Occidente e islam hanno un problema in comune: «L’appiattimento dell’uomo»

Di Leone Grotti
30 Ottobre 2015
L'uno nega l'anelito alla trascendenza, l'altro lo imprigiona in dogmi. Sono due volti dello stesso «totalitarismo», scrive il filosofo "musulmano" Abdennour Bidar

islam-francia-shutterstock

C’è ancora un «totalitarismo» vivo e forte in Occidente: «Il suo vero volto è la cospirazione terribile, tirannica e segreta di tutte le forze intellettuali e sociali che condannano l’essere umano a un’esistenza senza verticalità». Anche l’islam non è da meno, con la sua idea di sacro «irrigidita nel dogmatismo e nel formalismo wahabita» che spiana facilmente la strada al terrorismo. In un articolo scritto per Le Monde, Abdennour Bidar individua con lucidità uno dei principali problemi comuni all’islam e al Vecchio continente.

FILOSOFO FRANCESE. Il filosofo è un personaggio dai tanti volti: figlio di una convertita alla versione sufi dell’islam, conosce il mondo musulmano dall’interno, è stato nominato dal governo francese membro dell’Osservatorio della laicità con deleghe sparse all’integrazione e al dialogo interreligioso. Quest’anno si è fatto notare in Francia con la pubblicazione della sua “Lettera aperta al mondo musulmano“, in cui denuncia senza omissioni le storture dell’islam, invocandone una riforma. Al di là delle soluzioni che propone, molto sincretiste e poco convincenti, le sue analisi meritano di essere conosciute.

PERDITA DELLA TRASCENDENZA. L’islam, argomenta il filosofo, non destabilizzerebbe così tanto l’Occidente se questo «non fosse diventato così fragile», così come lo Stato islamico non potrebbe avere così tanto successo se «non fosse il sintomo di un cancro di civiltà ancora più grave che prolifera un po’ dappertutto nel corpo dell’Umma musulmana». L’uomo contemporaneo, continua Bidar, «non ha più accesso al suo diritto spirituale, di essenza metapolitica. Questa è la pecca del sistema dei diritti umani, un insieme di diritti politici e sociali al centro dei quali non si trova nessuna idea della trascendenza che abita il cuore dell’essere umano». Così la modernità vede nell’uomo soltanto «l’animale politico», ma non «l’animale metafisico».

CRISI SPIRITUALE. Ecco perché, secondo Bidar, «la nostra crisi più grande non è né economica, né finanziaria, né ecologica, né sociopolitica, né geopolitica: è una crisi spirituale di assenza radicale – tanto nelle élite quanto nelle masse – di una visione del sublime nell’uomo che può essere condivisa da tutti: dagli atei agli agnostici ai credenti. E se ce n’è uno, questo è il vero volto del totalitarismo odierno».

«LE RADICI DEL MALE». Il filosofo francese è altrettanto duro con l’islam. Nella sua “Lettera aperta al mondo musulmano”, parlando del terrorismo islamico come di un «mostro», scrive: «Il problema è quello delle radici del male. Da dove provengono i crimini di questo cosiddetto “Stato islamico”? Te lo dirò, amico mio. E questo non ti farà piacere, ma è mio dovere di filosofo. Le radici di questo male che oggi ti ruba il volto risiedono in te, il mostro è uscito dal tuo ventre, il cancro è nel tuo corpo. E così tanti nuovi mostri, peggiori di questi, usciranno ancora dal tuo ventre malato, fintanto che tu ti rifiuterai di guardare in faccia questa verità e che impiegherai del tempo ad ammettere e ad attaccare finalmente questa radice del male! Anche gli intellettuali occidentali, quando dico loro questo, lo vedono con difficoltà: la maggior parte ha talmente dimenticato che cos’è la potenza della religione, nel bene e nel male sulla vita e sulla morte, che mi dicono “no, il problema del mondo musulmano non è l’islam, non è la religione ma la politica, la storia, l’economia, eccetera”».

CROLLO DELL’UMANO. Criticando in questo modo Occidente e islam, Bidar conclude su Le Monde: «Con la sua idea di sacro irrigidita nel dogmatismo e nel formalismo wahabita, l’islam è l’altra faccia della stessa medaglia rispetto al nostro Occidente che diluisce il sacro nel relativismo e nella disillusione generale, due manifestazioni sofferenti e impotenti di uno stesso appiattimento o crollo su se stesso dell’umano».

@LeoneGrotti

Foto musulmani in Francia da Shutterstock

Articoli correlati

6 commenti

  1. Stiamo parlando della nazione che ha assolto le Femen dal loro gesto blasfemo ed immotivato, è naturale che la gente si converta ad un legalismo furioso ed intollerante spacciato per religione, dacché stanno provando in tutti i modi di “uccidere Dio”. Cosa pensavano, che facendo fuori la Chiesa cattolica la gente avrebbe cominciato ad adorare la Repubblica, nuovo Moloch per i massoni atei e satanisti al comando in quella nazione? Illusi; e ora ne pagheranno (pagheremo) il prezzo, finché tra 5, 10 o 20 anni ricomincerà a scorrere sangue anche qui in Europa, a causa dei seguaci di Maometto e del falso dio Allah. E questa volta non so se la Chiesa, lacerata internamente ed aggredita sulla Santa Dottrina da coloro che dovrebbero difenderla, riuscirà a provocare una nuova Lepanto interna.

    1. SUSANNA ROLLI

      Eques, non ci resta che “pregare, pregare, pregare” (Regina della Pace). Per non perdere la pace e la gioia di cui nel Vangelo; poi Dio governa il mondo….anche attraverso noi.

      1. Io prego, infatti: prego come i soldati che affrontarono la battaglia di Lepanto. Non discussero, non si misero a cercare “punti in comune” con l’Islam, non cercarono di giustificarlo come “religione di pace”: quando il bisogno fu incalzante perché l’orda turca era alle porte di Vienna presero armi e bagagli e combatterono, intonando l’Ave Maria. Questo è quello che si deve fare, sia con una Chiesa che ha smesso di essere segno di contraddizione ma che vuole piacere al mondo (vedasi il “divorzio cattolico” che si vorrebbe introdurre, con delle nuove motivazioni di nullità ridicole e facilmente falsificabili, praticamente impossibili da accertare pure per gli interessati) sia con degli invasori che tra qualche anno non si accontenteranno più di qualche moschea o di rompere le scatole con i crocifissi, ma che cominceranno a chiedere a gran voce l’applicazione della sharia; nel modo più radicale possibile, sovente.

    2. Andrea

      Eques Fidus, condivido con te in parte le preoccupazione che traspaiono dalle tue parole, soprattutto quando parli di esseri umani con i loro vizi ed attaccamenti, in qualsiasi presenti individualmente ed in qualsiasi gremio uomano.
      Mi sento però così dir risponderti, pur non facendo parte di un ordine di cui screditi, per credenza infondata o mancanza di conoscenza, generalizzando, ti invito a leggere questo passaggio (vedi link):

      https://books.google.ch/books?id=WpyTmRi3Zk8C&pg=PA161&lpg=PA161&dq=grandeoriente+ateo&source=bl&ots=yAwDgnr7vM&sig=506RenMABwEqv3qiCrdA-fwoSyo&hl=it&sa=X&ved=0CEsQ6AEwCGoVChMI4cy-5Y_0yAIVyzsaCh3xWQ8R#v=onepage&q=grandeoriente%20ateo&f=false

      Ognuno di noi (io compreso) quando è toccato nelle proprie credenze (che non vanno confuse con la Fede), che utilizziamo per darci sicurezza, si irrigidisce, è naturale. Ma questo non ci da il diritto di giudicare ed assurgere a condannatori supremi e ciechi mediante l’arte della generalizzazione e della maldicenza. Allo stesso modo, malgrado nella Chiesa e nell’Islam, vi siano personaggi corrotti, malintenzionati e violenti negli intenti e nelle maniere, questo non vuol dire assolutamente che qualsiasi uomo, che sente nel suo intimo una vicinanza spirituale ad una di queste fedi, sia di per se malintenzionato o corrotto. Nessuno detiene la verità, tanto è vero che un esistenza che tende per intenzione alla sincerità, ad un certo punto deve fermare i propri ragionamenti dinanzi alle porte dei Misteri dell’Esistenza.

      1. Discorsi gnostici irrilevanti, io parlo di dati oggettivi (compreso il fatto cristiano), tu di chiacchiere inutili.

I commenti sono chiusi.