
Privati di tutto ma non della propria umanità. Anche i carcerati partecipano alla Colletta alimentare
Mentre all’Unione Europea, i paesi del nord, con Germania in testa, si discute sulla soppressione dei contributi europei agli indigenti, c’è chi pur vivendo nella privazione, dietro le sbarre e una emergenza perenne, è desideroso di dare qualcosa a chi ha poco o nulla. Come i detenuti di venti penitenziari italiani, che anche quest’anno parteciperanno attivamente alla giornata della Colletta alimentare, il 24 novembre. «Sembrava un’impresa chiedere a chi vive in situazioni terribili, di dare il poco che ha a chi vive fuori dal carcere in situazioni di povertà», spiega Emanuele Pedrolli, uno dei responsabili dell’associazione “Incontro e Presenza”, «invece dai primi tre penitenziari sono oggi una ventina i carceri che collaborano all’iniziativa e i carcerati sono generosi».
I carcerati che vogliono aiutare chi sta “fuori”. Non è un paradosso?
Al di là dei nostri primi timori, che riguardavano la richiesta di sacrifici a persone nella maggior parte indigenti, abbiamo visto che il desiderio di partecipare a questo gesto umano è fortissimo. Per i volontari che lavorano con i carcerati, si tratta di un’esperienza eccezionale. Noi viviamo in un’epoca di crisi, ma il carcerato vive in una “crisi” che dura sino a fine pena. Molto spesso si riducono a sopravvivere, a passare il tempo. Questa iniziativa è per loro, invece, un’occasione per scoprire che si può andare oltre la “sopravvivenza”, anche in condizioni estremamente difficili. Un’esperienza che spinge i detenuti a vivere il presente come «tempo della persona».
Da cosa nasce questa iniziativa?
Dal desiderio di due carcerati, Fabrizio e Said. Avevano sentito parlare della giornata nazionale della colletta alimentare e volevano fare come “quelli fuori”, impegnando parte delle proprie risorse e del proprio tempo per donare aiuti alimentari a chi ne ha bisogno. Non potendo portare loro fuori abbiamo portato la colletta alimentare in carcere.
Come funziona la colletta in carcere?
A differenza di quanto avviene fuori, le cose sono molto più complicate: in carcere vige il “supervitto”, un sistema per il quale i detenuti possono fare la spesa soltanto quattro volte al mese e a prezzi carissimi. Con la colletta alimentare, loro ordinano, acquistano come fanno normalmente e poi donano, attraverso le sbarre, il proprio pacchetto ai volontari. Noi, come Incontro e Presenza, gestiremo l’iniziativa su tre carceri e abbiamo dato la disponibilità ad altri penitenziari. Inoltre porteremo una quindicina detenuti a fare i volontari nei supermercati, mentre altri lavoreranno al magazzino di stoccaggio del Banco Alimentare.
Com’è vissuta questa esperienza dai detenuti?
Da sempre, dopo la giornata della colletta, chiediamo loro di scriverci due righe su quello che hanno vissuto. E qui si scopre la cosa più bella: quando ci si rende conto dell’esperienza vissuta e del fatto che la privazione della libertà e l’errore commesso non ci determinano e non ci impediscono di essere uomini fino in fondo.
All’iniziativa parteciperà, ancora una volta, Franco Baresi, che il pomeriggio del 24 novembre sarà presente presso il carcere di Opera. A San Vittore, invece, Carolina Pellegrini, assessore a Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà di Regione Lombardia.
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