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Scaglia e gli altri. I 10 errori giudiziari più clamorosi del 2013

Dieci vicende che coinvolgono personaggi noti e non, con alcuni aspetti in comune: l'insistenza dell'accusa anche davanti a prove di innocenza

Chiara Rizzo
27/12/2013 - 3:00
Interni
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Arresti cautelari seguiti da assoluzioni piene, condanne e scambi di persona, malfunzionamenti della burocrazia. I casi di errori giudiziari sono stati numerosi purtroppo anche in questo 2013, e spesso hanno in comune l’accanirsi dell’accusatore per anni, e malgrado vistose prove di innocenza. Qui una rassegna delle dieci vicende più clamorose del 2013, che coinvolgono personaggi noti e non, che con il loro pesante bilancio lasciano aperta la riflessione sul nostro sistema giustizia.

1. L’AFFAIRE SCAGLIA. Per il clamore suscitato, quello di Silvio Scaglia può essere definito sicuramente il caso giudiziario dell’anno. Scaglia, fondatore di Fastweb, nel 2010 è stato nominato da Forbes “13mo uomo più ricco d’Italia”, con un patrimonio di 1 miliardo di dollari Usa. Il 23 febbraio di quello stesso 2010, è stato arrestato in via cautelare dal Gip di Roma, accusato di associazione a delinquere per evasione fiscale. Si è sempre proclamato innocente, ma è stato ugualmente trasferito a Rebibbia, poi, dopo tre mesi, è stato messo agli arresti domiciliari. È stato scarcerato dopo un anno, il 24 febbraio 2011, ma solo il 17 ottobre del 2013 è stato assolto in primo grado da tutte le accuse, con formula piena.

2. IL MAXI RISARCIMENTO DI GULOTTA. Il 2013 si è aperto con la richiesta di maxi risarcimento più alta mai rivolta allo Stato italiano, 69 milioni di euro. La domanda è stata presentata da Giuseppe Gulotta, protagonista di una kafkiana vicenda. Arrestato quando aveva 19 anni, nel 1976, ha trascorso 22 anni dietro le sbarre, ed è stato condannato in via definitiva nel 1990 per omicidio e strage. Si è sempre proclamato innocente ma solo nel 2012, grazie alla testimonianza di un maresciallo dei carabinieri (che ha ammesso che le accuse contro Gulotta erano state ottenute con la tortura), si è celebrato il processo di revisione: a 36 anni dall’arresto, Gulotta è stato assolto da tutte le accuse con formula piena.

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3. IL CASO D’AMICO. Il 12 aprile è morto, con il suicidio assistito in Svizzera, Pietro D’Amico, ex procuratore generale di Catanzaro. A spingerlo al gesto, sarebbe stata anche la forte depressione che lo accompagnava dal 2007, quando D’Amico è finito coinvolto negli “accertamenti tecnici” di Gioacchino Genchi e in un’indagine condotta dalla procura di Salerno. D’Amico è stato accusato di presunte fughe di notizie sull’inchiesta Poseidone, condotta dall’allora pm Luigi de Magistris. Nel 2011 la stessa procura di Salerno, non trovando alcun riscontro alle accuse, ha ottenuto l’archiviazione per D’Amico, ma il pg, amareggiato, aveva già abbandonato la toga.

4. FALLITO, MA ASSOLTO. Il 20 maggio a Salerno, prima ancora della conclusione del processo, il Tribunale su richiesta della procura ha assolto con formula piena l’imprenditore Lorenzo Maiolica e il padre 81enne Antonio, accusati di lottizzazione abusiva di un terreno industriale. Fino al 2003 i Maiolica sono stati proprietari di un’azienda leader nel territorio, con 30 punti vendita e 300 dipendenti: ma sono stati costretti a dichiarare il fallimento, perché coinvolti nell’indagine e perché in via cautelare la procura ha chiesto due volte il sequestro dei loro terreni, impedendo l’attività produttiva. Per due volte la Cassazione ha annullato i decreti di sequestro, ma ciò non è servito a evitare la bancarotta prima del giudizio di assoluzione dei Maiolica in tribunale.

5. QUATTRO ARRESTI PREVENTIVI. A luglio la corte d’Appello dell’Aquila ha riconosciuto un risarcimento di 55 mila euro per ingiusta detenzione a Antonio Lattanzi, ex assessore all’urbanistica di Martinsicuro (Te). Lattanzi è stato accusato di concussione nel corso di una “tangentopoli” locale, e arrestato in via cautelare nel 2002. Per quattro volte, in 83 giorni, la procura dell’Aquila ha chiesto e ottenuto dal Gip l’arresto cautelare, e per quattro volte il tribunale del Riesame ha annullato le ordinanze, per la mancanza di gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari. Lattanzi in seguito è stato assolto in tutti i gradi di giudizio, fino a quello definitivo, con formula piena.

6. DIECI ANNI IN CARCERE PER SCAMBIO DI PERSONA. A settembre si è aperto a Napoli il processo di revisione di Giovanni De Luise, 32 anni: da dieci anni in carcere, con una condanna definitiva per un omicidio di camorra, per il quale l’uomo si è sempre professato innocente. Solo nel 2013 la Procura di Napoli ha dato parere positivo alla revisione del processo, dopo che un pentito si è autoaccusato dell’omicidio, versione confermata anche da altri due ex camorristi. De Luise era stato scambiato per l’assassino solo perché come lui aveva «la faccia tonda».

7. ERRORE GIUDIZIARIO POST MORTEM. Il 7 ottobre, la Corte d’appello di Perugia ha riconosciuto il risarcimento di 6.800 euro per ingiusta detenzione cautelare a Fabrizio Reali Roscini: l’uomo nel 2007 è stato arrestato per 20 giorni, perché la procura di Perugia lo accusava di essere un anarco-insurrezionalista (i reati erano di banda armata, detenzione di armi e munizioni, danneggiamenti). Si è trattato di un clamoroso errore investigativo e prima della conclusione del processo la stessa procura ha chiesto il proscioglimento per Reali Roscini. L’errore giudiziario è stato riconosciuto, ma Reali Roscini non avrà mai il risarcimento: è morto nel 2010 per problemi di salute, amplificati dalla sofferenza psicologica per l’ingiustizia subìta.

8. INNOCENTE IN CARCERE. Vittorio Luigi Colitti, a 23 anni di Ugento (Le) ha già sulle spalle un drammatico errore giudiziario, e lo scorso 22 novembre ha chiesto un risarcimento da oltre 500 mila euro per 14 mesi di ingiusta detenzione. Colitti è stato accusato, a nemmeno 18 anni, di omicidio, in complicità con il nonno. Si è sempre proclamato innocente ed è stato assolto per ben due gradi di giudizio: l’ultima assoluzione, quella in appello nel 2012, è diventata definitiva. Per i mesi trascorsi ingiustamente carcere ha sviluppato, come ha accertato una perizia medica, «un disturbo post traumatico da stress di grado severo, attualmente in fase cronica».

9. BUFALA GIUDIZIARIA. Il 27 novembre il Giudice per l’udienza preliminare di Roma ha assolto con formula piena Ottavio Stefanini, commerciante di Selci, arrestato in via cautelare per spaccio di stupefacenti. Stefanini è stato riconosciuto innocente dopo 4 giorni in carcere e due mesi agli arresti domiciliari: è stato accusato per l’intercettazione di una telefonata in cui un uomo (in seguito condannato per spaccio) gli chiedeva «una treccia di bufala da 20 euro». La procura aveva pensato ad una frase in codice per indicare una partita di cocaina. Invece Stefanini effettivamente è un commerciante di mozzarelle di bufala, e non ha mai spacciato.

10. ASSOLTO, MA LO STATO GLI CHIEDE IL RISARCIMENTO. Vittorio Raffaele Gallo è un ex impiegato delle poste, ingiustamente accusato di essere stato il basista di una rapina a Roma. Dopo 13 anni di indagini e processi, un arresto in via cautelare e una condanna in primo grado, nel 2011 Gallo è stato assolto per non aver commesso il fatto, con sentenza definitiva, dalla corte d’Appello di Roma. Nel 2012, la stessa corte d’Appello gli ha riconosciuto un risarcimento di 75 mila euro per il drammatico errore giudiziario. Lo scorso 19 settembre la Corte dei conti ha emesso una sentenza con cui intima però all’ex impiegato delle poste di risarcire la rapina (557 mila euro) che non ha mai commesso: la sentenza della Corte dei conti è scattata in automatico dopo la condanna in primo grado, e non è stata mai aggiornata all’assoluzione definitiva.

Tags: carcereerrori giudiziarifallimento
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