I giornalisti avevano saputo che durante la battaglia una compagnia della brigata si era rifiutata di attaccare per la quarta volta dopo essersi vista quasi annientata in tre attacchi frontali. Allora un capitano aveva sorteggiato cinque uomini e li aveva fatti fucilare uno dopo l’altro alla sovietica, con un colpo alla nuca. Il responsabile dei media «non ha acconsentito a farci mandare quella notizia, e non ha smesso di chiedere come l’avevamo saputa. Eppure non raccontavamo tutto», dice una cronista del gruppo coinvolto nel caso. «Credo che avesse ragione», commenta un collega, «abbiamo fatto bene a non raccontarlo». Lei sorride. «’Fanculo l’obiettività?». Il collega annuisce con aria stanca. «Sì… Questa non è una guerra normale, tesoro. ’Fanculo l’obiettività».
Ora dimmi a quale conflitto («questa non è una guerra normale») si riferisce.
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