La scelta del Papa per la vita comune, strada privilegiata dell’adesione a Cristo

Di Massimo Camisasca
31 Agosto 2025
La riflessione di monsignor Camisasca sulla decisione di Leone XIV di andare a vivere nel Palazzo Apostolico con altri quattro fratelli agostiniani: «Gesto semplice ma rivoluzionario che pone al cuore della Chiesa la comunione»
Papa Leone XIV durante un pranzo a Castel Gandolfo con i poveri della diocesi di Albano Laziale, 17 agosto 2025 (foto Ansa)
Papa Leone XIV durante un pranzo a Castel Gandolfo con i poveri della diocesi di Albano Laziale, 17 agosto 2025 (foto Ansa)

Aggiornamento del 1° settembre 2025 alle 14:45. La notizia secondo la quale Papa Leone XIV avrebbe deciso di andare ad abitare con quattro agostiniani, rilanciata da Repubblica nei giorni scorsi, è al momento stata smentita da padre Jubanie Rey Baller, uno dei tre agostiniani che secondo le anticipazioni di stampa si sarebbe dovuto trasferire nel Palazzo Apostolico con Prevost. Da secoli già esiste un convento di agostinaini nel Palazzo Papale. Ne prendiamo atto e lo segnaliamo.

* * *

Il pontificato di Leone XIV è ancora all’inizio. Nessun uomo serio può immaginare il futuro. Nello stesso tempo si intravedono già alcune linee fondamentali che meritano di essere sottolineate.

Il cuore delle appassionate parole di papa Leone è la riconciliazione all’interno della Chiesa, segnata negli ultimi tempi da polarizzazioni laceranti e da confusione. Tutto ciò é l’anticipo della riconciliazione tra gli uomini, tra le famiglie, tra i popoli. Soltanto un uomo riconciliato dall’azione di Dio può essere fattore di riconciliazione nel mondo. In quest’ottica si può leggere l’attenzione continua di papa Leone per la pace.

Alla riscoperta del Catechismo

Il suo percorso è cristologico. Egli sa e ha ribadito più volte che soltanto guardando a Cristo e riconsegnando a Lui le nostre vite possiamo trovare la prospettiva della riconciliazione ecclesiale. Essa non è certo il frutto di una mediazione umana; avviene attraverso la riscoperta di Cristo nostra pace: in lui ritroviamo la verità della nostra vita e nello stesso tempo la strada dell’abbraccio con i nostri fratelli uomini.

Si può dire che l’intento finora perseguito da papa Leone sia quello di aiutare la Chiesa a riscoprire il Catechismo. Se raccogliamo i suoi interventi di questi primi mesi, possiamo cogliere molte sottolineature discrete dei temi centrali del Catechismo della Chiesa cattolica.

Prevost agisce con pazienza, con discrezione, senza mai porsi sotto i riflettori, con prudenza. Non ha ancora provveduto a nomine importanti che certamente egli sta maturando dentro di sé e che vuole siano segno di un bene per tutta la Chiesa. Ma le sue parole, il suo atteggiamento, l’abbandono chiaro all’aiuto di Dio mostrano che egli ha preso su di sé questo compito immane di condurre in avanti la vita della Chiesa con molta confidenza, si può dire quasi con leggerezza.

La comunione al cuore della Chiesa

C’è un segno che vorrei mettere in luce, sottolineare, perché sembra molto significativo ed è passato quasi totalmente inosservato. Egli ha deciso di vivere nel Palazzo Apostolico, alla terza loggia, nell’appartamento pontificio che fu degli ultimi papi fino a Francesco. Ma ha deciso di vivere con altri quattro fratelli agostiniani: il suo segretario e altri tre sacerdoti. Non so se questi sacerdoti avranno dei compiti in Curia o semplicemente dei compiti nella Congregazione agostiniana. Mi interessa però notare che questo gesto così semplice, ma così rivoluzionario di papa Leone pone al cuore della Chiesa la comunione, la vita comune.

Egli sa di essere il papa e che le decisioni spettano a lui, ma vuole arrivare ad esse pregando con altri, sedendo a tavola con altri, condividendo la vita di altri fratelli. È la scelta che dalla comunità apostolica in poi, attraverso la vita monastica e poi la vita degli ordini mendicanti, ha sorretto la Chiesa fino alla modernità. Successivamente l’individualismo ha preso il sopravvento e ancora oggi la vita comune non è guardata con la dovuta attenzione e speranza da parte di tanti nella Chiesa. Con questa decisione silenziosa papa Leone ha dato un segnale a tutta quanta la cristianità: soltanto vivendo la comunione, anche nella sua micro-realizzazione che è una piccola comunità, noi possiamo diventare attori di comunione.

Un esempio di semplice e concreta sinodalità

La vita comune è la strada privilegiata dell’adesione a Cristo, del cambiamento quotidiano della personalità, e nello stesso tempo un anticipo della vita che non finisce, pur nelle ristrettezze, nelle cadute e nelle difficoltà della nostra esistenza quotidiana.

Ponendo al centro della Chiesa la vita comune, il Papa mostra la persona dello Spirito Santo. È Lui che realizza la nostra unità, è Lui che ci dà la forza e l’intelligenza perché il nostro pensiero e il nostro cuore siano plasmati, ora dopo ora, nella partecipazione al pensiero e al cuore di Cristo. È Lui che ci dà quella leggerezza e quell’anticipo di gioia che permettono di vivere ogni sacrificio senza esserne schiacciati.

Questa decisione di papa Leone è una realizzazione semplice e concreta della sinodalità. Ritrova nella comunità apostolica le linee fondamentali della vita cristiana e propone a tutta la Chiesa, senza imporre nulla, questa ottica come un’ottica intelligente e discreta per guardare anche al grave problema della diminuzione delle vocazioni sacerdotali e della collaborazione fra le varie vocazioni all’interno della compagine ecclesiale.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.