmosfera deleteria nella vita studentesca degli istituti di scienze politiche francesi e all’interno delle stesse associazioni, i cui membri refrattari agli ideali progressisti radicali sono rapidamente allontanati», rivelano gli studenti, prima di lanciare un monito: «Oggi, il clima che si è creato nei vari istituti di scienze politiche è mortifero. Ci dirige irrimediabilmente verso la sistematizzazione del discorso progressista e l’annientamento di qualsiasi pensiero contrario. Ora resta imprigionato tra le nostre mura, ma domani sarà diffuso in tutto il dibattito pubblico».

Foto da Wikipedia

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