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Il lento suicidio per droga di San Francisco benedetto dal sindaco liberal

Il problema della città californiana non è il Covid, ma le morti per overdose. I danni di un esperimento medico che aiuta i senzatetto tossicodipendenti a fare uso di droghe all'aperto

Piero Vietti
10/02/2022 - 6:23
Società
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Un senzatetto per le strade di San Francisco
Un senzatetto per le strade di San Francisco nell’aprile 2020 (foto Ansa)

«Siamo in una crisi e dobbiamo rispondere in modo adeguato. Troppe persone stanno morendo in questa città». Con queste parole un mese fa il sindaco di San Francisco, la liberal London Breed, aveva annunciato lo stato di emergenza a Tenderloin, una delle zone della città più colpite dalla piaga della tossicodipendenza.

«Fate un giro a San Francisco»

Ma il problema è ben lontano dall’essere risolto, anzi peggiora di settimana in settimana, come testimoniato dal giornalista Michael Shellenberger, che è entrato nel quartiere e ha testimoniato il «suicidio al rallentatore» di San Francisco, esperimento estremo di antiproibizionismo progressista che ha trasformato la città californiana in una sorta di stanza del buco a cielo aperto. Shellenberger ha raccontato su Common Sense la situazione qualche giorno fa. Presentando il suo reportage, la giornalista del New York Times Nellie Bowles ha sottolineato come «negli ultimi due anni, più di 1.360 persone sono morte per overdose a San Francisco. Più del doppio del numero di morti per Covid».

Ma anche le statistiche sono superate, ormai, gli accampamenti in centro dove i drogati vivono sussidiati dall’amministrazione che fornisce loro anche le dosi «stanno esplodendo». «Tutti a San Francisco dovrebbero fare un giro in centro. Camminare. E non distogliere lo sguardo dalle persone che muoiono lentamente per le strade. I politici che gestiscono la città si affidano al fatto che tu non ti accorga di quello che sta succedendo. Chi si occupa dei senzatetto e delle dipendenze vuole costringere le persone a rinunciare alle strade e ai parchi pubblici. Vogliono prendere i soldi delle nostre tasse e lasciare che i nostri vicini sofferenti muoiano sballati di una morte gentile mentre guardano e la chiamano giustizia. Pensano che le madri che vogliono togliere i loro figli dalle fauci della morte siano sospette. (È conservatore volere che tuo figlio viva, non lo sai?)».

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San Francisco come la “Notte dei morti viventi”

È diventato difficile anche raccontare la situazione, spiega nel suo lungo articolo Shellenberger, la narrazione della moderna città liberal deve continuare a funzionare nonostante la realtà dica tutt’altro. «Quando il sindaco di San Francisco London Breed ha promesso il mese scorso che avrebbe “messo fine a tutte le ‘stronzate’ che stavano distruggendo la nostra città”, tutti hanno tirato un sospiro di sollievo. Negli ultimi dieci anni, la città era diventata simile alla “Notte dei morti viventi”, con il Covid che ha poi accelerato il suo declino. Finalmente qualcuno prometteva di occuparsene. Finalmente avremmo visto la repressione del consumo di droga all’aperto e dello spaccio di droga che sta alimentando un’epidemia di morte al rallentatore nella baia».

«Ho elogiato Breed e l’ho difesa dagli scettici che affermavano che la sua era una promessa vuota. Ho sbagliato ad essere così ingenuo. In questo momento, nel cuore del centro di San Francisco, “le stronzate” di cui ha parlato il sindaco stanno peggiorando di giorno in giorno. La città gestisce un sito di consumo di droga sorvegliato nella piazza delle Nazioni Unite, a pochi isolati dal municipio e dal teatro dell’opera, in flagrante violazione delle leggi statali e federali».

Un posto che non serve a disintossicarsi

La polizia non interviene per il semplice fatto che è il sindaco a gestire il sito, l’amministrazione a permettere il consumo di droga ai senzatetto che vivono accampati in una piazza centrale di San Francisco. Shellenberger non è un rigido antiproibizionista, è d’accordo con la legalizzazione della marijuana per scopi medici e nel suo ultimo libro parla in modo positivo di paesi come il Portogallo, in cui le droghe leggere sono liberalizzate ma l’uso di quelle pesanti fortemente perseguito, e i Paesi Bassi, dove ci sono luoghi chiusi per il consumo di droga.

Ma «qualcosa di molto diverso sta accadendo a San Francisco. La città sta conducendo un bizzarro esperimento medico in base al quale ai tossicodipendenti viene fornito tutto ciò di cui hanno bisogno per mantenere la loro dipendenza – contanti, pasti caldi, riparo – in cambio di . . . quasi niente. Gli elettori si sono trovati nella strana posizione di pagare le tasse per permettere l’uso di fentanil, metanfetamina e crack su proprietà pubbliche».

Più che un luogo dove ricevere trattamenti per smettere di usare droghe, scrive Shellenberger, l’amministrazione aiuta chi fa uso di droga a continuare a farlo di nascosto. In venti giorni soltanto due persone sono andate lì per disintossicarsi. E ogni giorno ne vengono “servite” circa 220. Chi si presenta lì riceve assistenza, pasti caldi, un bagno, farmaci, e si iscrive a una lista speciale per ricevere un alloggio. Peccato che non ci siano alloggi disponibili, quindi restano lì, a drogarsi all’aperto.

«È come dare una pistola carica a un suicida»

«È come consegnare una pistola carica a un aspirante suicida», dice la madre di una ragazza tossicodipendente a Shellenberger. Il quale due settimane dopo avere fatto lo scoop sullo spaccio di droga gestito dall’amministrazione è tornato a vedere se fosse cambiato qualcosa: «Ho visto (e filmato) molto più consumo di droga all’interno del sito di consumo di droga supervisionato e molto più spaccio di droga intorno a esso, rispetto a due settimane fa. Ho contato almeno 30 tossicodipendenti ammassati insieme e seduti su una scala di cemento o su tavoli all’aperto. Molti erano magri, curvi e avevano ferite aperte compatibili con il disturbo da uso di sostanze, da metanfetamina, fentanil o una combinazione dei due, che è diventato sempre più comune. C’erano anche più dipendenti in loco rispetto a quando ero stato la prima volta; si limitavano a guardare le persone che fumavano fentanil e metanfetamina».

Gli esperti di dipendenze che Shellenberger ha consultato, «inclusi alti funzionari in Europa», sono sconvolti dall’esperimento radicale sulla droga di San Francisco. «”Se arrivi in un posto che dovrebbe guidarti verso la fine della dipendenza, e intorno a te ci sono persone che usano droghe questo diventa un incentivo per andare avanti”, ha detto l’esperto di dipendenze della Stanford University School of Medicine. Keith Humphrey. “È come tenere una riunione degli alolisti anonimi in un bar”».

Il woke c’entra anche qua

I danni dell’ideologia woke, naturalmente, si fanno sentire anche qui, scrive il giornalista di San Francisco: «La posizione ufficiale del Dipartimento della Salute Pubblica e dei progressisti nel Consiglio dei Supervisori di San Francisco è che la polizia non dovrebbe essere coinvolta se non forse per rianimare le persone che hanno avuto un’overdose con il Narcan. Molti membri del consiglio dei supervisori e il procuratore distrettuale ritengono che gli spacciatori, che definiti “vittime” da quest’ultimo, non dovrebbero essere perseguiti». Il circuito vizioso che si genera è terribile: studi confermano che il problema degli homeless a San Francisco è dovuto in gran parte alle dipendenze, sicuri che fornire droga agli homeless sia la soluzione al problema?

Potrebbe andare peggio, però. Nella gara mondiale a chi è più progressista come noto il Canada occupa stabilmente le prime posizioni: lì sono già alle amministrazioni che distribuiscono fentanil direttamente ai tossicodipendenti chee vivono in accampamenti per senzatetto. «È così che molti temono che finirà il programma di San Francisco». Che inizia davvero a essere stanca delle “stronzate”.

Tags: drogasan franciscotossicodipendenzaUSA
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