Riforma Senato, Grillo sulla tagliola: «È colpo di Stato». Renzi: «No, il tuo è colpo di sole»

Di Chiara Rizzo
25 Luglio 2014
Scambio di battute via social tra il premier e il leader dell'M5s, che ha accusato: «Il regista di questo scempio è Napolitano. Non tratteremo più con lui»

Dopo la decisione di ieri, alla conferenza dei capigruppo, del presidente del Senato Piero Grasso di chiudere le votazioni sulle riforme costituzionali entro l’8 agosto, pena la “tagliola”, Beppe Grillo è tornato all’attacco con un post sul suo blog: “Si chiama colpo di Stato. Mussolini ebbe più pudore, non lo chiamò ‘riforme’”.

GRILLO CONTRO NAPOLITANO. Per il leader del M5s, “Il regista di questo scempio è Napolitano che dovrebbe almeno per pudore istituzionale dimettersi subito e con il quale le forze democratiche non dovrebbero avere più alcun rapporto”. Poi la richiesta di nuove elezioni: “La via d’uscita da questa situazione è rappresentata da nuove elezioni, la legge c’è. È quella emendata dalla Corte Costituzionale, con le preferenze e senza un abnorme premio di maggioranza”. E l’annuncio che sembra una “dichiarazione di guerra” istituzionale: “Il M5S non terrà d’ora in poi alcun contatto con un uomo che ha abdicato al suo ruolo di garante della Costituzione”.

RENZI: «COLPO DI SOLE». Via twitter, a Grillo ha subito replicato con tono ironico il premier Matteo Renzi: “Riforme: dice Grillo che il nostro è un colpo di stato. Caro Beppe: si dice sole. Il tuo è un colpo di sole! #noalibi #sidicesole”.

#STELLEIMPAZZITE. Gli fanno eco, sempre via tweet anche i senatori del Pd, che rilanciano lo scherno ai cinquestelle: “Per #Grillo #Napolitano golpista. Ma ieri non erano da lui a lagnarsi? Molta confusione sotto il cielo #stelleimpazzite”.

IL DISSIDENTE “MIN” SU FACEBOOK. Poco dopo, via facebook, è stato invece il senatore dem “dissidente” Corradino Mineo (“Il Min” come lo ha chiamato Renzi in alcune occasioni): “Ora si votano i decreti. Ci sono tre giorni per riflettere prima che riprenda la battaglia del Senato. Se fosse un leader, se non si fosse ormai convinto che solo elezioni anticipate possono salvarlo dal fallimento delle sue promesse, Matteo Renzi smetterebbe l’aria da grullo che ha assunto nell’intervista a Friedman e verrebbe in Senato”.

GRASSO: «IO GIUDICE IMPARZIALE». Intanto, parlando con i cronisti a margine della cerimonia del Ventaglio, il presidente del Senato Piero Grasso si difende: «A proposito di tempi, ostruzionismo e contingentamento, voglio dire che lo spettacolo offerto dal duro scontro politico di questi giorni mi ha molto addolorato e, in alcuni momenti, indignato. Non è questa l’immagine che la politica, e questa istituzione in particolare, deve dare al Paese. Come presidente ho ben chiaro il mio ruolo di garante sia della maggioranza che delle opposizioni, e continuerò ad operare in tale senso. So bene, per esperienza, che il ruolo del giudice imparziale è tra i più esposti a critiche ma questo non ha mai intaccato la mia terzietà prima e non lo farà neanche ora». Grasso ha anche replicato a parte dello stesso Pd (l’area renziana in primis, ndr), che lo hanno accusato per la scelta di porre il voto segreto su alcuni dei 7.800 emendamenti apposti al ddl costituzionale di riforma del Senato e del Titolo V. Per Grasso «Sui criteri che mi hanno ispirato nella scelta di concedere il voto segreto su ben specifici emendamenti, la risposta è molto semplice. Su questo punto infatti il regolamento non lascia alcun margine di interpretazione prevedendo che, su richiesta di 20 senatori, sono “effettuate a scrutinio segreto le deliberazioni relative alle norme sulle minoranze linguistiche”».

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