Perché i terroristi in Mali combattono con le armi libiche di Gheddafi? Chiedere a Nato e Francia
Il sospetto c’è sempre stato: Al-Qaeda e altri terroristi islamici non avrebbero mai potuto conquistare il nord del Mali se non ci fosse stata la guerra in Libia. Se gli arsenali del rais Muammar Gheddafi non fossero stati saccheggiati dai ribelli, che hanno poi venduto le armi agli jihadisti, la Francia, tra i paesi più convinti e attivi nell’intervento contro Tripoli, non sarebbe mai dovuta intervenire per liberare Timbuctu e il resto del Mali.
ARMI RICONOSCIUTE. Supposizioni, si diceva, che però adesso sono state confermate dai fatti. Reuters ha pubblicato foto di proiettili anti-carro, sparati dai terroristi islamici in Mali, fabbricati in Belgio e venduti tra il 1973 e il 1980 alla Libia di Gheddafi. Non solo, sono stati sparati da armi americane uguali a quelle fornite dagli Stati Uniti a Gheddafi negli anni ’50 e ’60. Vengono dall’arsenale di Gheddafi, quasi sicuramente, anche i fucili d’assalto di era sovietica, mitragliatrici e lancia-granate usati dai Tuareg.
NATO E FRANCIA. Con queste armi, i terroristi hanno facilmente avuto ragione dell’esercito del Mali. Scrive il New York Times: «Questa presunta immissione di armi in Mali dalla Libia rappresenta gli effetti indesiderati di una guerra appoggiata dall’Occidente e solleva nuovi interrogativi sul motivo per cui la Nato e le milizie alleate che hanno aiutato i ribelli a sconfiggere l’esercito di Gheddafi abbiano fatto così poco per impedire che quelle armi si disperdessero».
CONSEGUENZA DELLA LIBIA. Il Nord del Mali è nelle mani di Al-Qaeda, Tuareg e Ansar Din da quasi un anno. Secondo quanto dichiarato a tempi.it dall’inviato di guerra Fausto Biloslavo, «l’intervento era necessario. Sono però convinto che non possiamo dimenticare da dove nasce questa rivolta: molti Tuareg che si sono votati alla causa dell’islam sono arrivati dalla Libia di Gheddafi con armi e bagagli dell’arsenale del dittatore, hanno acquistato altre armi con i riscatti per i rapimenti degli occidentali e grazie ai traffici di droga. Le armi con cui fanno guerra al Mali sono tutte libiche. Ma chi ha voluto buttare giù Gheddafi e intervenire in Libia a tutti i costi?». La Francia, che sta ricacciando sempre più a nord i terroristi.
STATO DELLA GUERRA. Secondo le ultime informazioni sulla guerra in Mali, truppe di Francia e Ciad hanno lasciato Kidal, ex roccaforte dei ribelli islamisti nel Mali orientale, e hanno puntato verso Aguelhok, 160 chilometri più a nord, verso il confine con l’Algeria. Da lì intendono proseguire fino a Tessalit, e quindi occupare il massiccio dell’Adrar des Ifoghas, unica catena montuosa del Paese africano, dove si ritiene che le milizie jihadiste abbiano i loro ultimi nascondigli, grazie anche alle grotte e ai cunicoli di cui l’area è costellata.
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2 commenti
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Negli anni ’50 e ’60 Gheddafi non c’era.
E non capisco la posizione sull’intervento in Libia. Dovevamo ancora una volta stare dalla parte del dittatore, invece che quella di chi lo combatteva?
Effettivamente, l’articolo contiene un colossale anacronismo. Evidentemente, le armi furono vendute a Idriss al-Senussi, il capo-tribù cirenaico fatto re dell’intera Libia dai britannici, solo perché, in epoca coloniale, era stato un forte oppositore della dominazione italiana. Ma nessuna potenza europea o nord-americana mosse un dito per difendere re Idriss contro il colpo di stato di Gheddafi. Quindi, se due più due fa quattro…