A poche settimane dall’apertura delle iscrizioni, perché un genitore dovrebbe scegliere una scuola cattolica per il proprio figlio? È la domanda che oggi Avvenire fa a Roberto Gontero, presidente di Agesc, in un’ampia pagina dedicata dal quotidiano della Cei agli istituti privati d’ispirazione cattolica, un luogo dove «c’è una grande attenzione all’esperienza dell’educazione», spiega appunto il numero 1 dell’Associazione che riunisce le famiglie con figli in queste scuole. «Non si pensa solo a istruire gli studenti, a trasmettere delle nozioni. Educazione vuol dire che i ragazzi, anzi ogni singolo ragazzo, è al centro dell’attività didattica ed educativa. La scuola cattolica ha come fine la crescita della persona, la piena valorizzazione di tutte le dimensioni della persona umana. Agli altri genitori diciamo: guardate che nel progetto educativo della scuola cattolica i bisogni, i desideri, le aspirazioni di vostro figlio sono presi sul serio e valorizzati in un successo di crescita che ha come fine la piena espressione della sua umanità».
«EDUCAZIONE ALLA LIBERTA’». Non regge, spiega Gontero, la critica di chi vede nelle scuole cattoliche una proposta educativa a senso unico, puramente incentrata a inculcare ideologia religiosa nelle menti dei più giovani. «Basta la nostra esperienza di genitori per capire che un ragazzo cresce solo quando la sua libertà si confronta con una proposta precisa. La scuola cattolica è luogo di educazione alla libertà. Certo, il suo progetto educativo parte da un’identità che si pone naturalmente in dialogo con il resto della società. Nella scuola cattolica sono accolti tutti, a prescindere dal loro credo religioso». E le famiglie se ne accorgono, e sebbene manchi una vera parità scolastica fanno sacrifici pur di far fronte alle alte spese delle rette: «Sanno di fare un investimento reale per il futuro. Inoltre, quasi tutte le scuole che conosco fanno iniziative per andare incontro alle famiglie che hanno difficoltà a pagare la retta».
ITALIA, DISTRAZIONE EDUCATIVA. Tutto questo accade in un periodo storico complesso per l’Italia, segnata da una distrazione sul tema educativo che investe tanto la scuola quanto la famiglia. È quanto spiega il vescovo Gianni Ambrosio, presidente della commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università: «Spesso manca, purtroppo anche nelle classi dirigenti, una cultura della scuola, una stima convinta del suo valore educativo. Spesso manca pure la percezione dell’importanza decisiva dell’istruzione per la vita civile ed economica». Il semplice lamento però non porta a nulla: «Tutti siamo chiamati a trovare insieme le strade per vincere l’ignoranza o la distrazione o l’indifferenza. Siamo chiamati a individuare e promuovere nuovi modi per dare senso, significato e dignità all’esperienza scolastica. Rispetto a un’opinione pubblica spesso fuorviata da visioni distorte e riduttive, rispetto a un contesto culturale segnato da tendenze individualistiche e scettiche, è necessario far emergere chiaramente la dimensione educativa della scuola collocando al centro lo studente».