
Parigi. Alcune frasi pronunciate da papa Francesco a Roma pochi giorni fa, in occasione di un’udienza con i sacerdoti e i vescovi siciliani, ha offerto uno spunto al quotidiano francese Le Figaro per parlare del “vento glaciale” che soffia dal Vaticano verso la cosiddetta “planète tradi” di Francia, ossia la sensibilità e l’attaccamento di un certo numero di cattolici e diocesi francesi alla vecchia liturgia tridentina e alla tradizione.
L’oasi vocazionale di Fréjus-Tolone
Le frasi, o meglio le frecciatine del Pontefice che hanno fatto molto discutere in Francia sono le seguenti: «Io parlo chiaro: ancora i merletti, le bonete, ma dove stiamo? 60 anni dopo il Concilio (…). Sì, a volte portare qualche merletto della nonna va bene, ma a volte… è per fare un omaggio alla nonna, no? È bello fare un omaggio alla nonna, ma è meglio celebrare la madre, Santa Madre Chiesa, e come vuole essere celebrata», ossia secondo «la riforma liturgica che il Concilio ha portato avanti».
Francesco si è mostrato inflessibile dopo il motu proprio del 16 luglio 2021 (Traditionis Custodes), verso i semplici preti e le parrocchie diocesane che si richiamano alla tradizione: come accaduto di recente nella diocesi di Fréjus-Tolone, nel sud della Francia, guidata da vent’anni da mons. Dominique Rey, dove sono state sospese sine die le ordinazioni di sei diaconi e quattro sacerdoti previste per fine giugno. Stando a quanto riportato dal Figaro, il successo della liturgia e di pratiche tradizionaliste in diocesi come quella di Fréjus-Tolone, oasi vocazionale nel panorama francese con 250 preti in attività, molti dei quali giovani, e con fedeli numerosi, preoccupa parecchio il Vaticano, che teme la comparsa di una “Chiesa parallela”, sempre più lontana dal concilio Vaticano II.
Le indagini sui criteri di ammissione in seminario
Il caso della diocesi di mons. Rey, che proviene dalla comunità carismatica dell’Emmanuel e accoglie seminaristi e sacerdoti da ogni parte del mondo, mettendo insieme sensibilità diverse, è il più emblematico. Il seminario è pieno, le vocazioni fioccano, tanto che negli ultimi due decenni è diventato un vero e proprio “laboratorio di evangelizzazione”. Ma la politica di accoglienza dei seminaristi fa storcere il naso a Roma, tanto che si parla di pressioni da parte del Vaticano per spingere il vescovo alle dimissioni. Il dossier di Fréjus-Tolon è sulla scrivania di papa Francesco da parecchio tempo.
Lo scorso anno è stata ordinata una visita apostolica per indagare su ciò che accade nel sud della Francia: a condurla è stato l’arcivescovo di Marsiglia, mons. Jean-Marc Aveline, appena promosso cardinale. La visita è stata seguita da una lettera del cardinale canadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, indirizzata a mons. Rey con “dodici punti” di vigilanza e di riforme da attuare. Il 29 maggio è arrivata la “decisione brutale” – così è stata definita da una persona vicina al vescovo di Fréjus-Tolone – di sospendere le ordinazioni dei nuovi preti.
«Tradizionalisti? Non solo…»
Secondo una fonte romana vicina al dossier della diocesi di Fréjus-Tolone sentita dal Figaro, «Mons. Rey è rispettato per la sua infaticabile azione missionaria, ma ha la reputazione di non tenere sempre conto delle osservazioni che gli vengono fatte. La decisione di sospendere le ordinazioni non è stata una scelta impulsiva; arriva dopo anni di discussioni a cui non sono seguiti risultati sufficienti. Un punto sensibile: nella Chiesa di oggi, di norma, non si accolgono e non si ordinano dei seminaristi respinti da un’altra diocesi o da un altro istituto. Tolone, invece, accoglie un gran numero di candidati al sacerdozio senza tener conto delle riserve dei vescovi o dei superiori religiosi che non li hanno autorizzati a continuare nella via del sacerdozio. Sono dunque il discernimento e la governance del vescovo che sono messi in discussione, e non le questioni tradizionali».
I meriti indiscutibili di mons. Rey
Insomma, c’è un grande dibattito attorno alla figura di mons. Rey e alla sua gestione della diocesi, anche se, come fa notare il Figaro, Roma è ancora indecisa sull’idea di allontanare una figura così importante della Chiesa francese, «perché scartare un vescovo che percorre sentieri alternativi, che non è senza difetti ma che ha provato, come pochi altri vescovi hanno fatto, che l’evangelizzazione non era soltanto una bella parola astratta, scoraggerà in Francia, terra di laicità, numerosi cattolici, chierici e laici, che sono lontani dai dibattiti ideologici e profondamente impegnanti nella Chiesa. Rompere questa dinamica, a meno che non emerga un grave scandalo, renderebbe Francesco nuovamente incompreso».
Nel mirino di Roma, stando alle informazioni del Figaro, ci sarebbe anche la comunità di San Martino. Fondata nel 1976 da mons. Jean-François Guérin, è basata a Évron, in Mayenne, ed è diventata il più grande seminario di Francia. I preti seguono i dettami del concilio Vaticano II, celebrano la forma ordinaria del rito, ma indossano la sottana, considerata a Roma una “deriva tradizionalista”.