La compassione della Veronica per Cristo. Una mostra diffusa in Lombardia

Di Giuseppe Beltrame
11 Maggio 2025
Fino all'11 novembre eventi e visite guidate in tutta la regione alla scoperta di 21 affreschi del Sacro Volto. «Quella donna sulla via del calvario ci invita a contemplare Gesù»
La Veronica situata nella Collegiata di Vimercate, in provincia di Monza e Brianza (foto associazione Il Volto Ritrovato)
La Veronica situata nella Collegiata di Vimercate, in provincia di Monza e Brianza (foto associazione Il Volto Ritrovato)

Un manto rosso a motivi floreali annodato sulla veste blu con una fibula dorata, i capelli raccolti avvolgono il viso serafico, a sua volta contornato da un’ampia aureola. Tra le mani la donna tiene un panno bianco, lo stende come a mostrarlo agli spettatori, al centro campeggia il volto di Cristo. Si tratta della più antica rappresentazione conosciuta di Santa Veronica con il velo (1280 ca.), opera di un artista anonimo e situata in una nicchia in muratura della Chiesa brianzola di Santa Maria Hoè, una delle protagoniste della mostra diffusa VeLo. Veronica in Lombardia.

La mostra diffusa

In occasione del Giubileo 2025 e fino all’11 novembre l’esposizione invita a mettersi in cammino sulle antiche vie dei pellegrini, toccando tutte le province della Regione. Per l’occasione sono state selezionato 21 raffigurazioni della vera icona di Cristo che il popolo chiamava “veronica”, oggi custodita in San Pietro, anche se illeggibile.

La Veronica di Santa Maria Hoè (foto associazione Il Volto Ritrovato)
La Veronica di Santa Maria Hoè (foto associazione Il Volto Ritrovato)

Tutti diversi per tratto e stile, ma intrisi di una profonda fede popolare, gli affreschi rappresentano il panno con al centro il volto di Gesù, sorretto da angeli o dalla stessa Santa Veronica, e sono stati eseguiti tra il XIII e il XVI secolo. Anche Dante rimase affascinato dalla reliquia, tanto da citarla nella sua Vita Nova: «In quel tempo che molta gente/ va per vedere quella immagine benedetta/ la quale Gesù Cristo lasciò a noi/ per esempio della sua bellissima figura».

«L’idea nasce dai membri dell’associazione Volto ritrovato – spiega a Tempi Alessia Quadrio, una delle curatrici del progetto -, uniti dall’interesse per il velo di Manoppello e le antiche acheropite di Cristo, le immagini del Suo volto miracolosamente impresso sui tessuti. La visita di Benedetto XVI nel piccolo comune abruzzese dove è custodito il Volto Santo e l’ipotesi che il velo potesse essere l’antica reliquia medievale chiamata veronica furono all’origine della ricerca». Fu proprio Ratzinger, a cui era dedicata la mostra del Meeting di Rimini del 2013 dal titolo “Il Volto ritrovato. I tratti inconfondibili di Cristo”, a invitare gli organizzatori a continuare lo studio del tema. Da qui nacque anche il progetto Veronica Route, che si propone di stilare un catalogo online delle opere artistiche e letterarie inerenti alla veronica romana. Ad oggi si contano centinaia di opere catalogate in tutto il mondo.

«Tutte le rappresentazioni – prosegue Quadrio – raffigurano il desiderio di ritrarre il volto di Cristo attraverso il gesto di affetto di una donna nei suoi confronti. È incredibile la varietà della sua iconografia, che testimonia le sensibilità diverse accomunate dal desiderio di “vedere” il volto di Gesù che ha attraversato tutti i secoli».

L'affresco collocato in una stanza di un palazzo a Ponte in Valtellina, in provincia di Sondrio (foto associazione Il Volto Ritrovato)
L’affresco collocato in una stanza di un palazzo a Ponte in Valtellina, in provincia di Sondrio (foto associazione Il Volto Ritrovato)

Una doppia Veronica

Il culto della Veronica cominciò per volontà di Innocenzo III all’inizio del XIII secolo e fu poi favorito dal Giubileo del 1300, che portò migliaia di pellegrini a Roma anche per vedere il Sacro Volto. «L’identificazione della donna cambiò nel tempo – spiega Quadrio -. Prima del XIV secolo la figura si riferiva a Berenice, l’emorroissa che guarì all’istante toccando un lembo del mantello di Cristo. Secondo la tradizione, Gesù le donò un panno su cui era impresso il suo volto a memoria del loro incontro. Cristo, quindi, nelle rappresentazioni più antiche ha un volto sereno e luminoso, che non presenta traccia di sofferenza».

La sua iconografia cambiò quando il culto cominciò ad ampliarsi in tutto il mondo cristiano. «La Veronica fu identificata come la donna sulla via del Calvario. Le raffigurazioni presentavano quindi il volto di Cristo segnato dal dolore, con il capo cinto dalla corona di spine e il volto rigato da lacrime di sangue». Anche se in seguito la Santa fu eliminata dal Martirologio per mancanza di fatti storici che ne suffragassero l’esistenza, la raffigurazione riprese a diffondersi a partire dal XVII secolo, quando si cominciò a celebrare il rito della Via Crucis, che ricorda la figura della Veronica nella sesta stazione.

L'affresco nella chiesa di San Giorgio a Carlazzo, in provincia di Como (foto associazione Il Volto Ritrovato)
L’affresco nella chiesa di San Giorgio a Carlazzo, in provincia di Como (foto associazione Il Volto Ritrovato)

«Dal popolo al popolo»

Nella mostra, ogni raffigurazione è proposta attraverso pannelli espositivi e a ogni visita si accompagna la proposta di una breve escursione nella natura circostante, oltre alla segnalazione degli altri affreschi del Sacro Volto nelle vicinanze.

«Il progetto è stato pianificato grazie a un gruppo di cinquanta volontari provenienti da tutto il territorio regionale, che hanno preso contatti con le realtà locali e i comuni, ciascuno prendendosi a cuore una “fetta” dell’organizzazione. Il nostro sito è costantemente aggiornato con il calendario delle visite guidate pianificate nei fine settimana e con le proposte per le scuole e per i più piccoli. Su tutti segnalo la “ricerca della veronica”, proposta ogni sabato nella Certosa di Pavia: i bambini travestiti da pellegrini e armati di binocolo potranno divertirsi a trovare le numerose raffigurazioni del Sacro Volto disseminate per la Chiesa».

Dall’11 novembre termineranno gli eventi organizzati, «ma l’auspicio è che questi luoghi continuino a rivivere e a essere riscoperti anche dopo la fine del progetto, riacquistando l’aspetto popolare che li ha sempre contraddistinti, come del resto sta già accadendo».

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