Ivan Scalfarotto, sottosegretario al ministero delle Riforme costituzionali e rapporti con il parlamento, nonché vicepresidente del Pd e promotore della legge contro l’omofobia, ha inviato ieri all’Ansa e pubblicato sul suo sito una nota per rispondere all’intervista rilasciata a tempi.it dal sottosegretario al ministero dell’Istruzione Gabriele Toccafondi. Le preoccupazioni di Toccafondi a riguardo dei libretti dell’Unar non sembrano però così campate in aria, come insinua Scalfarotto, se anche Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella sua prolusione al Consiglio episcopale permanente in corso a Roma, ha dichiarato: «È la lettura ideologica del “genere” – una vera dittatura – che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni. Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei “campi di rieducazione”, di “indottrinamento”. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati?». Di seguito il testo dell’agenzia di Scalfarotto e quello pubblicato sul suo sito da Toccafondi, investito da altre polemiche.
(ANSA) – ROMA, 24 MAR – “Se avesse letto il testo licenziato dalla Camera, il sottosegretario Toccafondi saprebbe che la legge protegge espressamente il diritto di opinione, che del resto è protetto dall’articolo 21 della Carta fondamentale. La legge serve invece a proteggere la dignità e l’incolumità delle persone Lgbt che vanno garantite come quelle di ogni altro cittadino. Con il concorso ovviamente del nostro governo, come dei governi di tutti i paesi di civiltà giuridica avanzata”. Lo dichiara Ivan Scalfarotto, sottosegretario per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento ricordando che la legge contro l’omofobia “non attenta a nessuno diritto costituzionalmente garantito”.
“Ho letto con interesse le opinioni del sottosegretario Toccafondi a proposito di lotta alla discriminazione nei confronti delle persone Lgbt, quella che lui definisce la ‘promozione’ di alcuni tipi di famiglie. Ebbene, mi piacerebbe spiegargli che qui non c’è proprio nulla da promuovere. Quello che c’è da fare, e che l’Unar fa egregiamente spero in futuro anche con il supporto del Ministero dell’Istruzione, non è altro che un saggio lavoro di educazione che serve ad eliminare l’ignoranza, fonte di tutti i pregiudizi”, sottolinea ancora Scalfarotto.
“Quanto alla partecipazione di Vladimir Luxuria a un’assemblea scolastica – aggiunge – il segretario Toccafondi dice che in questi casi ci sarebbe bisogno di contraddittorio. Questo è un concetto che fa a pugni con il buon senso. Forse che quando invitiamo nelle scuole altre minoranze c’è bisogno di contraddittorio? Toccafondi suggerisce forse di invitare i negazionisti quando si parla di antisemitismo o il Ku Klux Klan quando si parla di razzismo? E, infatti, a questo serve l’Unar: a combattere tutte le discriminazioni, secondo le innumerevoli raccomandazioni di Unione Europea e Consiglio d’Europa sull’argomento”.
“È piuttosto l’Italia ad essere in una posizione pochissimo invidiabile di fanalino d’Europa sul tema dei diritti e delle libertà della persona: parlo di diritti Lgbt, ma penso anche alla vicenda delle carceri e al recente richiamo del Capo dello Stato sul fine vita”, conclude.
La nota di Toccafondi:
«Gli attacchi di Equality Italia e del circolo Mario Mieli, che mi accusano di non sostenere la lotta all’omofobia e alle discriminazioni, sono ridicole quanto offensive. Nell’affrontare questi temi, ho sempre tenuto a sottolineare con forza l’imperativo di contrastare con ogni mezzo qualunque tipo di discriminazione, sia essa basata su motivi di razza, sesso, religione od opinioni politiche. Un conto, però, è lavorare contro le diseguaglianze e le discriminazioni, un conto è nascondersi dietro questi temi per introdurre nelle scuole una sorta di indottrinamento lgbt, in cui si presentano posizioni unilaterali sulla famiglia e la sessualità, senza informare il ministero dell’Istruzione e, cosa ancor più grave, senza informare le famiglie degli alunni. Visto che, come dice l’art. 30 della Costituzione italiana, “è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”. Tacciare di “clericalismo reazionario” chiunque non concordi su impostazioni culturali a senso unico, qualifica il senso di democrazia e di rispetto delle altrui opinioni di chi lancia certi anatemi. L’invito che mi sento di fare è quello di non utilizzare anche la scuola come campo di battaglia ideologico».