Sanità. Lorenzin rilancia la riforma del Titolo quinto

Di Mariarosaria Marchesano
03 Giugno 2017
Nuova centralità dello Stato nella gestione della cura della salute. Il ministro spiega come bisogna intervenire per ridurre gli squilibri tra le regioni italiane. Quelle inefficienti diventino "osservati speciali"

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“Il nostro servizio sanitario nazionale è tra i migliori al mondo, ma persistono squilibri territoriali che si possono superare solo con l’intervento dello Stato centrale”. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, coglie l’occasione del festival dell’Economia di Trento (1-4 giugno, quest’anno dedicato al tema della “Salute disuguale”) per rilanciare la sua idea di riforma del titolo quinto della costituzione che a partire dal 2001 ha conferito alle Regioni pieni poteri nella gestione della Sanità (“non mi pento di aver lanciato la propaganda durante i referendum, mi pento di non averlo fatto in modo abbastanza deciso”).

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]ARRIVA IL DECRETO PER I VACCINI OBBLIGATORI. Accolta al Teatro sociale di Trento dalla protesta dell’associazione Vaccinare Informati, il ministro non ha fatto una piega rimarcando l’obbligo delle vaccinazioni e annunciando l’arrivo del decreto che disciplina la materia (con tanto di multe per coloro che non si adeguano) per martedì prossimo. Ma, al contrario delle previsioni, il tema dei vaccini è stato dato per acquisito mentre il grosso del dibattito è stato incentrato sulla necessità di superare l’attuale modello organizzativo del settore sanitario italiano anche a costo di modificare la costituzione. La presa di posizione del ministro è sicuramente destinata a far discutere, ma ha già trovato consensi tra studiosi ed esperti nei dibattiti che si sono svolti in altre sessioni del Festival e trova il pieno sostegno del presidente dell’Istituto superiore della Sanità, Walter Ricciardi (qui l’intervista a Tempi) che è anche un attento osservatore dell’evoluzione della spesa del settore sanitario in tutte le regioni. “Già nell’anno successivo all’introduzione della riforma, avvenuta nel 2001, ci si è accorti che non stava in piedi”, ha detto il ministro, “nato per incentivare e rafforzare le autonomie regionali, questo modello organizzativo non ha fatto altro che produrre negli anni una lievitazione del deficit soprattutto nel sud Italia e oggi abbiamo situazioni come Campania, Calabria, Sicilia, Molise e Puglia in cui i cittadini non riescono a ottenere lo stesso livello di servizio di assistenza che in altre regioni”. Una situazione che sta incidendo sulle aspettative di vita dei cittadini che in queste aree è ai livelli dei paesi in via di sviluppo.

IL COMMISSARIAMENTO NON HA FUNZIONATO. Secondo il ministro, i tentativi che sono stati fatti per rimediare non sono stati abbastanza efficaci. “Si è visto anche che con il commissariamento di alcune realtà, c’è stata una riduzione del deficit ma al miglioramento della situazione contabile non è corrisposto un livello di servizio più efficiente. E questo perché i commissari si sono rivelati di fatto dei certificatori, non hanno operatori come gestori”. Come se ne esce? Lorenzin spiega di auspicare un ritorno di potere nelle mani dello Stato con l’obiettivo non di limitare il potere delle Regioni ma di consentire un monitoraggio più incisivo dei servizi di assistenza, anche se il ministro non entra nello specifico di come e quali funzioni potrebbero essere riadattate con l’intervento del potere centrale. La sua è soprattutto un’analisi storica di come sono andate le cose. “Dal 2001 al 2007 abbiano avuto un aumento della spesa sanitaria fuori controllo, con la creazione di situazioni di deficit, poi è arrivata la crisi e sono arrivati tagli per 25 miliardi proprio nel momento in cui nuove scoperte tecnologiche e scientifiche avrebbero imposto maggiori investimenti. Il risultato non è soddisfacente in senso generale perché dappertutto ci sono situazioni da mettere a posto ma in alcune regioni bisogna proprio intervenire con un controllo dentro i processi decisionali. Le Regioni inefficienti devono diventare osservati speciali”, ha detto il ministro. Una delle questioni che sarà affrontata in tempi abbastanza brevi (entro ottobre) è quella relativa alla nomina dei direttori generali delle Asl che vengono scelti dalla politica spesso senza i dovuti criteri di merito e di professionalità e competenza. E proprio la nomina dei direttori delle Asl farà parte di un nuovo Patto per la Salute.

Foto Ansa

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