Memoria popolare
Idee per un progetto educativo alternativo all’omologazione della scuola postcristiana
Seconda e ultima parte della sintesi della relazione tenuta da Gianfranco Morra a Rimini nel corso II Convegno nazionale per insegnanti e operatori della scuola promosso da Comunione e Liberazione nell’agosto 1976. Tutte le uscite della serie, compresa la rassegna dell’intervento di Augusto Del Noce, sono reperibili in questa pagina.
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Nella seconda parte del suo intervento Morra analizza la “scuola postcristiana” e i vari modelli educativi, e delinea il “progetto cristiano alternativo”.
Comincia convergendo con il giudizio di Del Noce sulla società italiana:
«La novità del secolo ventesimo è l’ateismo di massa: l’umanesimo anticristiano non è più limitato alle classi elevate e colte, ma riguarda anche le masse. La cultura liberal-marxista costituisce la nuova religione del popolo, come comprese assai bene Gramsci, quando propose, per tutti gli italiani, una “riforma intellettuale e morale” compiuta per le masse dal “nuovo Principe”».
In essa la presenza cristiana è stata depotenziata dal processo di secolarizzazione che comincia con la Riforma protestante:
«Nel clima di una religione la quale, in una società secolarizzata, si è deistituzionalizzata (non ha più appoggi estrinseci), soggettivizzata (è scelta libera) e privatizzata (fa parte della subcultura e del tempo libero), la scuola laica risulta di primaria importanza per la realizzazione dell’”egemonia”[…]. La presenza cristiana nella scuola è per ora tollerata, ma solo nella misura in cui essa si ritira nell’intimità privata di una fede del tutto inefficiente sul piano delle opere, o in cui esaurisce la fede in un impegno sociale totalmente strumentalizzato dalle ideologie non cristiane. Sono i due limiti, paradossalmente antitetici, ma in realtà derivati entrambi dalla crisi della cultura cattolica per opera del protestantesimo, di una fede senza opere e di opere senza fede (evangelizzazione e promozione umana); di un mondo che emargina la religione o la strumentalizza per i suoi fini. Se la tesi della religione come “privacy” prevale nel modello educativo borghese, l’utilizzazione della religione come utopia preliminarmente valida per finalità sociali è più propria del modello educativo marxista. In ogni caso, non v’è spazio per un modello cristiano autentico, cioè cattolico-popolare, in quanto nel primo caso si ha un cristianesimo senza comunità (cioè individualismo) e nel secondo caso si ha una comunità senza cristianesimo (cioè collettivismo)».
I modelli educativi postcristiani e non cristiani
La situazione della società italiana, che «ha ridotto la cultura cattolica a subcultura non ancora del tutto consapevole della necessità di divenire controcultura, richiede un progetto educativo coerente e integrale». Questo deve misurarsi con progetti educativi non cristiani che Morra individua in tre modelli:
«1) modello socialtecnocratico – esso cerca di situare socialmente la proposta tipica dell’ideologia borghese di una scuola al servizio della razionalità funzionale prevalente nei paesi industrializzati; […] la scuola viene considerata come una “servostruttura della tecnostruttura”, come un grande “allevamento” di lavoratori-consumatori (non solo di oggetti, ma anche e soprattutto di simboli); il privilegio delle scienze umane (psicologia, sociologia, eccetera) non è volto alla umanizzazione della scienza, ma alla scientificizzazione dell’umano su basi strutturalistiche;
2) modello spontaneista – esso svolge una critica efficace della scuola come “istituzione chiusa”, nel valido intento di rifiutare la subordinazione del progetto educativo al sistema e all’ideologia neocapitalistica; […] ma rivela il suo carattere utopistico nel rifiuto della istituzione scolastica, in quanto in una società industriale avanzata nulla si fa senza progettazioni e pianificazioni, cioè senza strutture;
3) modello marxista – […] questo progetto realizza le due idee fondamentali dell’antropologia marxiana: la totale socialità dell’uomo e il primato della prassi; la scuola deve, dunque, emarginare il “privato” e il “soprannaturale” (ridotto anch’esso a privato). […] Socializzazione precoce dei giovani, manipolazione o esclusione delle famiglie, totale politicizzazione, esclusione di ogni elemento religioso autentico per riempire lo spazio vuoto con una “religione” sociocratica».
Fede, ragione, libertà
Si arriva così alla parte finale, alla proposta:
«Il progetto cristiano non è un progetto di contrapposizione estrinseca, ma un progetto alternativo, volto ad assicurare una educazione integrale e popolare. Esso deve tendere alla […] formazione integrale della personalità. L’uomo, questo microcosmo, è insieme un ente biologico, psichico, sociale, spirituale e religioso. Sarà integrale quella educazione, che sappia svolgere tutte queste facoltà dell’uomo, nel loro ordine ontologico, senza tralasciare e senza privilegiare nessuna di esse».
Ciò perché fine dell’educazione è «la riconquista di quella razionalità sostanziale, che il pensiero laicista, o sadico-illuministico, ha perduto per lasciar trionfare una razionalità funzionale, che è poi reale irrazionalità».
Sembra già di sentire il Benedetto XVI di Fides et ratio:
«Non, dunque, un salto “torbido” della fede, ma la riconquista di quella fede ragionevole, che consente una valorizzazione massima della ragione. […] Solo così l’uomo di domani potrà trovare una difesa dalla massificazione e dalla manipolazione invadenti e aprirsi a una integrazione non conformistica con la società».
La scuola dovrà avere perciò un “carattere critico”, e questo implica pluralismo in una duplice accezione del termine:
«L’introduzione di un genuino pluralismo culturale è la premessa necessaria per fare della scuola uno strumento di maturazione e di crescita umana e sociale. Parlo di un duplice pluralismo: pluralismo nelle scuole, capace di superare l’egemonia totalizzante e antidemocratica liberal-radicale e marxista; reale pluralismo di scuole, per dare realmente a tutte le famiglie la possibilità di scelta del tipo di educazione da offrire ai loro figli (come afferma l’articolo 29 della Carta costituzionale)».
Comunione è liberazione
L’ultimo paragrafo dell’intervento di Gianfranco Morra s’intitola “Comunione è liberazione” e trae le conseguenze della “riconquista dell’identità” cristiana:
«La riconquista dell’identità non può restare un fatto privato e nascosto. Esso deve tradursi in una genuina comunione ecclesiale, dato che non v’è cristianesimo senza Chiesa. Il cristiano non si isola e non si emargina, ma si riconosce nel popolo di Dio, vede in ogni uomo il volto di Cristo, si accosta con disponibilità e servizio ai Pastori, fratelli nella fede, e al Papa, Vicario di Cristo sulla terra. […] Identità e comunione per svolgere un progetto di liberazione […]: una scuola che educhi integralmente la persona: una scuola di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, capace di liberare dai limiti dell’egoismo, dalle necessità materiali, dall’ignoranza intellettuale, dal disordine morale – da tutto quanto ostacola la crescita della persona, il cui fine ultimo non è naturale o storico o mondano».
(2. fine)
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