Perché San Remo è Sanremo (forse)

Di Emanuele Boffi
09 Febbraio 2017
Le poche certezze agiografiche e i dubbi toponomastici non scalfiscono una granitica certezza canora
Italian hosts Carlo Conti and Maria De Filippi on stage during the 67th Festival of the Italian Song of Sanremo at the Ariston theater in Sanremo, Italy, 07 February 2017. The 67th edition of the television song contest runs from 07 to 11 February. ANSA/CLAUDIO ONORATI

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La prima cosa che dovete sapere è che San Remo non esiste. La seconda è che si chiamava Romolo. La terza è che, chiunque sia, ha dato il nome a una città che non si sa se si chiami Sanremo o San Remo. La quarta è che è tutto molto più complicato di così.

Dunque. La premessa è che di San Remo si sa poco. O meglio, si sa che nessun Remo santo è mai esistito, tant’è vero che il suo nome non compare tra quelli del calendario, eppure egli è patrono dell’omonima città. E, tra l’altro, l’onomastico è festeggiato in molte date diverse a seconda di quale san Romolo si desideri ricordare, ma il 13 ottobre a Sanremo quando si ricorda il patrono: il san Romolo di Genova.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Secondo una biografia anonima del X secolo, si è portati a pensare che un tale Romolo, vissuto tra il IV e V secolo, nativo di Villa Matutiae (l’odierna Sanremo), uomo saggio e buono con grandi abilità diplomatiche nel dirimere liti, divenne vescovo di Genova dopo san Siro e san Felice. Forse per sfuggire ai longobardi o forse durante una visita pastorale, morì proprio nella sua città natale. Secondo un’altra versione, invece, il vescovo si ritirò sua sponte in una grotta a Villa Matutiae, conducendo vita eremitica e di preghiera. Sta di fatto che il luogo, in cui fu eretta una chiesa, divenne meta di pellegrinaggi.

Intorno al 930, per proteggere le sue reliquie dalle scorrerie dei saraceni, i fedeli trasportarono il corpo a Genova e lo seppellirono nella cattedrale di San Lorenzo. Si narra che, grazie alla sua intercessione, siano stati compiuti grandi prodigi e vittoriose battaglie siano state condotte in suo nome contro gli invasori. È per questo, pare, che è spesso rappresentato con una spada in mano.

Diffondendosi la venerazione del santo, il nome della località dove s’era ritirato fu ribattezzata Civitas Sancti Romuli (“San Romolo”) che, difatti, anche oggi, è una frazione di Sanremo. Poiché “San Romolo” nel dialetto locale si pronunciava “San Roemu” eccoci arrivati a “San Remo”.

Tutto chiaro? Illusi, così sarebbe facile. Infatti esiste un’altra interpretazione secondo cui il san Romolo di Genova se ne sia sempre stato a casa sua, non abbia mai compiuto alcuna visita pastorale a Villa Matutiae e il nome Remo derivi da una contrazione di “eremo”, che non ha dunque nulla a che fare col santo, o almeno con quello di Genova.

Ricapitolando – per modo di dire – potrebbe anche darsi che il san Romolo di Genova se ne sia sempre stato a Genova senza mai diventare Romuli, Roemu, Remo, quindi san Remo a Sanremo. Lineare, no?

I problemi, però, come ha notato Leonardo Tondelli, non finiscono qui. Infatti: si scrive San Remo o Sanremo? Come si chiama il Comune? Sappiamo che nel 1928 a comparire sulla Gazzetta ufficiale è il nome San Remo e così è ancora oggi. Solo che nello statuto del Comune si legge Sanremo tutto attaccato e la vicenda ha qualcosa a che fare col fascismo, ma anche con alcune baruffe campanilistiche, col caso e con chissà cos’altro – e non stiamo qui a farla lunga. Di certo c’è che noi parliamo della gara ciclistica “Milano – Sanremo”, mentre in Francia scrivono «Milan – San Remo».

Tali incertezze toponomastiche e agiografiche cozzano infine con una granitica certezza canora: che si tratti di Remo o Romolo o Roemu, di Sanremo o San Remo, niente pare poterci risparmiare ogni anno dalla tortura festivaliera. Su questo, purtroppo, non ci sono santi che tengano.

Foto Ansa

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