Peroratio pro ecclesia
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Caro direttore, vorrei condividere con te e con i sempre più numerosi lettori di Tempi una sorta di “peroratio pro ecclesia”. La parola peroratio porta in sé la radice di orare, cioè pregare, e il significato di perorare, cioè difendere. Mi è venuta questa balzana (ma forse no) idea certamente spinto dall’amore per la Chiesa a cui sono stato introdotto dal servo di Dio don Luigi Giussani e da ciò che è nato intorno a lui e forse anche dall’istinto alla difesa delle realtà importanti che mi deriva dalla professione di avvocato. Vorrei, quindi, ringraziare il Signore per il dono di santa Madre Chiesa (pregando per essa) e nel contempo difendere questo grande dono dalle intemperie di questi tempi procellosi. Dunque.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Ringrazio il Signore per avere stabilito nel mondo e per sempre la Chiesa, che è “una, santa, cattolica e apostolica” (il Credo). È comunque sempre santa, malgrado i peccati dei suoi uomini, perché il suo annuncio è divino e riguarda la verità di Cristo. Un giorno un prete mi disse che dovrei cercare la purezza, anche se la predica mi fosse fatta da una prostituta: un invito a non essere ipocriti. Signore, dacci la semplicità di seguire sempre e comunque questa compagnia santa e unica. E penso che sia unica per quanto ha scritto Chesterton: «La Chiesa è sempre più avanti rispetto al mondo. Ecco perché viene considerata in ritardo rispetto ai tempi. Ha preso in considerazione ogni cosa con tanto anticipo che la gente l’ha dimenticato». Il mondo invecchia molto in fretta. La Chiesa rimane sempre misteriosamente giovane.
Signore, Ti ringrazio perché la Chiesa costituisce «una continuità proprio fisiologica tra Cristo e questo primo nucleo di Chiesa, ed è così che questo gruppetto di persone inizia il suo cammino nel mondo: come continuità della vita dell’uomo Cristo presente ed attivo tra loro» (don Giussani, Perché la Chiesa). Grazie, perché, appartenendo anche oggi a questa realtà, è possibile fare la stessa esperienza dell’incontro personale con Cristo e ciò per sempre. Con la Chiesa si perpetua nella storia del mondo una umanità “diversa” e “nuova”.
Signore, come dimostrano gli Atti degli Apostoli, questa realtà è sempre stata odiata dal “mondo”, il quale si manifesta attraverso il potere politico e culturale, ma è stata (ed è) amata dal popolo, cioè dall’uomo “comune”, quello non anestetizzato dalle ideologie che il potere stesso diffonde.
Signore, Ti ringrazio, in modo del tutto particolare, per la foltissima schiera di martiri, che hanno donato la propria vita per non rinnegare la fede in Gesù e l’appartenenza alla santa Chiesa. Fino a quando, con Costantino, non è stata sancita la libertà religiosa, tutti i Papi, dico tutti, sono stati martirizzati. Dopo l’anno 313 hanno continuato, per moltissimi anni, ad essere dichiarati santi, anche se non più martiri. Tutta la storia della Chiesa è popolata da martiri, che ricordano a tutti i cristiani che la vita c’è per essere data. Come spesso ricordato da papa Francesco, anche oggi i martiri continuano ad onorare la Chiesa, in un numero addirittura superiore a quello del passato. I martiri sono le persone scelte da Dio che, più di tutti, confermano la fede di coloro che vivono la Chiesa e annunciano Cristo in modo indiscutibile a chi ancora non l’ha incontrato. Oggi il martirio si manifesta in tanti modi, non tutti palesemente violenti. Chi testimonia la propria appartenenza alla Chiesa facilmente viene in qualche modo emarginato.
Signore, sono ammirato dalla storia bimillenaria della Chiesa, che in ogni secolo ha visto nascere tra i propri fedeli una miriade impressionante di santi, che in ogni periodo hanno avuto il compito storico di rinnovare la vita della Chiesa, invitando tutti i cristiani a tornare a guardare il volto di Cristo. Santi di statura eccezionale, come Ambrogio, Agostino, Monica, Benedetto, Francesco, Chiara, Tommaso, Carlo e l’elenco sarebbe sterminato. Anche in questo ultimo secolo, che definiamo ateo, il Signore ha fatto nascere santi eccezionali. Ma anche santi “normali” (che tanti cristiani distratti tendono a dimenticare), come ha sottolineato don Giussani (che pure, a mio parere, ha la statura del santo), come il beato Pampuri, il santo Moscati, Pier Giorgio Frassati. Nella vita della Chiesa, la santità permane clamorosamente, anche in forme diverse e, forse, soprattutto nei tempi più difficili.
Signore, Ti ringrazio perché la Tua Chiesa ha sempre dedicato la propria attenzione a salvare la dimensione della cultura. Il cardinale Biffi, nelle sue Memorie e digressioni di un italiano cardinale ha giustamente scritto, a proposito della Chiesa: «Ragione e fede: un matrimonio riuscito». Anche in questo mondo moderno, nato dalla presunzione dell’illuminismo e finito nella più vergognosa irrazionalità, la Tua Chiesa ha salvato la possibilità di ragionare. Nel tempo ha fatto nascere immensi santi in questa direzione: basti pensare ai padri, a San Tommaso, a San Francesco di Sales, a San Giovanni Paolo II. Nei nostri tempi, possiamo pensare a grandi pensatori come Ratzinger, Balthasar (l’uomo più colto della sua epoca), Guardini, Giussani.
Signore, la Chiesa ha generato giganti della carità, che hanno permesso agli uomini e alle donne delle varie epoche di vivere meglio. Penso a san Camillo e san Giovanni di Dio che hanno fondato gli ospedali (lo Stato laico ci ha pensato dopo qualche secolo), a santa Teresa di Calcutta, che ha permesso ai diseredati di morire “come re”, alle tante opere che fino ai nostri giorni soccorrono le varie povertà, che, peraltro, spesso vengono paradossalmente create proprio dai critici della Chiesa.
Signore, Ti ringrazio perché la Chiesa, pur essendo “una” è ovunque, perché non ha mai perso la sua dimensione missionaria, iniziata direttamente con gli apostoli, che si sono sparsi in tutto il mondo allora conosciuto per annunciare la novità di Cristo. Ancora oggi, tanti santi sconosciuti stanno dando la vita per portare il Vangelo della speranza a tutti, con l’educazione e le opere di carità.
Grazie, Signore, perché la Chiesa, nella storia, si è fatta carico della promozione e della salvaguardia della bellezza in ogni sua espressione. Dal contesto di fede e di cultura creato dalla presenza della Chiesa hanno potuto nascere ed esprimersi giganti come Cimabue, Giotto, Dante, Michelangelo, Raffaello e tantissimi altri. Nel suo seno ha potuto nascere il sublime canto gregoriano, che troppo frettolosamente qualcuno ha archiviato. Tantissime chiese, conventi, opere di carità, con la loro sola presenza, sono lì a testimoniare l’amore della Chiesa per il bello, che anche molti atei o radical chic possono ora ammirare.
Uno dei vanti più gloriosi della Chiesa, Signore, è stato quello di avere dedicato ogni energia all’educazione, perché essa sa che senza educazione l’umano rimane come rattrappito e senza prospettive, mentre un umano educato può andare con più facilità e agilità verso il proprio destino buono. Il mondo intero dovrebbe essere grato a questa grandiosa opera che la Chiesa di tutti i tempi ha messo in atto in varie forme e verso tutti, con grande apertura. È dentro l’insegnamento della Chiesa che sono stati salvati gli aspetti positivi che l’uomo è riuscito a vivere in tutta la storia, a cominciare dalla cultura classica greca e romana; anzi, a cominciare dalle radici ebraiche della sua storia, tanto che la Chiesa, ancora oggi, prega con gli antichi salmi. La Chiesa educa perché vuole un uomo libero. Non a caso, sono proprio i regimi politici totalitari a odiare in modo speciale la presenza della Chiesa.
Ti ringrazio, in modo particolare, Signore, perché la Tua Chiesa non si è mai rassegnata ad abbandonare la lotta per la verità e, quando è caduta nella tentazione di cedere a questo abbandono, il Tuo Spirito ha prontamente mandato qualche santo che ha riportato il Corpo storico di Cristo sulla retta via. Ancora il caro don Giussani è chiaro su questo punto: «La Chiesa non è cortigiana della storia, la Chiesa come tale non può essere cortigiana della storia, proprio perché tutto il suo essere, qualunque sia il tradimento dei suoi figli e dei suoi capi, è coscienza del Mistero, del Padre che si è rivelato nel Figlio (…). La Chiesa è il corpo di Cristo. E la Chiesa è fatta di uomini e quindi è tutta quanta piena del dolore del bisogno umano (…) perciò, dove essa è libera, l’umano sta meglio». Sulla stessa onda hanno scritto cose molto chiare anche il grande Chesterton e il cardinale Biffi. Grazie, perché, malgrado i peccati di tutti, la Chiesa rimane una realtà “diversa”, che fa luce a tutto il resto, anche se non tutti vogliono vederla.
Ti ringrazio, Signore, per l’aspetto più esaltante, almeno per me, dell’esperienza cristiana, che è possibile vivere appartenendo alla Chiesa nelle forme che lo Spirito detta. La Chiesa è presente nella storia attraverso le persone chiamate a formare un popolo. La Chiesa segnala una possibilità di comunione che è un fattore dell’altro mondo dentro la nostra storia personale e sociale. Don Giussani cita una frase pronunciata a Fatima da san Giovanni Paolo II: «La Chiesa attraversa i secoli, non come reliquia storica, ma come Persona viva che si incarna e prende corpo in Essa, garantendole gioventù eterna». Parlando dell’incontro con Cristo e la Sua Chiesa, don Giussani ha scritto: «La gente per cui questo incontro interviene, la gente che c’entra con questo incontro, questo è il popolo cui la persona appartiene. Attraverso questo popolo, appartiene al grande popolo della Chiesa. E attraverso il popolo della Chiesa appartiene al grande popolo della storia, al grande popolo dell’umanità che attende, muovendosi come le grandi acque dell’oceano, per venti contrari, per flussi diversi». Malgrado i venti e i flussi, la comunione vissuta della Chiesa va avanti e di questo sono immensamente grato, sperando che il mondo se ne accorga, visto che esso sta per affogare. Sta a noi essere instancabili nell’annunciare la natura ontologica della presenza della Chiesa (ciò costituisce la sua “diversità”), invece che soffermarsi solo sui richiami di natura etica.
E poi, Ti ringrazio, Signore, perché nella Chiesa, e solo nella Chiesa, c’è la possibilità fisica di essere perdonati, inginocchiandosi di fronte ai Suoi ministri per rinascere a nuova vita. «La compagnia (la Chiesa, ndr), nella sua pretesa esauriente, ha un grande compito: smascherare il nostro peccato, smascherare il nostro errore, smascherare il nostro limite, non semplicemente come incidente di percorso di un io che rimane integro e non ha bisogno di nessuna salvezza. La compagnia fa percepire tutta la profondità del nostro essere peccatori, vale a dire che il limite e l’errore nascono da una situazione che deve essere continuamente redenta, recuperata, salvata» (don Giussani). In questo senso, nella Chiesa non ci sono “mele marce”, perché tutti che vi apparteniamo siamo peccatori ed abbiamo bisogno di salvezza. E nella Chiesa la salvezza può avvenire e ci viene quotidianamente offerta attraverso la vita sacramentale e l’appartenenza concreta al popolo di Dio. Qualunque sia il peccato commesso, anche se questo può costarci molte lacrime. Con la Chiesa è possibile sempre risorgere, mentre nel mondo di peccato si può morire, perché non c’è possibilità di perdono, come è facilmente constatabile.
Signore, sono il primo tra i peccatori, ma proprio per questo non posso non ringraziarTi per averci donato la Chiesa, che mi permette (come permette ad ognuno) di riprendere ogni giorno il cammino, addirittura pieno di letizia. Con tale letizia siamo chiamati a pregare per la Chiesa, a lottare per difendere la Chiesa, a non avere vergogna della Chiesa, a costruire la Chiesa nelle comunità e attraverso le comunità nelle quali lo Spirito ci ha chiamato. Senza la Chiesa, Cristo sarebbe una ipotesi astratta di vita e rischieremmo di ridurlo ad un fantasma. Ad Emmaus, Cristo non rimase un fantasma perché spezzò concretamente il pane: ed erano in tre, un nucleo di comunità. Signore, dacci la forza e la saggezza, malgrado i nostri peccati, di amare la Chiesa, perché solo essa ci garantisce, nel nostro drammatico presente, che Dio si è veramente incarnato in Gesù per salvarci e per compiere in ognuno di noi il miracolo inaspettato della gioia.
Foto Ansa
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