
“Chiamati due volte. I martiri d’Algeria”

Diciannove fra religiosi e religiose uccisi 30 anni fa. Dalla prima suora delle Piccole Sorelle dell’Assunzione, Suor Paul-Hélène Saint-Raymond, assassinata nella Biblioteca organizzata per i ragazzi nella Casbah di Algeri, fino al Vescovo Pierre Claverie, ucciso in un attentato insieme al suo amico musulmano Mohammed Bouchikhi. Fra il 1992 e il 2002 il terrorismo colpisce l’Algeria facendo 150.000 vittime tra cui molti imam. Fra le vittime ci sono diciannove martiri cristiani che sette anni fa sono stati proclamati beati a Orano. Alcuni di loro sono diventati famosi nel mondo grazie al film Uomini di Dio che ha raccontato la storia del sacrificio dei monaci di Tibhirine.
La loro storia costituisce il racconto di Chiamati due volte. I martiri d’Algeria, mostra che sarà presentata dal 22 al 27 agosto al Meeting di Rimini per l’amicizia fra i popoli e realizzata da Oasis, Fondazione internazionale nata nel 2004 per iniziativa del Cardinal Angelo Scola, con l’obiettivo di favorire la conoscenza tra cristiani e musulmani e creare spazi di dialogo sulla base della reciproca rilevanza culturale. Il catalogo della Mostra sarà pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Il titolo della Mostra (Chiamati due volte) viene ben sintetizzato da Thomas Georgeon, postulatore della causa di beatificazione dei martiri di Tibhirine, che spiega perché i diciannove sono stati fedeli due volte: «Hanno fatto una scelta di fedeltà. Fedeltà a Gesù Cristo. E poi questo incontro con Cristo si è sviluppato in un incontro con l’altro. I diciannove sono martiri dell’alterità, cioè hanno accettato di andare incontro all’altro e di vivere l’incontro con l’altro, diverso da sé».
Il percorso-itinerario della Mostra comprende interviste e testimonianze in video raccolte a Roma, Parigi, in Normandia, a Lione, a Tunisi, in Algeria. Fra gli intervistati il Cardinal Jean-Paul Vesco, Arcivescovo di Algeri; il postulatore della causa di beatificazione Thomas Georgeon; il regista del film Uomini di Dio Xavier Beauvois; il domenicano Adrien Candiard, autore della pièce teatrale Pierre e Mohammed; Bruno de Chergé nipote di Frère Christian de Chergé, il Priore del Monastero di Tibhirine; Bruno Laurentin, nipote di Frère Luc, medico di Tibhirine che viveva la propria professione come modalità di servire Cristo. Per finire con le sorelle di Suor Bibiane Leclercq, la nipote del Padre bianco Jean Chevillard, la nipote di Suor Odette Prévost e altre testimonianze di parenti e amici.
Il motivo alla base della scelta di rimanere in terra d’Algeria e di donare la vita emerge con chiarezza ed esaustività dal Testamento di Christian de Chergé, Priore del Monastero di Tibhirine.
Nel suo ultimo libro, Nell’attesa di un nuovo inizio, il cardinale Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano e fondatore di Oasis, scrive a proposito del testamento di Christian de Chergé: «Ho letto e riletto più volte questo testo straordinario con grande emozione perché esprime, con delicati toni poetici e con profonda sensibilità teologica, un interesse nei confronti dell’Islam che ho sempre avuto e che ho coltivato soprattutto nell’ultima parte della mia vita con l’istituzione della Fondazione Oasis. Anche a me è capitato spesso, senza ovviamente toccare i vertici della riflessione di padre de Chergé, di chiedermi per quale misterioso disegno di Dio oltre un miliardo di uomini e donne sono fedeli all’Islam. E ho cominciato a intravvedere e a capire che il Signore ci dona la grazia e ci offre la possibilità di lasciarci trasformare da esse in una misura che non avremmo mai immaginato quando nella Chiesa si è iniziato a parlare di dialogo inter-religioso».
Il culmine della testimonianza e l’atto finale del sacrificio dei diciannove martiri mescola il sangue del Vescovo Pierre Claverie con quello del suo amico musulmano Mohammed Bouchikhi, giovane algerino di 21 anni. Sull’icona dei martiri di Algeria c’è anche l’immagine di Mohammed.
All’interno della mostra vengono presentati anche oggetti che appartenevano ai monaci di Tibhirine, fra cui la croce pettorale del Priore, il microscopio di Frère Luc, il piano di irrigazione del monastero redatto da Frère Paul Favre-Miville, il rosario del Padre bianco Jean Chevillard, ucciso a Tizi Ozou. Ci sono anche abiti, come quello di Frère Christian de Chergé e del Vescovo Pierre Claverie.
Il percorso della Mostra si presenterà al visitatore con una grande parete esterna su cui vengono raffigurati i ritratti di tutti e 19 i martiri.
Di seguito i membri del Comitato Scientifico della Mostra: Cardinal Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano; Cardinal Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri; Padre Thomas Georgeon, postulatore della causa di beatificazione dei martiri d’Algeria; Marie-Dominique Minassian, responsabile del progetto di ricerca “Gli scritti di Tibhirine”; Nadjia Kebour, docente al PISAI di Roma; Diego Sarrió, vescovo di Laghouat in Algeria e già preside del PISAI di Roma; Anna Pozzi, giornalista del mensile Mondo e Missione del PIME; Jean-Jacques Pérennès, già direttore della Scuola biblica di Gerusalemme, biografo di Pierre Claverie.
I curatori della Mostra sono: Alessandro Banfi, Michele Brignone, Martino Diez, Claudio Fontana e Chiara Pellegrino della Fondazione Oasis e Lorenzo Fazzini della Libreria Editrice Vaticana.
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