Matrimoni in crisi, il macilento simpatico sfusato Vasco Rossi che si sposa controvoglia sputando sull’atto contrattuale (ma se è un contratto e basta che male c’è? Sputa forse sui contratti con gli sponsor?), ragazzi in fuga da un istituto che pare – per come è proposto e vissuto dai più – una specie di ospizio per dementi.
Ma loro no. Vogliono sposarsi a tutti i costi. Anche a costo di far saltare i nervi a un Bersani al quale par di sognare che mentre schiatta l’Italia, Monti se ne fotte della concertazione con la Cgil, Berlusconi ritorna e Marchionne dice di andarsene, il suo partito si scaldi e volino tessere stracciate sul fatto che gli omosex vogliono che il loro unirsi etc., si chiami matrimonio e sia identico a quello di chi omosex non è.
Al non più giovane militante di un Pci da guerra fredda e da Emilia rossa e dura, questa faccenda pareva di averla sistemata con una sua dichiarazione e invece volano gli stracci durante il congresso. Il che non dà del Pd un’immagine proprio rassicurante. Quanti italiani infatti pensano che il compiersi della sfida marxiana della distruzione del matrimonio come immagine della sacra famiglia sia una priorità? L’acribia nel voler chiamare matrimonio una cosa che non ha precedenti con questo nome lungo tutta la storia dell’umanità, è motivata dalla difesa dei diritti (che possono esser tutelati bene con altri nomi) o dalla necessità di attaccare qualcosa?
Di certo, al povero soldato Bersani, i nervi stanno saltando. La prospettiva di essere prigioniero di discussioni tra la Bindi e la Concia non è un destino piacevole per nessun segretario di partito, figuriamoci per uno che vorrebbe essere l’erede di Togliatti.
tratto da clandestinozoom.it