
Salvini, grullini e salmi. Lettere a Tempi

Mi sa tanto che il sig. Salvini, il quale ha reclamato al popolo “pieni poteri”, forse assalito da un delirio ossessivo, clinico e morboso di onnipotenza, incarni un’altra versione, in salsa padano-populista, del sig. Renzi. (…) Mi riferisco alla crisi di governo aperta dal capo della Lega Nord con il pretesto ridicolo del voto espresso dal M5S (ben noto a tutti) sulla questione della Tav. È chiaro che il gioco di Salvini è stato studiato e preparato a tavolino da tempo. Anziché governare, si è prodigato e consumato in una campagna elettorale permanente, senza sosta, pompando a più non posso i consensi elettorali, anche e soprattutto a spese del M5s. Questo si è dimostrato una “armata Brancaleone”, composta perlopiù da ingenui, maldestri, mediocri, cialtroni, sprovveduti, dilettanti allo sbaraglio (e non solo perché si sono fidati di un pessimo, subdolo, pericoloso soggetto qual è Salvini). Temo di essere stato fin troppo magnanimo nella scelta degli aggettivi adoperati. Per la classica serie: “chi è cagion del suo male pianga sé stesso”, i grullini oggi piangono e si lamentano del proprio ex alleato di governo, apostrofandolo “traditore”, o in altra maniera, ma (chiedo) che cosa ci si poteva aspettare da un tipo del genere?
Lucio Garofalo via email
Avevo appena finito di scrivere che, finora, tatticamente, non ne aveva sbagliata una, che Salvini è riuscito a sbagliarle tutte. Il leader della Lega ora si trova in cul de sac e non si sa bene come andrà a finire. Il governo gialloverde non ci è mai piaciuto, ma figuratevi se ci garba il «regimetto giallogrigio». L’errore di Salvini non è stato staccare la spina a questo esecutivo, ma metterlo in piedi, cercando di unire – usando la retorica dei “populisti contro élite” – la Lega con gli sciagurati grillini (lo sappiamo che allora non c’erano altre opzioni, ma dopo un anno e mezzo chiediamo: cosa è cambiato?). Il resto, cioè un governo inconcludente se non dannoso, mosse azzardate e leggi assurde, è conseguenza. Adesso, Salvini pare pure volere fare marcia indietro e tornare da Di Maio col cappello in mano: siamo all’assurdo.
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Si legge da più parti che la lettera di Conte a Salvini sarebbe degna di un grande “statista”. Se fosse stata scritta a settembre 2018, quando le condizioni c’erano già tutte, forse sì. Scritta oggi, invece, fa pensare a quegli studenti che per cinque anni non hanno il coraggio di ribellarsi e solo dopo la maturità fanno il dito medio agli insegnanti. Si è credibili quando ci si oppone per tempo, non quando conviene. O quando Mattarella e Renzi (e tutti i “giornaloni dell’establishment”, lessico mutuato dal suo partito, M5s) ti hanno già coperto le spalle. Non sarebbe male ricordargli da dove vengono lui, il posto che occupa e l’attuale prestigio da “statista”: da un contratto tra i cittadini Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Una volta, appena divenuto premier, Renzi, in quanto ex premier, parlò di lui definendolo “collega”. Lui rispose con una perfidia che diceva già tutto dell’uomo: “Perché, Renzi è un docente universitario?”. Renzi no: infatti aveva fatto il sindaco, il Presidente della Provincia, si era fatto le Primarie del partito e le aveva vinte riprovandoci dopo una sconfitta e solo così era diventato Premier, partendo molto dal basso. Qualcosina in più rispetto a un “semplice” professore universitario, Premier per congiunzione interstellare. E penso che anche Salvini, artefice di un volo di consenso dal 4 al 34% per la Lega, qualcosina in più di lui l’avrà fatta. Contribuire a piazzarlo lì come “statista”, per dirne una. A parte il bello stile e le tante lingue, ha forse deciso qualcosa in questo anno? Nulla, finché non ha scelto di distruggere il vessillo anti-Tav del M5s per issare il proprio e garantirsi il profilo istituzionale che oggi lo premia. E ora proprio i 5s lo applaudono, dopo che ne ha ridotto a zero l’immagine di coerenza. Il guaio è che c’erano anche i commenti di tanti politici del Pd a sostegno di quella lettera. L’amore di Ferragosto per Giuseppe Conte è l’ennesima pulsione umorale di un’Italia che oggi sta guardando la crisi come una partita di poker, e usa criteri di tifo, non di giudizio. “Vedete che sberla”, “L’ha atterrato proprio”. Come se in mezzo non ci fosse il destino dei nostri figli ma uno spettacolo muscolare. Proprio come i fan di Salvini che fino a ieri passavano per zotici. Sempre umori sono. Anche quando portano la cravatta e l’aplomb di Giuseppe Conte. Resta una domanda ai tanti laudatores: cosa avrebbe fatto di particolarmente eroico, intelligente, rispetto a ciò che avrebbe fatto ciascuno di noi nella condizione politica di “sfanculato” da Salvini e protetto ora dai voti di Renzi? Niente. Quella di ieri è la lettera di un furbastro, non di uno statista. Diamo il giusto nome.
Pino Suriano via email
Si aprì la porta e non entrò nessuno. Era Conte (Fortebraccio aggiornato).
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Al direttore. Subito elezioni. Subito un’alleanza tra Salvini Berlusconi e Meloni. Subito un programma di massima: riforma della giustizia, federalismo fiscale, scuola paritaria sussidiarietà. Fate presto! Chiedo troppo? Buon lavoro.
Sergio Galli Como
Caro Sergio, fai bene a chiedere troppo. È quello che chiediamo anche noi da tempo, auspicando un governo popolare, liberale e (veramente) riformista. Ci pare, ahimè!, che non sia all’orizzonte, ma si può lavorare con buona lena e persone credibili perché, il prima possibile, possa essere offerto agli elettori. Come dice l’amico Carlo Costalli, quello che manca innanzitutto è una proposta politica credibile: poi la gente, se c’è, la voterà. Se non c’è, come fa a sceglierla?
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Caro direttore, d’estate si legge, si sa. Nella rivista Proceedings of the national academy of Sciences, organo ufficiale appunto della United States National Academy of Scienses, una delle riviste scientifiche più note a livello internazionale, ho letto che l’intera umanità cioè circa 7,7 miliardi di persone costituiscono appena lo 0,01% della vita sul Pianeta, in termini di Gigatonnellate di Carbonio, eppure causa dell’effetto antropico disastroso sull’ambiente. Nel libro di Mark O’Connel, Essere una macchina, a pag. 157 ed. Adelphi, ho letto: «Secondo la visione postumanistica della cibernetica, gli esseri umani non sono individui che agiscono autonomamente per raggiungere i loro fini, liberi agenti alla ricerca del loro destino, bensì macchine che operano all’interno della logica deterministica di macchine più grandi, componenti biologici di sistemi vasti e complessi. E ciò che lega gli elementi di questi sistemi è l’informazione. L’idea chiave della cibernetica è il concetto di “ciclo di retroazione”: il componente di un sistema – ad esempio – un essere umano riceve informazioni sul suo ambiente e reagisce a queste informazioni; così facendo modifica l’ambiente e, di conseguenza, anche le successive informazioni che riceverà». A questo punto, per diminuire l’ansia, ho riletto il Salmo 8, pensando che sia una informazione utile. Chissà, magari reagisco.
1 Al maestro di coro. Sul canto: «I Torchi…».
Salmo dii Davide.
2 O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
3 Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
4 Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
5 che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
6 Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
7 gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
8 tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
9 Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
10 O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
Gianmario Gatti via email
Caro Gianmario, vedrai il numero di Tempi di settembre: stiamo preparando qualcosa su questi temi.
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