Pasqua al cinema? Abbiamo visto per voi Noah, il cugino americano di Noè. Un diluvio di fregnacce
Bisogna anzitutto ricordarsi che nonostante le massicce apparenze la Bibbia ha il dono della sintesi. Lo aveva già capito due millenni fa il cosiddetto Anonimo del Sublime il quale individuò nei primi versetti della Genesi la fattispecie della narrazione vertiginosa, che mostra nel giro di poche parole un precipizio infinito. La fama della Bibbia – fama stilistica, intendo – è dovuta a espressioni brevi, concise, fulminanti: «E fu sera e fu mattina». Ho controllato sulla mia copia; a non voler considerare la Genesi che da un versante meramente narrativo, una pagina basta a raccontare la creazione di luce, firmamento, acque e luminaria magna, ossia sole e luna; alla fine della seconda pagina la creazione è stata completata; alla fine della terza Eva viene data ad Adamo e alla fine della quarta avvengono la cacciata dal Paradiso terrestre e l’inizio della storia umana propriamente detta.
Quanto tempo è passato dall’inizio della storia? La Genesi racconta che Noè scoperchiò il tetto dell’arca, guardò e vide che la superficie della terra era asciutta il primo giorno del primo mese del suo anno seicentesimo primo (8, 18) e nel versetto successivo aggiunge che la terra fu asciutta il ventisette del secondo mese. È trascorso più di un anno; la mano che scrisse la Bibbia lo ha raccontato in due capitoli, riservandosi un capitolo preliminare per le cause dell’ira di Dio e un capitolo ulteriore per il sigillo dell’alleanza fra Dio e l’uomo, l’istituzione dell’arcobaleno e la preconizzazione del destino della posterità di Noè.
Il sublime, la narrazione vertiginosa che contraddistingue le prime pagine della Bibbia, nel film americano va del tutto a farsi benedire; la solennità di termini e modi che puntella il resoconto veterotestamentario è maestosa se concentrata nelle poche pagine essenziali di un testo scritto quando scrivere era materialmente difficile e faticoso, mentre diventa bolsa se dilatata nelle due ore e mezza di uno spettacolo che il progresso della tecnica e della virtualità ha reso, per quanto complicato, indubbiamente più comodo da realizzare. «E fu sera e fu mattina, primo giorno» è una formula senz’altro più efficace di «E fu sera e fu mattina, eccetera eccetera, omissis, bla bla bla».
Il mix giusto per sfondare
Alla gente piace l’azione, vedere altra gente che si mena: donde le numerose scene di guerra di tutti contro tutti, che andavano intese come un omaggio al filone di Braveheart piuttosto che a Thomas Hobbes. Alla gente piace l’amore: donde la tormentata storia d’amore fra Sem (personaggio biblico) e Ila (non sono riuscito a rileggere la Bibbia per intero prima di mettermi a scrivere ma penso di poter arguire che si tratti di un personaggio immaginario). Alla gente piacciono i bambini: dunque, si è detto Aronofsky, facciamo un drammone familiare in cui Ila ha una ferita al grembo che le impedisce di far figli, salvo poi miracolosamente partorire due gemelle e venire minacciata da Noè che vuole ucciderle a nuda lama. Alla gente piace la magia: quindi diamo ad Anthony Hopkins il ruolo di Matusalemme dotato del potere di rendere feconde le sterili e soprattutto di praticare l’anestesia totale su minori premendo loro la fronte con un dito. Ai bambini piacciono i mostri: allora popoliamo la terra di giganteschi Guardiani che sembrino dei Transformers di pietra e che in primo piano mostrino la faccia lacrimosa di ET.
Non so, non credo, anzi non mi interessa che Aronofsky o i produttori pensino davvero che questo fosse il messaggio sotteso al testo biblico e che l’ira di Dio nei confronti dell’uomo fosse dunque dovuta allo scarso ambientalismo dei contemporanei di Noè, nel tentativo di comunicare allora ai pochi giusti del genere umano un messaggio simile a quello che il Signore sta oggi faticosamente tentando di farci capire riguardo al riscaldamento globale per bocca di Al Gore. A guardare il film con occhi appena appena smaliziati è evidente che il messaggio ambientalista è un riempitivo né più né meno come le scene truculente, le scene d’amore, le scene drammatiche e le scene magiche: è stato calcolato a tavolino cosa piace al pubblico e gli è stato dato in pasto come materia di riflessione e discussione.
Di conseguenza non mi interessa nemmeno la protesta degli ultracristiani per i quali il film puzza di blasfemia perché travisa il messaggio divino. Gli autori del film non sono irriguardosi; piuttosto li accuserei di essere dei fregnacciari. Si sono vantati di avere condotto le riprese su base filologica, evidente ad esempio nella composizione dell’arca che nell’immaginario di tutti noi è una barcona ma invece è effettivamente un parallelepipedo, un container ligneo come l’hanno ricostruita loro secondo le indicazioni che il Signore dà a Noé: trecento cubiti di lunghezza, cinquanta cubiti di larghezza e trenta cubiti di altezza (Genesi 6, 9) ossia, dicono gli esperti, 130 x 22 x 13 metri.
Sorpresa. Questi, primo fabbro, inventore del martello e secondo la tradizione anche della musica (l’iconografia lo mostra mentre, primo percussionista della storia, batte il ritmo sull’incudine), è il personaggio più riuscito del film: si proclama re del circondario e dev’essere anche l’inventore della tartare in quanto mangia animali crudi staccandone la testa in un boccone come l’Ozzy Osbourne dei tempi migliori. Noè lo fronteggia dichiarandosi figlio di Lamec, ed è giusto, dimenticando però che stando a Genesi 4, 22 fu figlio di Lamec pure Tubalcaino, il quale viene affrontato e sconfitto in un combattimento finale degno della scena della salamoia di Chi ha incastrato Roger Rabbit.
Noè passa invece per inventore dell’aborto selettivo: non se ne vanta, in verità, ma promette a Ila che farà vivere il frutto del suo grembo se sarà un maschietto e lo ucciderà se femminuccia, la quale potrebbe generare altri figli. Il cardine del film è questo: Noah si sente incaricato da Dio del compito di sterminare gli uomini, la principale colpa dei quali non è che «ogni pensiero del loro cuore era di continuo al male» (Genesi 6, 5) ma di mangiare carne anziché nutrirsi di bacche. Ciò che nella Bibbia è trascendente viene tradotto in immanenza perché così deve essere, perché nella cultura di massa la religione è impronunciabile se non viene ridotta a spiritualità vagamente fru-fru così come il patto che lega l’uomo a Dio può essere comprensibile solo in termini di attivismo superficiale. Altrimenti il film non vende e le sale restan vuote.
Ho come il sospetto che gli evidenti anacronismi – la gente si veste come nell’alto medioevo, a parte Noah che di tanto in tanto indossa una polo, mentre una foglia di alloro cangiante serve a Ila come test di gravidanza – potessero volutamente essere finalizzati a camuffare il travisamento del senso del testo sacro. Nella Bibbia Noè appare ancora oltre i quattro capitoli che raccontano la sua storia, in riferimenti del Nuovo Testamento che le danno profondità teologica e dottrinale, naturalmente del tutto assenti nel film.
Inoltre Noah rispetta le dimensioni dell’arca ma tradisce il comandamento di Dio: secondo Noah “il Creatore” gli rivela espressamente che l’acqua separa il puro dall’impuro, salvando il primo e affogando il secondo, quando invece il Signore comanda a Noè di portare nell’arca sia gli animali puri sia quelli impuri (Genesi 7, 2), a significare che sulla terra la giustizia non è da una sola parte e che la purificazione, quando verrà, sarà oltremondana. Senza questa prospettiva la storia di Noè è decapitata come una pietanza di Tubalcaino e resta semplicemente la storia di Noah, ambientalista vegetariano pluriomicida che crede di essere sempre dalla parte del giusto e ignora come invece il patriarca era stato scelto da Dio perché era giusto per la sua generazione (Genesi 6, 9) ossia era giusto in relativo, e non in assoluto. Noè era il meno peggio e per questo Dio volle salvarlo insieme a quanto di puro e impuro si trovava sulla terra.
Articoli correlati
12 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Aldilà di tutto, Antonio Gurrado hai fatto una recensione fantastica!
A proposito di interpretazione della Bibbia consiglio un libro di Giobbe Covatta che ci rende comprensibili i nobili contenuti. Inizia così, cito a memoria: “all’inizio fu il verbo, solo dopo arrivò ….il complemento oggetto.
Caro Gurrado Antonio non perdere tempo, indicaci solo i film che vale la pena vedere. Buona Pasqua
Solo che per Giobbe Covatta si applicano solo i verbi intransitivi, ovvero quelli che non possono avere un complemento oggetto es Laura (soggetto) ride (verbo), e così anche Covatta (soggetto) falsifica (verbo), oppure Covatta (soggetto) legge (verbo), ma che cosa legge ?? i pizzini gli hanno ordinato di leggere se vuole intascare i soldi della serata. Ridicolizzare i cristiani è cosa facile, remunerativa e soprattutto non rischiosa e trova numerosi quaquaracquà come fans.
Ma un minimo di autoironia dissacrante no eh? Di cosa avete paura, di bruciare all’inferno? Perfino l’attuale papa è più allegro di voi.
ha anche inventato il montgomery
Hanno fatto il possibile per renderlo verosimile.
Mica potevano fare un film su un Dio che si pente delle sue creature e per uccidere tutta l’umanita compresi gli animali (tranne i pesci e forse gli uccelli) allaga il pianeta facendo piovere!!
Queste si sono “frescacce”……..
Shiva101
“Hanno fatto il possibile per renderlo verosimile”? Come con Matusalemme ed il dito?
Sono fregnacce per un superficiale. Il diluvio è presente in molti miti tra culture anche non in relazione tra loro.
Le cose o si sanno leggere o si tace. Tu non sai tacere su quello che non capisci e mortifichi soprattutto te stesso perché ti precludi di capprofondire cose affascinanti. Rispondi solo per contraddire anche se incerto nella risposta (questo è fin troppo visibile).
hai ragione, non ho approfondito come abbia fatto a recuperare gli orsi polari…
ovviamente ne bastano due, un maschio e una femmina (sperando che non gli succenda niente senno addio specie)..
certo bisogna poi sfamarli con tonnelate di carne..
e certo poi tocca riportarli al polo Nord ma che ce frega.. tanto so tutte frescacce.. no?
– P.s.: a proposito, tu che hai approfondito: ma perche non ha fatto semplicemente sparire quelli che no nvoleva lui invece di uccidere tutti per annegamento compresi gli innocenti, ad esempio i bambini e tanti animali?
Dai spiegacelo tu che hai approfondito….
Lo vedi Shiva che non hai capito e rispondi a … capocchia!
Orsù shiva11 rileggi il post… ti ho detto “Il diluvio è presente in molti miti tra culture anche non in relazione tra loro” (volevo intenderti di non fermarti alle apparenze e di non leggere il mito come il manuale del cellulare ).
Ti ho detto che è affascinante perché i miti nascondono verità.
E tu vuoi sapere sugli orsi polari… ma per favore !!!
PS — E fai pure lo spiritoso… bravo, bravo, bravo…….bravo!
ah ecco.. quindi concordi con la “frescaccia” dell’arca e degli animali..
bene è gia un passo avanti…
Shiva101
Un passo avanti per te. Io mi fermo e ti aspetto e ti dono due indizi: Ur, Utnapishtim.
Non è una “frescaccia” ma una cosa bella.