«Vorrei rivolgere ancora una volta dal più profondo del mio cuore un appello ai responsabili dei popoli e degli organismi internazionali, ai credenti di ogni religione e agli uomini e donne di buona volontà perché si ponga fine ad ogni dolore, ad ogni violenza, ad ogni discriminazione religiosa, culturale e sociale». Questo l’appello lanciato da papa Francesco ieri per la fine delle violenze in Siria, in occasione dell’udienza accordata ai partecipanti all’86ª Assemblea della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco).
«GRANDE TRIBOLAZIONE». Il Papa ha chiesto che «Lo scontro che semina morte lasci spazio all’incontro e alla riconciliazione che porta vita. (…) Vi chiedo di fare tutto il possibile per alleviare le gravi necessità delle popolazioni colpite, in particolare quelle siriane, come dei profughi e dei rifugiati sempre più numerosi». Ha infine affidato «al Signore le innumerevoli vittime e imploro la Santissima Madre di Dio perché consoli quanti sono nella “grande tribolazione”. È vero, questa è una grande tribolazione».
«SANGUE CHIAMA SANGUE». Le parole del Papa sono state riprese anche dal patriarca della Chiesa caldea Louis Raphael I Sako, che a Fides ha dichiarato: «In Siria l’unica soluzione da cercare è quella politica». Armare i ribelli porta in un vicolo cieco perché «il sangue chiama altro sangue, la vendetta chiama vendetta». «Il conflitto siriano – continua – sta lentamente destabilizzando tutto il Medio Oriente. È una lotta tra gruppi confessionali, e l’Occidente sembra spesso favorire le derive peggiori. La democrazia non si impone dall’alto o con mezzi violenti. E nel caos siriano si muovono ormai forze e interessi che non mirano certo a instaurare la libertà».