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La preghiera del mattino

Perché Landini e Schlein hanno scelto di farsi del male con il referendum sul lavoro

Di Lodovico Festa
07 Maggio 2025
Il vero motivo per cui i leader di Cgil e Pd si sono impegnati contro il Jobs Act, le posizioni ben più articolate di Cisl, sinistra riformista, Confindustria. Rassegna ragionata dal web
La segretaria del Pd Elly Schlein in testa al corteo della Cgil per la festa dei lavoratori con il leader del sindacato Maurizio Landini, Roma, 1 maggio 2025 (foto Ansa)
La segretaria del Pd Elly Schlein in testa al corteo della Cgil per la festa dei lavoratori con il leader del sindacato Maurizio Landini, Roma, 1 maggio 2025 (foto Ansa)

Sul Post si scrive: «La decisione di partecipare attivamente alla campagna referendaria della Cgil per i referendum sul lavoro non era scontata. Il Jobs Act è infatti una riforma promossa attraverso vari provvedimenti adottati dal governo di Matteo Renzi, all’epoca segretario del Pd, tra il 2014 e il 2016. Il Pd lo sostenne con determinazione, e lo fecero anche vari esponenti che ora stanno convintamente con la segreteria di Schlein, come per esempio il responsabile economico Antonio Misiani. Per Schlein, però, conta anzitutto la coerenza col suo percorso personale: già nel 2015, da europarlamentare del Pd, aveva manifestato contro il Jobs Act proprio insieme alla Cgil, per poi abbandonare il partito in dissenso rispetto alla linea politica di Renzi; e più di recente, nella campagna per le primarie che l’ha portata a essere eletta segretaria del Pd nel febbraio del 2023, aveva promesso una revisione delle leggi sul lavoro promosse dal Jobs Act. Schlein è da sempre piuttosto preoccupata...

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