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Olimpiadi. Decide tutto la Cina, anche chi va sugli spalti

Il Comitato olimpico internazionale si piega alla volontà del regime comunista e lo difende anche quando minaccia apertamente gli atleti. Con la scusa del Covid, neanche il tifo sarà libero

Leone Grotti
21/01/2022 - 15:35
Esteri
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La Cina si prepara all'apertura delle Olimpiadi di Pechino 2022

Venite pure a concorrere per una medaglia ma occhio a quel che dite. È la minaccia, neanche tanto velata, lanciata dal regime comunista cinese a tutti gli atleti che parteciperanno alle Olimpiadi invernali di Pechino a due settimane dall’inizio dei Giochi.

«Chi critica la Cina sarà punito»

Yang Shu, vicedirettore generale del dipartimento di relazioni internazionali di Pechino 2022, lo ha detto come se fosse la cosa più ovvia del mondo: «Ogni dichiarazione in linea con lo spirito olimpico sarà protetta, ne sono certo, così come sono convinto che ogni comportamento o discorso che va contro lo spirito olimpico, specialmente contro le leggi e i regolamenti cinesi, sarà foriero di un certo tipo di punizione».

Quale tipo di punizione, esattamente? Yang non si dilunga ma afferma, come riporta la Bbc, che l’accredito dell’atleta reo di reato di opinione potrebbe essere cancellato. Potrà dunque competere alle Olimpiadi invernali solo chi si asterrà da commenti negativi sulla Cina e il suo governo.

Il Cio si arrampica sugli specchi

È esattamente quanto aveva paventato Human Rights Watch, avvisando gli atleti che avrebbero dovuto «restare in silenzio» su tutto ciò che riguarda i diritti umani, perché «non sarete protetti» in Cina, dove vige un «sistema di sorveglianza orwelliano».

Per indurre l’autocensura e giustificare la repressione preventiva, la Cina si è trincerata dietro al concetto di spirito olimpico. E interrogato sul tema, il Comitato olimpico internazionale ha dato ragione alle autorità comuniste, spiegando che le linee guida all’articolo 50 già prevedono il rispetto della «neutralità dello sport». Il rispetto della neutralità, dunque, «sarà richiesto a Pechino come in tutte le altre edizioni dei Giochi».

Quante battute contro Trump ai Giochi di Rio

Per quanto comprensibile che il Cio voglia trarsi d’impiccio, la risposta rasenta il ridicolo. Anche se la politica dovrebbe restare fuori dalle Olimpiadi, raramente è così. Durante i Giochi di Rio 2016, che si svolsero a una manciata di mesi dalle elezioni americane poi vinte da Donald Trump contro Hillary Clinton, non risulta che il Cio abbia sanzionato Steven Gardiner, velocista bahamense, per aver detto che «Trump è un idiota». Non ha subito ripercussioni la canoista tedesca Melanie Pfeifer per aver affermato: «Spero che non vinca le elezioni». Né l’arciere musulmano egiziano Ahmed El-Nemr che definì l’allora candidato repubblicano «un estremista». Il Cio ha forse protestato perché il nuotatore tedesco Paul Biedermann dichiarò che «vorrei vedere la Clinton vincere»?

Neanche le prese di posizione a favore di Black Lives Matter durante i Giochi di Tokyo o contro la “sessualizzazione” del corpo femminile o a favore dei diritti Lgbt sono stati stigmatizzati dal Cio. Con la Cina, però, il Comitato olimpico si comporta molto diversamente.

Pechino decide chi va sugli spalti

Che il Cio sia succube di Pechino, del resto, lo si era già capito. Non solo per la leggerezza con cui ha gestito il caso della star del tennis Peng Shuai, sparita dopo aver confessato di essere stata abusata da un importante membro del regime comunista, per poi riapparire affermando di non aver mai sostenuto niente del genere. Il Comitato olimpico ha anche annunciato che non venderà più biglietti al pubblico per vedere gli eventi sportivi a causa «dell’attuale situazione della pandemia di Covid-19».

Prevenire un’esplosione del contagio è sicuramente lodevole, ma a sentire le autorità di Pechino (i cui dati appaiono difficilmente affidabili) al momento nella capitale di oltre 21,5 milioni di abitanti ci sarebbero appena due positivi. Il Cio considera davvero un’emergenza sanitaria che lo 0.00009% della popolazione di Pechino abbia contratto il Covid? Con questa scusa, l’accesso agli spalti dei Giochi non sarà libero ma stabilito a tavolino dalle autorità «su invito». Alla faccia dello spirito di amicizia e del rispetto promossi dalle Olimpiadi.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Tags: CinacioCovid-19Olimpiadipartito comunista cinesePechino 2022
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