
Per Eurostat debito/Pil al 126 per cento, ma ci sono segnali positivi
L’Eurostat ha diffuso in giornata i dati sul debito pubblico per i 27 paesi della Comunità Economica Europea. Per l’Italia i risultati non sono buoni perché indicano un rapporto Debito/Pil al 126 per cento deteminato da un aumento dello stock di debito (1.982 miliardi di euro) e dalla flessione del prodotto interno lordo (1.570 miliardi di euro).
In un periodo di austerità e sacrifici richiesti al popolo italiano da parte del governo “d’emergenza” di Mario Monti è legitimo domandarsi se la direzione percorsa dall’esecutivo tecnico è quella che porterà l’Italia fuori dal guado.
Gianluca Femminis è professore ordinario all’Università Cattolica di Milano dove insegna macroeconomia e per tempi.it commenta i dati Eurostat. «L’aumento del debito è piuttosto limitato. A marzo era 1.946 miliardi e l’incremento degli ultimi mesi è fisiologico perché in questo periodo dell’anno il gettito fiscale non vede i versamenti dell’Irpef, cosa che avverrà nei prossimi mesi. Stiamo vivendo un fenomeno stagionale che è praticamente speculare all’anno scorso. È anche vero che paragonare il 2011 con il 2012 non è particolarmente esaltante».
Professore, allora il problema è il Pil in continua flessione.
Purtroppo sì. Il Pil si è ridotto ed è il grosso problema. La sfida è rimanere su un sentiero virtuoso dal punto di vista della finanza pubblica per un periodo di tempo superiore a tre mesi. Ci sono dei segnali positivi: il debito pesa ma non in modo drammatico.
Come? Mi ha appena detto che il debito è aumentato.
Guardiamo i tassi di interesse dei Btp decennali di oggi: sono al 4,85 per cento. È un dato che possiamo definire “non bello, ma neanche bruttissimo”. Se guardiamo le serie storiche, si nota che il tasso del marzo 2011 era praticamente uguale all’attuale. Stiamo parlando di un periodo antecedente alla fase di tensione dei debiti sovrani. Possiamo concludere che la situazione sta ritornando sostenibile e non è una cosa da poco. Vuol dire che il tasso di interesse non è governato solo da uno spread che rimane alto, ma anche dai tassi drammaticamente bassi dei Bund tedeschi: elemento che rende i titoli di Stato italiani appetibili nei mercati.
Quando lo spiraglio da lei intravisto sarà percepito dagli italiani?
Non riesco a dirle che sono sicuro e soprattutto che da una certa data tutto cambierà, però sono speranzoso. Leggevo ieri che gli ordini per l’industria italiana sono in leggera ripresa: in luglio sono cresciuti del 2,9 per cento. Un aumento degli ordini non coinvolge ancora la produzione e i fatturati, ma è di buon auspicio per il breve futuro. Comunque anche i fatturati industriali hanno visto qualche miglioramento nel periodo estivo dell’anno in corso: in luglio si è registrato un aumento del 1,3 per cento, ripetuto anche in agosto. Tutto però rimane strettamente correlato alla situazione dell’economia globale, questo dato non va dimenticato.
Gli italiani potranno iniziare a sorridere dopo i sacrifici?
Se dovessi fare un esercizio teorico direi che la luce si inizierà a vedere dall’estate 2013. Ma so bene che prima ci saranno le elezioni politiche e che lo scenario rimane incerto. Molto dipendrà da cosa accadrà ad aprile.
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