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Orfani per legge

Ora il Partito (poco) democratico di Renzi vuole consentire le adozioni alle coppie gay. Con quali conseguenze sociali? Lo abbiamo chiesto a chi se ne occupa ogni giorno

Daniele Guarneri
05/03/2016 - 5:00
Interni
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adozione-bambini-shutterstock_265659659

Pubblichiamo l’articolo contenuto nel numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

È stata una delle primissime dichiarazioni del premier Matteo Renzi una volta che in Senato, con 173 voti favorevoli e 71 contrari, ha incassato la fiducia sulle unioni civili: «Ha vinto l’amore». Anche i senatori di area cattolica hanno cantato vittoria: stralciato in toto l’articolo 5 sulla stepchild adoption, tolto l’obbligo di fedeltà che rimane solo per gli sposi etero, eliminati tanti rimandi che potevano fare assomigliare le unioni civili al matrimonio.

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«Mi viene da ridere», dice a Tempi Marco Griffini, presidente di Ai.Bi, ente attivo in tutto il mondo per combattere l’abbandono minorile con l’adozione internazionale, l’affido e il sostegno a distanza. «Mi viene da ridere perché Alfano e molti altri non si rendono ancora conto che lo stralcio dell’articolo 5 del ddl Cirnnà è stata una pillola del Partito democratico per fare passare la legge, così che ora possano mettere mano pesantemente a quella sulle adozioni. D’altra parte, si sono scoperti subito: già prima della votazione della fiducia, alla fine del suo intervento in Senato, Monica Cirinnà aveva detto a chiare lettere che il suo partito stava già pensando a una riforma della 184. E venerdì 26, nemmeno dodici ore dopo la “giornata storica”, ad Agorà su Rai Tre ha ribadito e specificato meglio: “Il ddl che riforma la legge 184/1983 è quasi pronto, sarà incardinato alla Camera dove i numeri sono molto più tranquilli, in modo da farlo arrivare in Senato blindato, senza pericolo che subisca modifiche”. Capisce? Questo è sempre stato il loro vero e primario obiettivo: dare la possibilità alle coppie omosessuali di poter adottare figli. E parlano pure di adozione ai single».

Una legge che, secondo quanto si può dedurre dalle dichiarazioni dei democratici, potrebbe istituire una sorta di fabbrica per orfani a conduzione statale. Alla faccia dei tanto sbandierati interessi dei minori. Che lo stralcio della stepchild adoption sia una finta concessione è facile da capire. Nelle ultime righe del comma 20 del maxiemendamento votato la settimana scorsa a Palazzo Madama c’è scritto: «Resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti», di fatto rimandando ai casi specifici previsti dalla legge 184/83 tra cui il fatto che il giudice, nel supremo interesse del bambino, tenga conto della continuità affettiva. Continueranno quindi a esserci magistrati che considereranno legittima l’adozione del figlio del partner omosessuale e altri che decideranno in modo opposto. E in Italia questo già accade, spiega Melita Cavallo, ex presidente del tribunale dei minori di Roma e capo del dipartimento di giustizia minorile, che nel 2015 ha firmato ben 15 sentenze di adozioni da parte di coppie omosessuali, applicando il defunto articolo 5 del ddl Cirinnà fin dal giugno 2014.

All’Unità del 25 febbraio ha dichiarato: «I magistrati hanno già a disposizione gli strumenti giuridici. Prima di tutto l’articolo 44 della legge del 1983 sulle adozioni (…). Quell’articolo è una sorta di norma di salvaguardia che il legislatore ha voluto prevedere per tutelare i casi speciali. Io la chiamo “porta aperta” sulle situazioni di bambini che vivono in un ambiente protetto che non è quello della famiglia di origine e che il nostro legislatore ha voluto tutelare. Si tratta di situazioni che vanno valutate ed esaminate con estrema cura, ma che non devono essere scartate a priori. (…) Quell’articolo amplia la tipologia delle persone che possono adottare un bambino: single e anche persone non più giovani. Quello che bisogna capire è che non è una questione di sesso ma di diritti per i bambini».

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Dunque, quella di Ncd è la classica vittoria di Pirro, perché, domanda Griffini, «lei crede che ci sia qualche magistrato in Italia che non prenderà in considerazione la possibilità di firmare sentenze di adozione per coppie omosessuali?». Certo, è giusto dare merito a quei senatori che sono riusciti a impedire quella aberrante pratica che va sotto il nome di utero in affitto. O meglio, che credono di esserci riusciti, perché proprio pochi giorni fa il presidente di Sel Nichi Vendola ha dato conferma di essere Oltreoceano insieme al proprio partner dove è ricorso all’utero in affitto. E fintanto che non si applicherà l’articolo 12 della legge 40/2004 che tale pratica vieta, nessuno riuscirà a impedire a queste persone di fare ciò che vogliono.

Il contentino della “stepchild”
«L’operazione di Renzi per fare passare le unioni civili è stata davvero furba. E l’esito di questa manovra non è legato solo alle unioni civili», dice Pietro Ardizzi, portavoce del “Coordinamento Oltre l’Adozione” che riunisce 13 enti autorizzati all’adozione internazionale. «Sono quattro anni che chiediamo al governo di mettere mano alla norma. Soprattutto quelle internazionali sono in grave crisi e non solo economica. Abbiamo incontrato politici di ogni partito per proporre soluzioni e migliorie alla legge, ma non ci hanno mai ascoltato e qualcuno ha avuto pure il coraggio di risponderci che i problemi del paese erano altri e ben più urgenti. Crediamo che la legge vada migliorata, ma senza smontarne l’impianto che rimane ottimo anche a detta di tutti gli istituti internazionali che hanno avuto a che fare con il nostro sistema di adozioni. Invece il Pd sembra volerlo stravolgere. E la cosa più incredibile è che il testo se lo sono fatti da soli, a quanto ne so io nessuno degli enti autorizzati che da anni chiede una riforma è stato chiamato in causa per un parere o anche solo un confronto».

Incalza Griffini: «Ci sentiamo presi in giro. Ora che la comunità degli omosessuali (una piccola comunità) chiede la possibilità di adottare, il governo in quattro e quattr’otto ha pronto un ddl di riforma della legge sulle adozioni. Capisce? Renzi ha dato il contentino della stepchild adoption ad Alfano perché in realtà sapeva che in questo modo avrebbe potuto mettere mano alla 184. E aggiungo: una volta approvate le unioni civili senza l’adozione, quanto tempo ci metterà Bruxelles a sanzionarci perché stiamo discriminando queste coppie? Così il premier avrà anche l’avallo dell’Europa “civilizzata”».

Effettivamente stupisce, da un lato, lo schizofrenico impegno a fare in modo che gli omosessuali possano adottare e, dall’altro, la totale indifferenza per 5 milioni e 450 mila coppie sterili italiane che potrebbero diventare una risorsa per i bimbi abbandonati. «È una cosa al limite dell’assurdo. Evidentemente non contiamo nulla», continua Ardizzi. Secondo uno studio dell’istituto Innocenti di Firenze, in Italia ci sono all’incirca 35 mila minori fuori famiglia. Tuttavia questo dato rimane solo una stima: lo Stato, infatti, non possiede una banca dati centralizzata dove sono registrati tutti questi casi. Nella pratica è facile capire quali sono le conseguenze: a Palermo ci può essere un bambino che aspetta di essere adottato ma nessuna famiglia disponibile. A Milano ci possono essere famiglie disponibili e nessun minore dichiarato adottabile. E il magistrato come fa a saperlo? In questo modo migliaia di bambini vivono in una sorta di limbo.

Lo spettro inglese e indiano
E nessuno ha ancora detto che la linea decisionista del governo, che sembra non tener conto delle istanze di molte associazioni familiari preferendo quelle di piccole comunità, produrrà un altro esito nefasto. «Succederà che molti paesi di provenienza dei minori con i quali abbiamo avviato molte delle nostre adozioni internazionali bloccheranno le pratiche. La Russia e tante nazioni africane hanno una posizione netta, rigida, indiscutibile sulla questione delle adozioni alle coppie omosessuali. Con molti Stati che hanno riconosciuto queste unioni loro hanno chiuso ogni tipo di trattativa. Se dovesse accadere anche all’Italia, un grande numero di coppie eterosessuali che hanno intrapreso il faticoso, impegnativo e costoso percorso dell’adozione internazionale, non potrà portare a termine l’iter», spiega a Tempi Ardizzi.

E non solo. I nostri interlocutori guardano un po’ più in là, intravedendo per l’Italia quello che già è accaduto in Inghilterra e ultimamente in India. «Siamo molto preoccupati per il nostro futuro di associazione ma anche per il concetto di opera sociale legato all’adozione», dice Griffini, che spiega: «Rivediamo quello che è accaduto in Inghilterra dove prima sono state approvate le unioni civili e poi le adozioni. A quel punto tutte le associazioni evangeliche hanno iniziato a invocare l’obiezione di coscienza finché, per sentenza, il governo inglese le ha obbligate a fare il proprio mestiere con tutti, senza alcun tipo di “discriminazione”. E sa cosa è successo? Una ad una hanno chiuso i battenti». Lo stesso è accaduto in India, dove le Missionarie della Carità di madre Teresa il 10 ottobre scorso hanno deciso di chiudere i 18 servizi di adozione attivi presso i loro numerosi orfanotrofi piuttosto che aderire alle nuove linee guida introdotte dal ministero federale, le quali prevedono che i bambini possano essere assegnati anche a genitori single o divorziati. «È chiaro che la volontà di Dio è che questo lavoro debba finire», si legge nella nota delle suore: «I bambini hanno bisogno di mamma e papà. E non per una regola religiosa, bensì umana». «Di questo passo credo che Renzi arriverà a statalizzare anche le adozioni: quando capirà che associazioni come Ai.Bi. sono solo un peso, sceglierà di fare a meno di noi».

I dati spiegano bene perché una coppia decida di presentare domanda per una adozione internazionale: in Italia per mille bambini dichiarati adottabili ci sono circa 10 mila famiglie idonee. «Un rapporto che spinge chi se la sente e se lo può permettere a rivolgersi a enti autorizzati come il nostro. Un iter, tuttavia, che può costare alla famiglia dai 15 ai 30 mila euro», precisa Ardizzi. Che insieme a Griffini prevede: «Visti gli ambienti che si sono mossi per arrivare alla riforma della 184, vedrà che prima o poi l’adozione internazionale sarà resa gratuita come lo è quella nazionale, perché a tutti deve essere garantito il “diritto alla genitorialità”, e la situazione economica non può essere ostacolo a questo “principio di civiltà”». E visto che sarà lo Stato in prima persona a occuparsi di adozione, sicuramente scompariranno le adozioni “Special need”, cioè di quei bambini che hanno particolari necessità perché malati, con particolari problematiche o semplicemente perché hanno fratelli o sorelle. «E sa il motivo? Perché questi figli costano. Perché mai uno Stato dovrebbe portarsi in casa dei minori che necessiteranno di cure e sostegni sicuramente molto pesanti? Un domani l’adozione non sarà più un’opera sociale in favore dei bambini, ma solo un atto che risponderà ai desideri degli adulti», spiega Griffini.

«Non ostacoliamo ma aiutiamo»
Il presidente di Ai.Bi. ci tiene ad aggiungere un’ultima osservazione. «Continuano a ripetere che siamo gli unici in Europa a non avere una legge sulle unioni civili, però tutti si dimenticano di dire che siamo gli unici in Europa, insieme al piccolo Belgio, dove sono i magistrati a decidere se una famiglia è idonea o meno ad adottare. È una cosa sbagliata: una famiglia che decide di adottare un figlio, certamente lo fa per un proprio desiderio, ma so per esperienza personale che ha valutato attentamente tutti i rischi e le fatiche che comporta tale scelta. Comunque la coppia deve passare da ripetuti incontri con psicologi e assistenti sociali che indagano sulle origini del suo desiderio, mettendola molto spesso in difficoltà. E dopo essere stata dichiarata idonea viene “abbandonata”. Io credo, invece, che questi coniugi debbano essere sostenuti, accompagnati nella loro decisione e nella vita quotidiana con il figlio, per aiutarli a gestire e capire problematiche e gioie che tale scelta comporta. Perché una coppia non va ostacolata, va aiutata».

Foto bambina tratta da Shutterstock
Foto Cirinnà Ansa

Tags: AdozioniaibialfanocirinnàMatteo Renzistepchild adoptionunioni civiliunioni gay
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