Perché il Congo ha fatto causa ad Apple

Di Rodolfo Casadei
28 Dicembre 2024
La Repubblica Democratica ha accusato il gigante dell'hi-tech per i minerali strategici trafugati in Ruanda e Uganda dai ribelli
Protesta davanti a un Apple store a Bruxelles, Belgio, 20 settembre 2024 (foto Ansa)
Protesta davanti a un Apple store a Bruxelles, Belgio, 20 settembre 2024 (foto Ansa)

In aprile aveva minacciato di farlo con una notifica formale, nella seconda metà di dicembre lo ha fatto per davvero: attraverso tre studi legali internazionali la Repubblica Democratica del Congo (Rdc) ha intentato causa contro il gigante dell’hi-tech Apple in Francia e in Belgio per ricettazione di minerali trafugati dal suo territorio con la complicità di gruppi armati locali ed esportati illegalmente nei paesi confinanti.

È la prima volta che uno Stato denuncia una multinazionale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione accusandola di sfruttare materie prime di contrabbando in un contesto di guerra. Nelle parole di uno degli avvocati, il francese William Bourdon, «è un dovere e un onore per la Francia essere il primo paese a giudicare le condizioni in cui vengono sfruttati i “minerali insanguinati” e l’arricchimento infinito di cui beneficiano cinicamente le più grandi aziende».

L’est della Rdc, ricco di minerali, è tormentato dalla violenza sin dagli anni Novanta e le tensioni si sono aggravate dopo la ricomparsa, alla fine del 2021, della ribellione dell’M23, una guerriglia composta da ex militari congolesi che occupa ampie porzioni di territorio nel Nord Kivu. Il governo di Kinshasa accusa il Ruanda di sostenere il movimento allo scopo di mettere le mani sulle risorse, in particolare minerarie, del Congo orientale. Kigali nega le accuse nonostante numerosi rapporti, anche delle Nazioni Unite, denuncino i suoi stretti rapporti con l’M23. Il Ruanda, che nel 2020 esportava minerali per 733 milioni di dollari, secondo Thierry Vircoulon dell’Ifri (l’Istituto francese per le relazioni internazionali) attualmente conosce un vero e proprio boom: «Le esportazioni ruandesi di minerali hanno raggiunto il loro picco quest’anno con 1,1 miliardi di dollari».

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Finanziare i gruppi armati

In aprile la Apple non aveva reagito alle accuse e non aveva risposto al “questionario” che gli avvocati Robert Amsterdam di Washington, William Bourdon e Vincent Brengarth di Parigi e Christophe Marchand di Bruxelles, che tutelano gli interessi della Rdc, avevano inoltrato. Si era limitata a rimandare alla lettura dei suoi rapporti, nei quali si dice che «nel 2023, il 100 percento delle fonderie e raffinerie di stagno, tantalio, tungsteno, oro, cobalto e litio identificate nella catena di fornitura di Apple ha soddisfatto le valutazioni per verificare la conformità ai nostri standard» e che pertanto la società non ha «alcuna base ragionevole per concludere» che una qualsiasi delle sue fonderie o raffinerie di stagno, tungsteno e tantalio abbia «finanziato direttamente o indirettamente» gruppi armati nella Rdc o nei paesi limitrofi.

Il 3 giugno l’azienda aveva poi dichiarato di non essersi mai astenuta dall’intervenire «quando i nostri rigorosi standard non vengono rispettati» e di aver eliminato quattordici fonderie e raffinerie dalla sua catena di approvvigionamento per questo motivo. La musica è cambiata subito dopo il deposito della querela, nella quale la Apple è accusata di «occultamento di crimini di guerra e riciclaggio di minerali sporchi, ricettazione di beni rubati e attuazione di pratiche commerciali ingannevoli per far credere ai consumatori che le sue catene di fornitura sono pulite».

La multinazionale ha di nuovo protestato la sua innocenza, ma nello stesso tempo ha fatto sapere di avere comunicato ai suoi fornitori che «dovevano sospendere l’approvvigionamento di stagno, tantalio, tungsteno e oro provenienti da Ruanda e Rdc», e di averlo fatto, senza altra specificazione, «quando il conflitto nella regione si è intensificato all’inizio di quest’anno. Abbiamo preso questa decisione perché temevamo che non sarebbe stato più possibile per i revisori indipendenti o per i sistemi di certificazione del settore effettuare i controlli necessari per soddisfare i nostri elevati standard».

Tim Cook, ceo di Apple (foto Ansa)
Tim Cook, ceo di Apple (foto Ansa)

Oro e tantalio

Niente di tutto questo era stato reso noto prima della querela del 17 dicembre e prima della “Dichiarazione di preoccupazione relativa ad alcune catene di approvvigionamento di minerali dal Ruanda e dalla Repubblica Democratica del Congo orientale che contribuiscono al conflitto in corso” del Dipartimento di Stato Usa del 7 luglio scorso.

In essa si legge fra l’altro: «Gli Stati Uniti sono preoccupati per il ruolo che il commercio e lo sfruttamento illecito di alcuni minerali, tra cui l’oro e il tantalio estratti a livello artigianale e semi-industriale, provenienti dalla regione africana dei Grandi Laghi, continuano a svolgere nel finanziamento dei conflitti. (…) In molti casi, questi minerali vanno direttamente o indirettamente a beneficio dei gruppi armati ed escono dal paese attraverso il Ruanda e l’Uganda prima di essere trasferiti nei principali paesi di raffinazione e lavorazione. I rischi associati alle violazioni dei diritti umani e dei diritti del lavoro, alla corruzione e al finanziamento dei conflitti si sono intensificati a causa del rinnovato grave conflitto in corso, in particolare dal 2023. Questi rischi includono l’acquisizione, dapprima da parte del gruppo armato Pareco (una milizia filo-governativa – ndt) e poi da parte del gruppo armato M23 sostenuto dal Ruanda, nell’aprile 2024, di un’area chiave per l’estrazione del tantalio vicino alla città congolese di Rubaya e il controllo da parte di gruppi armati non statali di aree per l’estrazione dell’oro nelle province di Fizi, Sud Kivu e Ituri tra le altre, nonché la debolezza della governance delle risorse naturali e delle iniziative di tracciabilità sul posto promosse dalle industrie del settore nella Rdc e in Ruanda».

La “lavandaia”

Il rapporto si riferisce al sistema di certificazione dei minerali detti “3T” (stagno, tantalio e tungsteno) messo in campo dall’associazione mondiale dei produttori di minerali strategici noto come Itsci. Il nome del programma fa riferimento solo allo stagno, ma come missione ha quella di controllare anche i produttori di tantalio e tungsteno, e come tale si presenta: «L’International Tin Supply Chain Initiative è un programma no profit di tracciabilità e due diligence a monte per i minerali di stagno, tantalio e tungsteno. Attualmente viene attuato nella regione africana dei Grandi Laghi – Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda e Uganda – e monitora oltre 3.000 siti minerari artigianali e semi-industriali di minerali 3T».

Il programma è stato accusato di inefficienza e inefficacia in rapporti delle Nazioni Unite e addirittura di essere “la lavandaia” che ripulisce i minerali sporchi di sangue da parte dell’Ong Global Witness. Gli avvocati che hanno fatto causa alla Apple lo definiscono “screditato” e la Responsible Mineral Initiative (Rmi, un’organizzazione al servizio delle imprese per accertare la conformità normativa e l’approvvigionamento responsabile dei minerali nelle loro catene di fornitura) ha rimosso Itsci nel 2022 dall’elenco dei sistemi di tracciabilità approvati, e non l’ha tuttora riammesso. Apple fa parte delle 500 aziende che usufruiscono dei servizi di Rmi, eppure ha citato Itsci cinque volte nel suo dossier 2023 sui minerali in aree di conflitto. Il documento menziona inoltre più volte la Rmi, alla quale Apple ha dichiarato di aver continuato a partecipare attivamente svolgendovi un ruolo di leadership, ma non fa parola della bocciatura di Itsci da parte dell’Rmi.

Se davvero Apple avesse deciso un embargo sui minerali 3T di Rdc e Ruanda, e se ciò dovesse produrre una corsa all’imitazione da parte di altre multinazionali del settore che non volessero essere querelate o avere cattiva pubblicità, le conseguenze sulla produzione mondiale di cellulari, computer, ecc. sarebbero enormi: da soli Repubblica Democratica del Congo e Ruanda totalizzano il 63 per cento di tutto il tantalio estratto nel mondo.

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