Good Bye, Lenin!

La Russia che ha nostalgia dell’Urss

A 25 anni dal tracollo dell’Urss, in Russia la nostalgia dell’impero sovietico è ancora molto sentita, almeno secondo i dati del sondaggio condotto nel marzo scorso e pubblicato pochi giorni fa dal Centro Levada: il 56% degli intervistati, infatti, si dice «dispiaciuto» per il crollo dell’Unione. Può sembrare strano, ma è dal marzo del 1992 che la percentuale di nostalgici non è mai scesa sotto al 50%, con punte del 75% registrate nel dicembre del 2000. Al contrario, coloro che non rimpiangono l’Urss non hanno mai superato il 37% (novembre 2015), attestandosi oggi al 28%.

Alla domanda «Ricostituireste l’Urss e il sistema socialista?», le percentuali odierne rispetto a dieci anni fa restano più o meno inalterate, con la prevalenza ancora dei nostalgici che tra speranza e disincanto arrivano al 60%:

sistemasovietico
(Fonte: www.levada.ru – 1600 intervistati di 48 regioni, errore statistico < 3,4%).

Solo il 33% degli intervistati ritiene che il disfacimento dell’Unione fosse «inevitabile», al contrario è dal 1998 che oltre il 50% avrebbe voluto evitarlo.
Commentando i dati, la sociologa Karina Pipija ha osservato che nei primi anni del nuovo millennio la nostalgia era dovuta alla disillusione causata dall’insuccesso delle riforme che non hanno aiutato la popolazione a risollevarsi. Sono soprattutto gli over 50 residenti in provincia a provare nostalgia per il passato sovietico, ossia la fascia di popolazione adulta meno tutelata e per la quale i problemi quotidiani riguardano la pensione, l’aumento dei prezzi, l’assistenza sanitaria. Costoro hanno l’impressione che «il paese sia stato distrutto per niente» e che «stavamo meglio in epoca sovietica».

Non poteva mancare l’apprezzamento per Lenin, il padre fondatore dell’Urss: il Centro Levada ha aggiunto una domanda proprio sul suo ruolo nella storia patria. Rispetto a dieci anni fa, quando era il 40% degli intervistati a valutarlo positivamente, oggi siamo al 53%. L’alto gradimento goduto dai leader storici dell’Urss è confermato dal 37% di valutazione positiva ottenuto da Stalin in un precedente sondaggio di Levada, anche se in questo caso il giudizio era controverso: da un lato non si negava il fatto che fosse stato un tiranno, dall’altro però si tendeva a giustificarne i crimini interpretandoli come «necessità storica».

Deposizione di fiori sulla tomba di Stalin, 5 marzo 2016.
Deposizione di fiori sulla tomba di Stalin, 5 marzo 2016.

Del resto, anche quest’anno il 5 marzo – data della morte del Generalissimo – parecchi nostalgici hanno deposto fiori presso la sua tomba, e non si trattava solo di anziani e pensionati. Se i fondatori dell’URSS godono di ammirazione, lo stesso non si può dire degli ultimi leader pre-putiniani, Gorbačev e El’cin, il cui operato – specialmente quello di El’cin – nell’interpretazione dominante viene spesso collegato a un’epoca di decadenza e di subordinazione all’Occidente. «L’atteggiamento nei confronti di Lenin – ha scritto il pubblicista Nikolaj Epple sulle Vedomosti – rispecchia il tipico pensiero conservatore russo, che non si basa sui valori ma sulla paura di rimuovere il passato». Un simile modo di intendere il passato – conclude Epple – è simile al passaggio da una strategia di sviluppo alla mera sopravvivenza: i sociologi parlano di un «orgoglio compensatorio» che si sviluppa nella società proprio nei periodi di maggiore crisi, e che si accompagna con la perdita di una chiara immagine del futuro. Quando non c’è futuro, resta la sacralizzazione del grande passato. Così, in attesa della parata del 9 maggio, festa della vittoria, si è svolto il teatrino della distribuzione gratuita del nastro nero-arancione di San Giorgio, simbolo riesumato dalle antiche glorie imperiali e che negli ultimi anni ha raggiunto quasi un livello di sacralità: è ancora vivo il ricordo di quanto accaduto l’anno scorso quando una sprovveduta aveva appoggiato il proprio lato B su una panca ricoperta di stoffa arancione-nera, e la sua foto sui social aveva suscitato un’ondata di indignazione patriottica.

mummiaLeninEpple sottolinea l’elasticità leniniana dell’attuale leadership russa nel riuscire a conciliare elementi contraddittori come «il culto pagano del fuoco eterno e le preghiere per i caduti, l’omaggio alla tomba di Stalin e il progetto di erigere un memoriale alle vittime del terrore staliniano. Anche lo ziggurat di porfido sulla Piazza rossa rientra a pieno titolo in questa molteplicità di culti». E quest’anno dal budget statale è stata stanziata una somma di oltre 150 mila euro per la conservazione della salma di Vladimir Il’ič.

Dovremo cambiare titolo al blog: welcome back, Lenin…

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