Paura e sgomento nell’Aleppo jihadista, tra alberi di Natale abbattuti, ronde e coprifuoco
Ad Aleppo è calato il silenzio. Dopo l’occupazione della più importante città del nord della Siria da parte dei jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham venerdì, che ha lasciato i residenti «stupefatti», dopo i violenti scontri a fuoco e i bombardamenti di sabato, dopo che il complesso francescano del Terra Santa College è stato colpito, probabilmente per errore, ora in città regna la calma, ci raccontano fonti di Aleppo.
Coprifuoco ad Aleppo e strade deserte
«Né oggi né ieri (lunedì e domenica per chi legge – ndr) ci sono state sparatorie», spiega a Tempi Nabil Antaki, medico presso l’ospedale cittadino di Saint Louis e membro laico della congregazione dei Maristi blu. «Gli islamisti che fanno le ronde per le strade hanno imposto un coprifuoco dalle cinque del pomeriggio alle sette del mattino, ma anche negli altri orari nessuno esce di casa: c’è troppa paura».
Le ronde dei jihadisti nei quartieri cristiani di Aleppo
I terroristi islamici hanno rassicurato la popolazione, garantendo che non verrà fatto del male ai civili. Ma nessuno si fida di loro. «Per il momento preferiamo restare in casa», racconta a Tempi Roula Mistrih, una laurea in scienze biologiche all’Università di Aleppo, oggi in cerca di lavoro in una città che ha sempre meno da offrire ai giovani. «La situazione è ambigua. Tutti i negozi sono chiusi, compresi i panifici, anche se i miliziani distribuiscono pane alla gente. Ci sentiamo minacciati e non sappiamo che cosa sarà di noi. Per questo per ora restiamo in casa. Domenica però siamo usciti per andare a Messa».
«Hanno regalato Aleppo ai terroristi»
Nonostante la paura, domenica i cristiani hanno affollato le chiese, dove le celebrazioni sono state spostate prima dell’inizio del coprifuoco. Le famiglie hanno condiviso gli stessi discorsi di paura e sgomento. «Non potevamo immaginarci che avrebbero conquistato Aleppo», continua Antaki. «Pensavamo che, come accaduto in passato, sarebbero avanzati un po’ e poi l’esercito li avrebbe respinti».
I jihadisti ad Aleppo distruggono gli alcolici nei negozi
Invece i soldati «sono scappati, non hanno combattuto e hanno abbandonato le loro postazioni», prosegue il medico dell’ospedale Saint Louis. «Ci hanno traditi. Non si può dire che Aleppo sia caduta: Aleppo è stata regalata ai terroristi e non sappiamo perché».
Come i jihadisti trattano i cristiani
La paura degli aleppini è giustificata. Nonostante alcuni media internazionali scrivano che i jihadisti di Hts si sono separati da Al Qaeda nel 2017, tutti in Siria sanno come hanno trattato dopo quella data i cristiani a Idlib, dove è stato instaurato un emirato.
«Molti cristiani di Idlib sono stati uccisi, altri sono stati costretti ad andarsene dalle loro case senza poter portare nulla con sé», ricorda Antaki. L’attuale vicario apostolico di Aleppo, monsignor Hanna Jallouf, è stato per anni parroco della chiesa di San Giuseppe di Knayeh, sotto il governo dei terroristi.
Hts abbatte la statua del fratello del presidente, Bassel al-Assad
Prima i jihadisti gli hanno fatto staccare le croci dalla facciata della chiesa e dal campanile, poi hanno ordinato di eliminare la statua della Madonna e quelle dei santi. Sono state anche fermate le campane e al frate francescano è stato tolto perfino il saio.
Poi sono arrivati gli espropri delle abitazioni e dei terreni dei cristiani, utilizzati per ospitare i terroristi e le loro famiglie, l’imposizione di nuove tasse, chiese e conventi bruciati o rasi al suolo, omicidi e rapimenti dei membri del piccolo gregge di cinquemila cristiani che abitava i villaggi di Knayeh, Yacoubieh e Gidaideh prima della guerra.
Gli aleppini scappano
Nonostante le rassicurazioni, già due milioni di persone hanno abbandonato Aleppo per dirigersi a Homs e Damasco. La gente non ha potuto prendere l’autostrada, bloccata dai jihadisti, ma si è inoltrata per le strade di campagna, quelle utilizzate durante le fasi peggiori della guerra, quando tutte le altre vie erano impraticabili.
«Le strade però erano intasate», spiega ancora Antaki. «Il viaggio dura due ore in condizioni normali, invece ce ne sono volute anche quindici per scappare».
«Ci attende un massacro o un califfato»
Russia e Siria hanno promesso di riconquistare la città, anche con l’aiuto di Iran e Hezbollah libanesi, e ieri hanno effettuato bombardamenti sui gruppi di jihadisti a Idlib. Ma per il medico dell’ospedale Saint Louis non ci sono opzioni favorevoli per gli abitanti di Aleppo:
«Ci sono solo due possibilità, entrambe negative per noi. La prima è che l’esercito tenti di riconquistare Aleppo, ma se bombardano la città, moriranno molti più civili che jihadisti; se chiudono la città, saranno mesi di agonia e a pagarne il prezzo saremo comunque noi; se invece cercano di combattere strada per strada, potrebbe essere un massacro: i miliziani hanno decine di migliaia di soldati».
«La seconda possibilità – continua Antaki – è che permettano ai terroristi di creare un califfato, ma questo è inaccettabile. Anche se adesso dicono di essere moderati e che vivranno in armonia con noi, sappiamo che non sarà così. Anche a Mosul avevano promesso di “comportarsi bene”, ma dopo tre settimane di calma sono iniziati i soprusi».
Un islamista abbatte un albero di Natale ad Aleppo
«Pregate per la nostra amata Siria»
Qualcuno teme che la situazione possa degenerare in breve tempo. Sono tanti i filmati che mostrano i miliziani applicare alcuni dogmi del fanatismo islamico: gli alberi di Natale danneggiati, le partite di calcetto con la testa della statua dell’ex presidente Hafez al-Assad dopo averla distrutta, le ronde con musica estremista a tutto volume, l’irruzione nei negozi per distruggere tutte le bottiglie di alcolici e liquori.
«Siamo spaventati all’idea che possano iniziare ad attaccarci», racconta la giovane Roula Mistrih. «Fino ad adesso ho cercato di tenere alto il morale e di mostrare fiducia davanti agli altri, ma ho paura. Pregate per noi e per la nostra amata Siria».
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