Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Molti anni fa un poeta ci diceva che un uomo, una volta divenuto più consapevole, «più saggio e più triste si svegliò il mattino seguente». Come Samuel Taylor Coleridge, un giovane scrittore ci racconta oggi la storia di un uomo che, suo malgrado, si trova costretto a frantumare le regole su cui si fonda la sua mediocre esistenza per essere istruito sulla dimensione più profonda della vita da un pantagruelico ed allegro compagno di viaggio, tutto questo ponendoci una domanda sostanziale. È possibile che il risveglio della nostra coscienza, invece di portarci alla tristezza che consegue dal riconoscimento della nostra inadeguatezza, ci porti a un godimento maggiore della realtà stessa? È possibile che un uomo possa essere realmente felice e non solo stupidamente allegro?
Occorre inseguire una farfalla fino ai confini del mondo con quello che apparentemente è il più imbecille dei romantici per poter conoscere la risposta, andando a sbattere contro i più strani e assurdi fenomeni che questa nostra dolce Terra abbia mai prodotto, dalla bava lucida di una lumaca, fino a un locandiere che non è in grado di pagare le tasse. Rivolta alla Locanda di Edoardo Dantonia (Berica Editrice, 114 pagine, 14 euro) brilla di tutto quello che può brillare una prima opera di un autore appassionato: è fresca e frizzante, riflessiva, alle volte affannosamente rapida eppure dotata di quella profondità che è donata solo agli uomini vivi.