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Perché il mega riarmo tedesco rischia di essere azzoppato dalla burocrazia

Con 100 miliardi di euro da spendere e «una montagna di appalti» davanti, il problema della Germania ora è il carrozzone dell’ufficio acquisti della Bundeswehr

Rodolfo Casadei
10/06/2022 - 6:23
Esteri
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Olaf Scholz in visita alla Bundeswehr
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz in visita al comando operativo della Bundeswehr a Schwielowsee, Germania, 4 marzo 2022 (foto Ansa)

Il principale ostacolo ai progetti di riarmo della Germania, all’indomani della decisione del cancelliere Olaf Scholz di stanziare 100 miliardi di euro aggiuntivi ai bilanci per la Difesa, non sono i vincoli finanziari, movimenti pacifisti per ora inesistenti o sabotaggi da parte russa, ma il Baainbw, cioè l’Ufficio federale per l’equipaggiamento, la tecnologia dell’informazione e il supporto alle forze armate tedesche. È quello che si conclude dalla lettura di vari articoli apparsi sui media tedeschi, a partire da quello pubblicato sul sito della tv pubblica tedesca, Deutsche Welle, a firma di Ralf Bosen. Gran parte delle inefficienze dell’esercito germanico e dell’obsolescenza dei suoi mezzi sarebbero dovute alle procedure cavillose e a regolamenti per le gare d’appalto applicati puntigliosamente dall’ente nato dieci anni fa dalla fusione dell’Ufficio federale delle tecnologie di difesa e degli appalti (Bwb) con l’Ufficio federale per la gestione dell’informazione e della tecnologia dell’informazione (It-AmtBw).

Elmetti da testare e radio vecchie di 30 anni

I ritardi dovuti a lungaggini burocratiche non sarebbero più una prerogativa italiana, ma piuttosto tedesca: almeno nel mondo delle forniture militari. Da tempo politici e industriali tedeschi protestano che il Baainbw ha urgente bisogno di essere riformato, e diversi ministri della Difesa ci hanno provato senza riuscirci. L’agenzia è accusata di essere un colosso amministrativo (11 mila dipendenti in tutto il paese, di cui 6.500 nella sede centrale di Coblenza) impegnato a realizzare risparmi di spesa, e che per questo ritarda i processi piuttosto che accelerarli.

Alcuni casi sono citati come esemplari. La presidente della Commissione parlamentare per le forze armate del Bundestag, Eva Högl, ha denunciato al quotidiano Die Tageszeitung che i parà tedeschi aspettano da 10 anni nuovi caschi, e che quello di produzione americana che è stato scelto non può ancora essere dato in dotazione. Il problema è che l’elmetto, che viene utilizzato negli Stati Uniti, deve essere «prima testato di nuovo in modo approfondito, per vedere se si adatta anche alle teste tedesche e se protegge davvero come ci si aspetterebbe secondo gli standard tedeschi». Sull’emittente pubblica tedesca Zdf la Högl si è invece lamentata dell’esito di una sua visita a un battaglione di carristi che dovevano operare con apparecchiature radio vecchie di 30 anni, e di conseguenza «non erano in grado di prendere la guida e di comunicare in modo efficiente» nel corso delle manovre con altre unità della Nato.

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Fucili d’assalto in tribunale

Un altro esempio dei problemi che le forze armate tedesche hanno con le forniture è il G36, il principale fucile d’assalto attualmente utilizzato dalla Bundeswehr. Nel 2015 l’allora ministro della Difesa Ursula von der Leyen decise di ritirarlo dopo che alcuni test avevano rilevato problemi di surriscaldamento e di perdita di precisione in caso di uso intenso o nella stagione estiva. In tali situazioni il G36 farebbe fatica a colpire bersagli distanti oltre i 100 metri, sarebbe inefficace oltre i 200 metri e totalmente inefficace oltre i 300 metri. Dal 2017 sono iniziati gli sforzi per trovare il suo sostituto, individuato nel settembre 2020 nel fucile automatico AR-15/M4 prodotto dalla C.G. Haenel, un modesto produttore di Suhl (Turingia) con un giro di affari di meno di 8 milioni di euro annui. La Heckler & Koch GmbH, produttrice del G36, ha un volume di affari di 290 milioni di euro all’anno. La ditta del Baden-Württemberg ha fatto ricorso affermando che il Baainbw ha commesso degli errori nei test, e il risultato è che oggi, giugno 2022, l’esercito tedesco non ha ancora un nuovo fucile d’assalto, e la controversia legale non arriverà a sentenza prima dell’autunno dell’anno in corso.

Non tutti pensano che la Baainbw sia la principale responsabile dello stallo militare tedesco. «Non c’è dubbio che la burocrazia della difesa tedesca sia assolutamente mostruosa, ma far ricadere tutte le colpe sulla Baainbw non ci porta davvero da nessuna parte», dichiara Frank Sauer della Bundeswehr University di Monaco. «L’ufficio appalti può operare solo nel quadro previsto dalla legge, con scarso margine di manovra». «Molti problemi nascono fuori dall’ufficio acquisti, che essenzialmente fa ciò che gli viene detto di fare», dice Christian Mölling, direttore della ricerca del Consiglio tedesco per le relazioni estere (Dgap), alludendo alle normative Ue in materia di appalti e alle decisioni della politica.

Priorità alle procedure invece che alla qualità

Uno sguardo retrospettivo mostra situazioni come quella che si verificò nel 2018, quando l’allora ministro della Difesa Ursula von der Leyen deliberò con procedura d’urgenza di nominare alla direzione della Baainbw Gabriele Korb perché «non possiamo permetterci di lasciare una struttura importante come la Baainbw nemmeno per un minuto senza una leadership». La Von der Leyen lamentava che gli organici dell’Ufficio fossero scoperti per 2 mila unità sulle 11 mila previste, e che le sue richieste di aumento del bilancio della Difesa per 12 miliardi di euro fra il 2018 e il 2022 fossero state bocciate. Per questo indirizzò una lettera di proteste formali al ministro delle Finanze, che era… Olaf Scholz. Quattro anni dopo, gli effettivi della Baainbw sono al completo, e l’aumento del bilancio, deciso in prima persona da Scholz diventato cancelliere, è stato corposo, ma i risultati ancora non si vedono, e anzi nuvole nere si stagliano all’orizzonte.

Il direttore del Dgap Christian Mölling considera i progetti che dovrebbero essere finanziati nell’ambito del fondo speciale da 100 miliardi di euro come un’enorme sfida organizzativa: «Abbiamo una montagna di appalti davanti a noi, che richiederà un’incredibile quantità di supervisione e di messa a punto, per la quale l’apparato è evidentemente impreparato». C’è spazio e opportunità per molti errori: «Sperimenteremo sviluppi spiacevoli per molti anni. Preoccupa la prospettiva che l’attenzione sarà concentrata non sulla qualità degli appalti, ma sulla conformità alle procedure. Alla fine potremmo sentirci dire: “Abbiamo spuntato tutte le caselle, tutti i regolamenti sono stati rispettati”, mentre il risultato sarà che la Bundeswehr non sarà capace di svolgere i suoi compiti di difesa e di dispiegamento».

@RodolfoCasadei

Tags: Germaniaguerra ucrainaOlaf Scholz
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