Abusi. Domani è il giorno della verità per il cardinale George Pell
Domani è il giorno della verità per il cardinale George Pell. L’Alta corte di Canberra dovrà infatti decidere se l’ex arcivescovo di Melbourne, condannato in primo e secondo grado, ha diritto a ricorrere in appello avverso alle sentenze che l’hanno condannato a sei anni di carcere per l’abuso di due ragazzini nella cattedrale di San Patrick nel 1996 a Melbourne.
LA VOCE DEGLI AVVOCATI: «PELL SARÀ ASSOLTO»
Con una formula un po’ insolita, i giudici supremi decideranno solo domani: 1) se Pell ha diritto ad appellarsi alla corte; 2) in caso di risposta positiva, se concedere o meno l’appello; 3) in caso di concessione dell’appello, se le argomentazioni di Pell sono corrette o meno e dunque va scagionato. Anche se poco probabile, l’Alta corte potrebbe anche retrocedere il caso in appello.
Secondo il Guardian, la voce che circola tra gli avvocati è sempre la stessa: «Pell sarà assolto». L’accusa si basa esclusivamente sulla versione «estremamente convincente» di uno dei due abusati (il secondo è morto nel 2014 dopo aver dichiarato di non aver mai subito violenze da Pell), che però in primo grado è stato contraddetto da oltre 20 testimoni. Secondo l’avvocato di Pell, Bret Walker, «la giuria e la corte d’appello sono stati così travolti dalla testimonianza in video dell’accusatore che hanno sottovalutato l’importanza delle prove a favore di Pell».
OLTRE OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO
Ed è proprio su questo punto che ruoteranno gli argomenti della difesa anche davanti all’Alta corte: «Credere in un accusatore “convincente” non equivale, ipso facto, ad eliminare il ragionevole dubbio». Secondo i legali, le testimonianze che scagionano Pell di oltre 20 uomini di Chiesa presenti il giorno del presunto abuso non possono non indurre un «ragionevole dubbio»: «Vanno considerate tutte le prove», è la frase chiave che verrà ripetuta domani. Infatti, va avanti il ragionamento, i giudici non possono invertire l’onere della prova e pretendere da Pell di dimostrare la falsità dell’accusa, affermando che metterla in dubbio con decine di testimoni «non è sufficiente». Questa è anche l’opinione di uno dei tre magistrati del processo di appello, Mark Weinberg, che ha scritto una lunga dissenting opinion contro il verdetto di condanna deciso a maggioranza dai due colleghi.
Mai nella storia era stato accusato e condannato di abusi sessuali un membro così in alto nella gerarchia vaticana. Ma le accuse all’ex tesoriere lasciano aperti molti dubbi, come più volte scritto da questo giornale. Secondo alcuni, gli abusi sessuali imputati a Pell non sarebbero appena improbabili, ma anche «impossibili». Lo sostiene Andrew Bolt, il giornalista agnostico più famoso d’Australia. In un’intervista a Tempi, il giornalista di Sky non ha solo dichiarato che Pell «è un capro espiatorio», non ha solo denunciato la «caccia alle streghe» in atto nel suo paese, ma ha anche dettagliato come la versione dell’accusatore stesso dimostri l’impossibilità dell’abuso.
IL SILENZIO DI PELL
Domani, o al massimo giovedì, si saprà la verità e Pell conoscerà il suo destino. Il cardinale di 78 anni, che da oltre un anno si trova in isolamento in carcere senza poter dire messa né leggere il breviario, non sarà presente a Canberra e non parlerà davanti all’Alta corte. Ancora una volta, sceglierà la strada del silenzio, che molti hanno interpretato come un’ammissione di colpevolezza invece che come una dimostrazione di umiltà e rispetto verso il dramma degli abusi da parte del clero che hanno funestato la chiesa australiana.
Foto Ansa
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