Ruby, pg chiede conferma della condanna per Berlusconi a 7 anni

Di Chiara Rizzo
11 Luglio 2014
Nella sua requisitoria al processo d'Appello, il pg ha chiesto la conferma della condanna: «Berlusconi ha commesso un abuso colossale». Intanto la procura di Bari chiede il rinvio a giudizio per il caso Tarantini-escort
Il procuratore aggiunto Boccassini ha sostenuto l’accusa nel processo di I grado

Procede a gran velocità il processo d’appello a Milano “Ruby” a Silvio Berlusconi, condannato in primo grado a sette anni per concussione e prostituzione minorile. Nella sua dura requisitoria, il procuratore generale Piero De Petris ieri ha chiesto la conferma della condanna aggiungendo che «Non c’è ragione alcuna per concedere all’ex premier le attenuanti generiche, sia per i fatti di reato contestati, sia per il complessivo comportamento tenuto dall’imputato, sia per il precedente penale della condanna per il caso Mediaset».

«SEVERITA’ DELLA PENA INNEGABILE». Lo stesso pg De Petris ha proseguito la sua argomentazione: «La severità del trattamento sanzionatorio è innegabile, per parte mia però faccio rilevare che la sentenza di primo grado ha dato conto delle complessive ragioni riguardo al fatto che il trattamento sanzionatorio non si poteva attestare sul minimo edittale della pena»: la condanna, pur severa, andrebbe secondo l’accusa quindi confermata.

LE PROVE SECONDO L’ACCUSA. Nel corso della requisitoria De Petris ha elencato anche le prove che all’accusa fanno ritenere «certa l’attività di prostituzione della minorenne presso la residenza dell’allora presidente del Consiglio». Tra queste De Petris ha elencato sia intercettazioni telefoniche, che testimonianze, secondo le quali Ruby si prostituiva anche nella residenza privata dell’allora premier, ad Arcore.

«ABUSO COLOSSALE». Un punto centrale della requisitoria è stata la ricostruzione di quanto è accaduto la notte del maggio 2010, in cui Ruby era stata fermata e quindi rilasciata dalla questura di Milano. Berlusconi, con una chiamata all’allora capo del gabinetto Pietro Ostuni, per l’accusa ha rappresentato «una circostanza palesemente falsa», cioé che la ragazza fosse la nipote dell’allora capo di Stato egiziano Mubarak: per De Petris «Berlusconi ha abusato della sua qualità di premier» e non ha commesso un reato nell’esercizio delle proprie funzioni, ecco perché, a differenza di quanto ha sempre sostenuto la difesa, «il giudizio spetta al giudice ordinario e non al tribunale dei ministri. E la difesa ha dimenticato o non ha letto il capo di imputazione». Quanto a Ostuni, per De Petris è stato «vittima di un abuso colossale. Ostuni ha perfettamente compreso che ciò che gli era stato impartito da Silvio Berlusconi era un ordine e a quest’ordine doveva adempiere, quindi chiese di accelerare il rilascio della ragazza e la consegna alla Minetti».

RINVIO A GIUDIZIO A BARI. Intanto oggi la procura di Bari ha richiesto il rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi nel processo “escort”, legato a Giampaolo Tarantini. In questo caso Berlusconi è accusato di aver indotto Tarantini a mentire ai magistrati sulle escort, tra cui Patrizia D’Addario, che l’ex imprenditore pugliese avrebbe portato nelle residenze estive dell’allora premier tra il 2008 e il 2009. In cambio della menzogna, secondo l’accusa, tramite Valter Lavitola, Berlusconi avrebbe pagato l’imprenditore. L’udienza preliminare è prevista il 14 novembre, davanti al Gup di Bari Rosanna Depalo.

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