Non c’è da stupirsi se la Spagna non vuole più Sanchez

Di Leone Grotti
31 Maggio 2023
Dall'alleanza con gli ex terroristi dell'Eta ai favori agli indipendentisti, dalla legge per le donne che scarcera gli stupratori alla famigerata Ley Trans, il premier socialista ha commesso tanti errori. Il suo ultimo azzardo può trascinare nel baratro tutto il Psoe
Pedro Sanchez sotto attacco in Spagna

Pedro Sanchez sotto attacco in Spagna

Il giorno dopo il tonfo socialista in Spagna, i giornali italiani si chiedono dove abbia sbagliato Pedro Sanchez. Gli scrittori socialisti intervistati, da Manuel Vilas sul Corriere ad Alicia Giménez Bartlett sulla Stampa, assolvono il premier, sottolineano che l’economia sta andando meglio del previsto e che il salario minimo è aumentato. Eppure le elezioni amministrative sono state un’ecatombe per il Psoe.

Tutti gli errori di Sanchez in Spagna

Nulla però accade per caso e come spesso accade l’ipotesi più semplice è anche quella giusta: gli spagnoli non sopportano più Sanchez e le sue politiche. A spiegare quali, con realismo e obiettività, è lo scrittore Javier Cercas su Repubblica: «In Catalogna la revisione del codice penale e la modifica dei reati di malversazione e sedizione per favorire i politici indipendentisti condannati ha provocato profondi malumori».

Ci mancherebbe altro. Ma a questo «bisogna aggiungere le perplessità di molti socialisti per l’alleanza parlamentare con gli indipendentisti baschi di Bildu, aggravate dalla presenza nelle liste
elettorali di alcuni ex terroristi dell’Eta».

Scarcerare gli stupratori è di sinistra?

Non solo. «La legge del “solo sì è sì” contro la violenza machista», che dovrebbe mandare in sollucchero elettori di sinistra e femministe, è stata «mal formulata al punto che la sua applicazione ha provocato la scarcerazione di diversi stupratori». Non esattamente un dettaglio se l’obiettivo è difendere le donne, chiosa Cercas.

Non bisogna poi dimenticare la famigerata Ley Trans, che consente a chiunque abbia più di 16 anni di richiedere il cambio di genere all’anagrafe senza alcun bisogno di perizia medica o psicologica, tanto meno di un genitore o tutore legale.

La legge scoperchia il vaso di pandora e come scrivevamo su Tempi «non c’è meccanismo che possa mettere in dubbio che un detenuto maschio si dichiari femmina solo per essere trasferito in un carcere femminile, o che un uomo lo faccia per accedere agli spogliatoi e ai bagni delle donne, non c’è modo di arginare il rischio che maschi biologici abbiano la meglio sulle donne negli sport femminili o occupino i loro posti nelle istituzioni o nei concorsi pubblici».

Podemos non è meno estremista di Vox

Davanti a iniziative legislative così sconsiderate non stupisce che gli spagnoli abbiano premiato il Partito popolare. Il suo leader, Alberto Núñez Feijóo, non ha dovuto fare altro che issare la bandiera della ragionevolezza: «Chiedo al mio paese un’opportunità in nome della moderazione, della serenità e del rispetto istituzionale».

E se da un lato è vero che Vox, con il quale il Pp dovrà allearsi alle prossime elezioni generali, non è certo un partito moderato, dall’altro Podemos e la nuova piattaforma della vicepremier Yolanda Diaz, Sumar, non si sono certo dimostrati da meno.

L’azzardo del premier spagnolo

La spregiudicatezza di Sanchez, incarnata perfettamente dalla decisione di anticipare le elezioni al 23 luglio, è infine un ultimo elemento da tenere in considerazione nella recente disfatta dei socialisti. Il premier, abile stratega, ha giustificato la sua scelta parlando della necessità, dopo i risultati del voto, di «ridare la parola agli elettori spagnoli». L’obiettivo, in realtà, è restare in sella e tentare un ultimo disperato assalto al potere.

Con meno di due mesi per la campagna elettorale, Il Psoe non può permettersi di silurare Sanchez e puntare su un altro cavallo. Anticipando il voto di cinque mesi, il premier evita non solo di farsi logorare all’interno del partito, ma anche in Parlamento e sulla stampa. Inoltre, distoglie l’attenzione dalla grande vittoria del Pp.

È anche possibile che Sanchez scommetta sul fatto che molti elettori in pieno luglio andranno al mare piuttosto che alle urne e che i voti di Podemos e Sumar, soprattutto se decideranno di non correre insieme, finiscano al Psoe.

Muoia Sanchez con tutti i socialisti

Insomma, tra le tante ragioni che hanno spinto Sanchez a convocare le elezioni anticipate nessuna riguarda l’interesse del paese. Il premier ha spiazzato tutti, soprattutto il suo partito, nella speranza di rovesciare il banco. Tra due mesi sapremo se il suo tentativo si rivelerà come la carica di Don Chisciotte contro i mulini a vento.

Con una differenza importante rispetto al romanzo di Miguel de Cervantes: se Sanchez si schianterà contro le pale non manderà in frantumi soltanto il suo futuro politico, così come l’eroe di Cervantes spezzò la sua lancia, ma anche quello del partito socialista. Anche per questo molti nel Psoe mugugnano contro il loro leader.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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