In Italia si spendono quasi 4 milioni di euro per via di due norme ormai superate da tempo. E il cui principio di base contrasta con le normative internazionali e con le ultime direttive europee. Si tratta del decreto legge 416/68 sull’“Indennità di rischio da radiazione per i tecnici di radiologia medica” e del 724/94 sul “Congedo ordinario aggiuntivo per i lavoratori esposti a rischio radiologico”, basati sul principio della monetizzazione del rischio. Che è in antitesi a quello dell’abbattimento del rischio, contenuto invece nelle leggi Euratom successive, convertite nei decreti legge 230/95 e 187/00.
Il principio della monetizzazione del rischio è stato superato perché, oltre a rappresentare un costo importante, non riduce i rischi, in questo caso legati all’esposizione a radiazioni ionizzate, a cui sono sottoposti i lavoratori dei reparti di radiologia. Accettarlo, inoltre, ha significato per anni non lavorare sulla riduzione dei rischi. Le norme 416/68 e 724/94 prevedono, infatti, che tali lavoratori abbiano 15 giorni di congedo aggiuntivo all’anno a cui spetta anche un’indennità di 103 euro mensili. Essendo 37 mila i lavoratori di questa classe significa, a livello nazionale, una spesa sanitaria di 3.811 milioni di euro che non serve neppure a proteggere il lavoratore dai rischi radioattivi. Sia l’indennità sia il congedo non diminuiscono il pericolo radioattivo. Spesso poi il personale ottiene congedi anche nel caso in cui non è esposto a un pericolo reale. È il caso di certi infermieri che lavorano solo in sala operatoria. O di radiologi che si occupano esclusivamente di ecografie e/o refertazione. Si può anche ottenere una monetizzazione massima per un rischio minimo. Questo perché a decidere è un esperto che certifica i rischi senza dover seguire alcuno standard preciso: a rischio reale sono solo il 10/15 per cento degli esposti.
Le nuove direttive europee, invece, tengono conto del fatto che oggi esistono programmi di implementazione di radioprotezione che, oltre ad abbattere i costi, minimizzano i rischi. Queste norme parlano proprio delle procedure per ridurli. Nonostante ciò i decreti legge precedenti, che contrastano con quelli di fonte europea, non sono stati modificati. Probabilmente per via delle resistenze sindacali che si sono presentate ogni volta che il problema era stato sollevato. Il risparmio che verrebbe dall’abrogazione delle norme precedenti, però, oltre ad essere enorme potrebbe trasformarsi persino un investimento, sia in nuove tecnologie sia per un piano di sviluppo di macchinari sempre più innovativi.
Ma la radiologia non è l’unico settore su cui si potrebbe risparmiare riducendo gli sprechi inutili. Anche il personale medico anestesista dispone di un congedo di otto giorni come compenso per il rischio di esposizione ai gas anestetici. Che vanno a sommarsi a quelli di ferie ordinarie (dai 30 ai 36 giorni a seconda dell’anzianità di servizio). Il che significa, anche in questo caso, una maggiore spesa nell’assunzione di personale aggiuntivo per la copertura dei turni.