Restituire l’istruzione ai suoi unici titolari
Articolo tratto dal numero di maggio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Il tema della libertà di educazione non è un pallino di un gruppo di cattolici un po’ fanatici. Semmai, è il pallino della natura, che ha spontaneamente affidato alla famiglia in cui il figlio è nato il compito di proseguire la generazione con l’educazione. È sempre stato così, in ogni parte della terra e in ogni cultura. La Chiesa cattolica, uno dei pochi luoghi pensanti nell’universo, ha dato forma a quanto natura dettava e ha sistematicamente sostenuto che il diritto primordiale all’educazione spetta alla famiglia e solo ad essa. La Familiaris consortio sintetizza in modo mirabile tutto questo patrimonio di idee e di esperienze. Quando gli uomini hanno ragionato alla grande, cioè senza prevenzioni ideologiche, hanno riaffermato lo stesso principio, come è successo all’Onu e poi anche all’Europa prima di confondersi e di corrompersi.
Articolo per articolo
Il principio di cui parliamo è stato riconfermato in modo solenne dalla Costituzione italiana, in diversi articoli che la cultura politica nazionale tende a dimenticare. La pietra angolare è data dall’articolo 29, che «riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Tre parole decisive. “Riconosce”, cioè si limita a prendere atto di una realtà che già esiste e che non è lo Stato a creare; “diritti” di cui questo soggetto primordiale è titolare; “società naturale”, una realtà che viene prima di ogni altra organizzazione (Comune, Provincia, Regione, Stato, la stessa Chiesa).
L’articolo 30 è decisivo per le battaglie che si vogliono e si devono fare: «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli». Altri articoli della Costituzione prevedono che lo Stato possa occuparsi di “istruzione” e di “mantenimento”, ma nessun altro articolo assegna il diritto all’educazione e all’istruzione dei figli se non alla famiglia, appunto. Solo i genitori hanno il diritto a educare i figli e, tanto per essere chiari, tale diritto non esiste in capo a nessun altro, Stato compreso. Lo Stato non ha il diritto a educare, ma solo a dettare le norme generali sull’istruzione. Semmai, «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi» (art. 31), ma non può mai sostituirsi alla famiglia, soprattutto nel suo compito istruttivo ed educativo. L’istruzione e l’educazione o sono libere o non sono. Anche a questo proposito la Costituzione è chiara: «L’arte e la scienze sono libere e libero ne è l’insegnamento» (art. 33).
La strada maestra
Da notare che si parla di insegnamento e non di insegnanti, come dire che la libertà di insegnamento spetta anzitutto ai genitori, i quali possono usufruire «dell’istruzione parentale», oppure ricorrere alla collaborazione delle scuole. Collaborazione che in Italia non è, al contrario di quanto avviene in tutti i paesi democratici avanzati, libera nella scelta della scuola. Da noi permane un retaggio statalistico per cui la scuola statale è gratuita, mentre la scuola paritaria è gravata dal pagamento di rette, che le famiglie meno abbienti non possono sostenere e quindi non vi possono accedere liberamente. Eppure, sempre la Costituzione impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di ordine economico che limitano la libertà delle persone e a garantire i diritti inviolabili dell’uomo, come appunto quello dei genitori di scegliere la scuola più rispondente alle proprie convinzioni religiose e culturali (artt. 2, 3 della Costituzione e art. 26 ella Dichiarazione universale dell’uomo).
Occorre riconoscere che la Costituzione delinea la strada maestra per trovare le soluzioni più adeguate ed efficaci nel superare anche le gravi difficoltà economiche e organizzative che l’emergenza sanitaria ha evidenziato nel mondo delle scuole statali e ancor più nelle scuole paritarie, che sono a rischio di chiudere numerose. I princìpi della libertà educativa e del pluralismo scolastico possono essere salvaguardati e forse anche potenziati, se anzitutto saranno riconosciuti e salvaguardati i diritti-doveri delle famiglie.
Infatti, titolare del diritto alla libera scelta educativa è la famiglia in quanto tale, prima ancora della singola scuola. Aiutando la famiglia si aiuta anche la scuola, non l’inverso. Confidiamo che si possa andare decisamente in questa direzione. Obiettivo finale dovrebbe essere l’affermazione per tutti del “costo standard”.
Foto Ansa
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