Paritarie chiedono un «regime identico per scuole statali e non»

Di Chiara Sirianni
30 Settembre 2011
Giulio Massa, presidente di Aninsei, lamenta i ritardi nella consegna dei fondi alle scuole paritarie promessi dallo Stato. E poi rilancia a Tempi.it sul livello costituzionale-legislativo: «Che senso ha parlare di parità se i membri esterni delle commissioni di maturità possono essere nominati solamente tra i docenti delle statali?»

La crisi economica, unita alla manovra finanziaria del governo, ha tra le sue conseguenze tutta una serie di proteste da parte di manifestanti di ogni forma e colore, dalle associazioni di categoria ai sindacati, dai blogger ai ricercatori. Tra gli altri, spicca il “gruppo di lavoro per la parità“, istituito nel 2009 dal ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini, col compito di indicare i punti critici nell’applicazione della legge sulla parità scolastica. Il gruppo (che comprende Agesc, Fidae, Msc-Fidae, Fism, Aninsei, Foe-Cdo) ha lanciato un grido d’allarme al governo: anche alla scuola paritaria mancano i fondi. «Non ci sogneremmo mai di chiedere delle risorse aggiuntive in un momento tanto drammatico per il Paese» precisa Giulio Massa, presidente di Aninsei (Associazione Nazionale Istituti Non Statali di Educazione e di Istruzione). «Il nostro è un sollecito, legato all’enorme ritardo dell’erogazione dei contributi già stabiliti».

Per legge le scuole paritarie fanno parte di un unico sistema nazionale di istruzione, e per questo il bilancio pluriennale dello Stato, approvato a dicembre 2010, prevedeva per gli anni 2012 e 2013 uno stanziamento di 280 milioni di euro per l’istruzione non statale. Quanto è stato versato, fino ad oggi? «La metà della metà. I fondi stanziati dal governo sono teoricamente coperti dalla vendita delle frequenze televisive». Questo ritardo mette in forte difficoltà soprattutto i piccoli istituti, come le scuole materne ed elementari, che hanno poche sezioni e fanno molto affidamento sulla convenzione firmata col Ministero. «A oggi non è stata ancora avviata la procedura di riparto del reintegro dei contributi per l’anno scolastico 2010/2011. Se le cose non cambiano saranno costrette a cessare l’attività, con gravissimo danno per le comunità locali e per la stessa scuola pubblica».

Per questo il Gruppo ha rivolto un appello a Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, a Mariastella Gelmini e al ministro dell’Economia Giulio Tremonti: «È assurdo togliere risorse alla scuola paritaria per la necessità di ridurre la spesa pubblica statale» prosegue Massa. «Quanto spenderebbe lo Stato, se dovesse accogliere tutti gli studenti che attualmente frequentano le paritarie?». Il sogno rimane quello di combattere la battaglia a livello costituzionale-legislativo, più che economico: «Un regime identico, per scuole statali e non statali, eviterebbe questi problemi».

Le regole dovrebbero essere le stesse per tutti: «Ad esempio, che senso ha parlare di parità se i membri esterni delle commissioni di maturità possono essere nominati solamente tra i docenti delle statali? Gli altri hanno meno dignità?». Lo stesso vale per le leggi che riguardano la sicurezza, o per la retribuzione degli insegnanti. «Che fine ha fatto il sistema scolastico integrato? Le paritarie non meritano di essere trattate come aziende».

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