La preghiera del mattino

Perché un Mattarella bis può essere pure peggio del Napolitano bis

Di Lodovico Festa
11 Gennaio 2022
Rassegna ragionata dal web su: doppi mandati al Quirinale e altre "forzature della Costituzione", l'invenzione del "populismo energetico" per evitare discussioni sul nucleare e molto altro ancora
Sergio Mattarella con Giorgio Napolitano alla Camera dei deputati
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il presidente emerito Giorgio Napolitano alla Camera dei deputati nel 2018 (foto Ansa)

Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «Così la salita alla presidenza europea di Macron bene rappresenta il difficile percorso che ha dinanzi a sé l’Ue: convincere che occorre trasformare per intero sia la politica estera che la politica economica degli Stati europei». Siamo nelle mani di Emmanuel Macron? Dio mio, in che mani siamo!

Su Dagospia si cita un articolo del Guardian nel quale si scrive: «”Il signor Draghi merita molto credito per la pausa di successo” che l’Italia si è assicurata in questi mesi, “ma la politica tradizionale è destinata a fare il suo ritorno” nel paese, scrive il giornale d’Oltremanica nell’editoriale odierno intitolato “Il punto di vista del Guardian sull’Italia: la Draghi-dipendenza, comprensibile ma non sana”». Il quotidiano “liberal” britannico per antonomasia ha senza dubbio tutti i difetti della tendenza politico-culturale che esprime: una costante astrattezza rispetto ai processi reali, un qualche snobismo elitistico. Ma resta ancorato a un’idea di libertà che è sacra in Gran Bretagna e non può apprezzare l’indefinito commissariamento della politica in atto in Italia dal 2011. Poi naturalmente, nella sua astrattezza, probabilmente non comprende come il ritorno della politica richieda un presidente della Repubblica come Draghi.

Su Dagospia si cita un articolo di Michele Ainis che si conclude così: «Ma è possibile che un regime straordinario generi una carica ordinaria, anzi la carica suprema, quella di chi presiede la Repubblica? Ed è possibile che la scelta sia condizionata dalla lotteria delle quarantene e dei contagi, che già oggi impedisce il voto di 39 parlamentari? La somma di questi quattro fattori determina una situazione senza precedenti, un inedito costituzionale. Ed è forse l’argomento più potente in favore del bis di Mattarella, anche se lui non vuole. Se il vecchio Parlamento ha perso la propria legittimazione, il vecchio presidente no». Mattarella ha in diverse occasioni ostacolato uno scioglimento di Camere che erano con enorme evidenza allo sbando. Secondo diversi osservatori questo atteggiamento è stato ispirato da una situazione che era eccezionale già dopo il 2018 e lo è diventata in modo assoluto dopo l’arrivo della pandemia. Rieleggere un presidente uscente della Repubblica rappresenta una forzatura della Costituzione, rieleggerne uno che non ha preso atto (sia pure, magari, per motivi di forza maggiore) dello stato di delegittimazione in corso del nostro Parlamento, sarebbe una doppia forzatura. I pasticci politico-istituzionali di Giorgio Napolitano hanno prodotto un movimento come i 5 stelle al 32 per cento nelle scorse elezioni, non è difficile prevedere che nuovi pasticci provocherebbero conseguenze altrettanto o forse anche più gravi.

Su Formiche Roberto Arditti scrive: «Draghi che è di gran lunga il più solido uomo di Stato oggi a disposizione dell’Italia sta facendo i conti con le complessità della politica nazionale, che ha messo in crisi altri pezzi da novanta prima di lui, Berlusconi e Renzi (tanto per fare due esempi) in primis». E «il più solido uomo di Stato oggi a disposizione dell’Italia» per affrontare la «complessità della politica nazionale» (per di più in un anno elettorale come il 2023) ha disposizione solo una chance andare al Quirinale e guidare un ordinato scioglimento delle Camere.

Su Huffington Post Italia si riporta un lancio Ansa con questa dichiarazione di Enrico Letta: «Penso che Berlusconi smentirà quelle parole. Se fossero state dette veramente sarebbero molto gravi. La tempistica è sbagliata, profondamente». Pistica, pistica abbasso la tempistica. Solo un semi-prefetto francese come Lettino può considerare pericoloso chiedere al popolo sovrano di sciogliere il nodo di chi deve governare il paese. Un politico responsabile non può rifiutare questa democratica prospettiva, deve semmai aiutare risolverla cercando le convergenze necessarie per coniugare il sacro voto degli italiani con le questioni di emergenza (contrasto della pandemia e attuazione degli investimenti del Pnrr).

Su Huffington Post Italia Fabio Luppino scrive: «Ma il tam tam è andato avanti per un pezzo sulla scuola, anche prima di constatare, caso per caso, cosa stesse effettivamente accadendo. Il ministro Bianchi oggi ha detto che i professori non vaccinati ormai sono intorno all′1 per cento, anche se il ministro dovrebbe sapere che i docenti mancano anche per altri motivi». Anche qualche critica (motivata) a Patrizio Bianchi ci ricorda che un governo di emergenza nazionale pieno di tecnici può affrontare ragionevolmente bene le questioni di emergenza (piano vaccini e attuazione degli investimenti del Pnrr): per il “resto” serve la “politica”.

Su Dagospia si riporta un articolo di Ferruccio De Bortoli sull’inserto Economia del Corriere della Sera nel quale si scrive: «Insomma, c’è un populismo energetico (promettere ciò che è irrealizzabile) in entrambe le direzioni. Nel pensare che le fonti energetiche siano esposte in un ideale scaffale di un supermercato e si possa passare da un prodotto all’altro. E, al contrario, che la scelta nucleare equivalga, per complessità, alla costruzione di un’autostrada». La magica parola “populismo” tende a risolvere ogni questione per chi privilegia il conformismo sull’analisi critica.

Su Dagospia si riporta un articolo di Carlo Bastasin sull’inserto Affari & Finanza della Repubblica in cui si scrive: «È amaro dirlo, ma senza i vituperati vincoli europei la politica italiana torna sistematicamente sulla cattiva strada». È amaro dirlo, ma la teoria dell’imposizione di “vincoli esterni” sulla nostra politica (predicata dai vari Andreatta, Ciampi e altri protagonisti-vincolisti degli anni Ottanta e Novanta) ha portato l’Italia nel pantano in cui si trova.

Su Affari italiani si riporta questa frase di Mario Draghi: «Faccio l’ennesimo invito a tutti gli italiani che non si sono vaccinati a farlo, anche con la terza dose, e ringrazio chi lo ha fatto». Che bello avere alla testa del governo nazionale una persona civile che non “emmerde” i propri concittadini.

Su Affari italiani si scrive, a proposito dell’indagine in corso su Gedi-prepensionamenti: «Cominciano a saltare fuori – si legge sulla Verità – i primi nomi di chi risulta coinvolto nelle attività investigative. Uscita a 55-56 anni a spese dell’Inpgi e rientro dalla finestra come collaboratori, il tutto a danno dei colleghi più giovani. Tra questi ci sono personaggi di primo piano dell’azienda un tempo guidata dalla famiglia De Benedetti». Sul Domani debenedettiano si danno spesso lezioni di moralità. Sullo Ieri sempre debenedettiano, meno.

Sul Blog di Beppe Grillo si può leggere questa frase: «La natura dell’essere umano cambierà. Diventeremo ibridi». No, non è una critica al rapporto tra Giuseppe Conte e Rocco Casalino, è un’intervista (che fa parte dell’infinita serie di storie grillesche etichettabili come “strano ma vero”) al neuroscienziato Rafael Yuste, professore alla Columbia University.

Su Fanpage si riporta questa frase di Carlo Calenda: «In Regione al momento in maggioranza c’è anche il M5s. Ma i 5 stelle, forse mi sbaglio, credo non siano più un problema della politica italiana». Come diceva quella saggia filastrocca veneta? Va’ el Conte/ Coe braghe onte/ Col capeo de paia/ Conte canaia.

Su First online Antonio Duva scrive: «Il paese, dopo le dure prove sopportate negli ultimi due anni, mostra più che mai tre esigenze volte a creare le condizioni affinché l’Italia conti di più in Europa: stabilità dell’azione di governo; rappresentatività degli eletti; maggiore funzionalità del Parlamento che, con il prossimo voto, vedrà ridotto fortemente il numero dei suoi componenti. Le scelte per cogliere questi obiettivi, mature da tempo, sono state sinora colpevolmente trascurate». È particolarmente convincente l’invito di Duva ai partiti italiani ad aprire una fase costituente. Sul problema, poi, di chi ha «colpevolmente trascurato» di affrontare la crisi istituzionale italiana, sarebbe utile aprire una franca discussione.

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