
Paolo Pillitteri (L’Opinione): «E’ finito il ciclo della Seconda Repubblica»
Lunedì 7 novembre, ore 12: Giuliano Ferrara dà per certe le dimissioni del Presidente del Consiglio, qualche ora dopo Silvio Berlusconi in persona smentisce. Radio Tempi ha chiesto a Paolo Pillitteri, condirettore del quotidiano L’Opinione, quali scenari stanno per delinearsi. «Il voto che avverrà sul rendiconto dello Stato potrebbe anche non essere decisivo e considerato solo un voto tecnico, è il passaggio successivo che è interessante: l’opposizione potrebbe far votare una mozione di sfiducia al governo e questo dovrebbe avere un valore politico».
Le ultime indiscrezioni fanno ritenere inutile questa richiesta. La situazione creatasi è dovuta anche all’esodo dei parlamentari del Pdl degli ultimi giorni: solo traditori?
Io starei molto attento a considerare “traditori” coloro che pongono questioni politiche impensabili solo qualche mese fa. Esprimere un proprio giudizio non deve mai essere considerato un tradimento: insomma si evocano esagerati scenari da Salò, da fine del fascismo o di qualsiasi altra dittatura. Queste prese di posizione certificano una crisi del sistema, la crisi della Seconda Repubblica.
Come rilevano gli analisti più seri se Atene piange, Sparta non ride: nel Pd la stella nascente Renzi è mal sopportato e l’abbraccio a Bersani di Vendola e Di Pietro è visto con sospetto e diffidenza
Il Pd deve stare attento alla sua strategia politica: un conto è fare un comizio in piazza e un conto è il concretizzarsi delle parole rispetto ai problemi reali del paese. L’impressione che si ha è la mancanza di chiarezza dell’attuale classe dirigente progressista rispetto agli inviti di coalizione nell’opposizione. E’ come se aspettassero le mosse del Pdl per un invito alla collaborazione di un governo di “salute nazionale”.
Anche l’Udc naviga a vista, tanto che si stanno imponendo in quel partito vecchie glorie democristiane. Parlo di Cirino Pomicino e del transfuga “in pectore” dal Pdl Pisanu. Casini guarda indietro per inadeguatezza dei “nuovi” politici?
E’ finito il ciclo della Seconda Repubblica. Dopo 17 anni è entrata in crisi, come capita a tutte le formule politiche. Questi politici “navigati” entrano in scena, perché sanno districarsi tra i problemi e le strategie come allargamento di maggioranze, la ricerca delle larghe intese, includere piuttosto che escludere: mi ripeto, è la fine del maggioritario.
Cadono la etichette partitiche?
Qui servono le esperienze, serve che gli uomini migliori del paese si mettano d’accordo, che siano della Prima, della Seconda, della Terza Repubblica non importa. Stiamo affrontando una crisi economica globale e di difficile soluzione. Quando si parla di governo di solidarietà nazionale non si va molto lontano dai governi dell’immediato dopoguerra. Partendo dal Presidente del consiglio si dovrebbe dire: ora giochiamo a carte scoperte, gestiamo questa situazione con il maggior numero di partiti responsabili magari escludendo quelli di Vendola e Di Pietro che incarnano un certo estremismo.
Il garante di questo nuovo scenario dovrebbe essere il Capo dello stato?
Il garante è sempre e comunque il Capo dello stato. Siamo nel pieno di una grande crisi e tutti i leader sono chiamati a un atto di responsabilità definitivo. Guardate la Grecia…potrebbe accadere così però senza traumi.
Il maggioritario esce sconfitto: il sistema di tradizione anglosassone non fa per noi
Hanno voluto mettere una camicia di forza a un sistema politico come il nostro che è più polifonico, noi non siamo “british”. In fondo la Germania non ci sembra in crisi politica epocale, eppure lì non vige il maggioritario.
E di questo la nuova legge elettorale dovrebbe tenerne conto?
Direi di si. Credo però che si andrà a votare con questa legge, perché interessa tutti i capi partito e questo sarà un ulteriore danno per il paese.
Ascolta l’intervista integrale a Paolo Pillitteri
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