Regioni sprecone, statalizziamo tutto? Un errore, come insegna il caso Trenord

Di Massimo Giardina
10 Ottobre 2012
Gli scandali spingono il Governo ad accentrare il potere nelle mani dello Stato. Ma il modello lombardo insegna che l'efficienza si raggiunge facendo esattamente l'opposto

Il tema politico di questi giorni riguarda la modifica del Titolo V della Costituzione appena approvato dal Consiglio dei ministri. Il concetto di fondo è definito nel passaggio dalle Regioni allo Stato di alcuni servizi gestiti a livelli territoriale.
Passa alla competenza dello Stato la gestioni di porti, aeroporti ed energia e lo Stato ne avrà legislazione esclusiva. Anche i rapporti internazionali passano sotto la gestione esclusiva dello Stato, ma nel contempo si darà il rango di organismo costituzionale alla Conferenza Stato-Regioni.

LA SUSSIDIARIETA’ INVERSA. È legittimo domandarsi se la strada intrapresa, che è palesemente inversa al principio di sussidiarietà, sia quella giusta e se il problema degli abusi di alcune gestioni locali sia risolvibile con la mano coprente dello Stato.
Vi sono esempi che dicono il contrario e mostrano chiaramente che il problema non risiede nella competenza statale o meno di un servizio, ma come esso sia parametrato a livelli di efficienza in tutta la filiera produttiva. Basti comparare la gestioni del trasporto locale lombardo con le altre regioni dove il traffico su rotaia è gestito esclusivamente da Trenitalia.

E FU TRENORD. L’unione del Gruppo FNM con Trenitalia ha generato nel 2011 Trenord spa società che gestisce il sistema trasporti su rotaia per tutta la regione Lombarda. La creazione di un nuovo soggetto privato e gestito in modo adeguato è un esempio che potrebbe essere seguito in tutta Italia. Paradigmatico è l’accordo trovato tra i sindacati e l’azienda sul rinnovo del contratto di lavoro, dove le ore di lavoro settimanali per i 2.600 lavoratori provenienti da Trenitalia e le prestazioni giornaliere per il personale di macchina sono aumentate.

Con tale contratto la società, senza toccare i livelli contributivi acquisiti dai contratti precedenti, ha stimato una crescita del 20 per cento della produttività aziendale. In una nota dell’azienda si afferma che «il recupero di produttività servirà per premiare chi lavorerà più e meglio e per generare investimenti e in nuovi treni e qualità del servizio».

MEGLIO LAVORI, PIU’ GUADAGNI. Coloro che si mostreranno virtuosi nel loro lavoro godranno di premi e riconoscenza del merito ad incremento del salario. Per questa ragione è stato creato un gruppo di monitoraggio che si riunisce ogni tre mesi per verificare le funzionalità aziendali e gli effetti contributivi connessi all’applicazione del nuovo modello contrattuale. In poche parole, con il nuovo contratto, se il servizio funziona, il dipendente guadagna di più ed è più invogliato a svolgere bene il proprio lavoro. L’amministratore delegato di Trenord, Giuseppe Biesuz, ha infatti chiosato «non esiste più la vecchia ferrovia».
Anche il rapporto tra regione e Trenord è definito su criteri di efficienza, infatti nel nuovo accordo tra le parti siglato lo scorso 1 ottobre è previsto un sistema di premi e penali, legato a obiettivi di puntualità, affidabilità, pulizia ed efficienza dei treni. Vengono in particolare fissati quattro obiettivi globali di qualità: indice di puntualità per fascia di punta e per intera giornata, ritardo medio a passeggero, numero di soppressioni.
A questo punto è legittima una domanda: lo stesso livello di efficienza lo si avrebbe anche sotto il cappello dello Stato?

@giardser

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1 commento

  1. Claudio

    Scusatemi, ma non sono d’accordo su alcuni punti di tale articolo.
    Avete mai provato ad utilizzare quotidianamente il servizio ferroviario di Trenord? Spero di si.
    In tal caso penso che anche voi sareste d’accordo nell’affermare che gli obbiettivi di efficienza che tale azienda avrebbe dovuto raggiungere sono distanti anni luce dalla realtà di oggi.
    I ritardi sono ormai la regola (soprattutto nelle ore di punta), treni sporchi e insufficienti a trasportare un così alto numero di pendolari che sono costretti a viaggiare ogni giorno in condizioni praticamente “disumane”, senza contare gli ormai annuali (e aggiungerei ingiustificati) aumenti dei prezzi degli abbonamenti.
    Vorrei chiedervi, senza nessuna intenzione polemica, ove avete constatato ciò che riportare scritto in tale articolo.
    Grazie

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