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Nigeria, Kaigama: «Dio è ancora il numero uno: ci salverà dalla violenza delle belve di Boko Haram»

Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos, torna alla kermesse di Rimini come testimone di libertà. «Boko Haram vuole islamizzare la Nigeria. Ma Cristo è ancora il numero uno, non ce la faranno»

Leone Grotti
11/08/2014 - 2:00
Società
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Solo nella prima metà del 2014 i terroristi di Boko Haram hanno ucciso almeno 2.060 civili in 95 diversi attacchi in Nigeria. Gli islamisti stanno consolidando il loro dominio soprattutto negli Stati settentrionali del paese (Borno, Yobe, Adamawa), dove con molteplici attentati hanno distrutto interi villaggi, bruciato case, raso al suolo chiese e massacrato civili. Un macabro rito che si ripete domenica dopo domenica. Ne pagano le spese soprattutto i cristiani, ma anche i musulmani. Lo scorso 14 aprile, dal villaggio di Chibok, hanno rapito 276 ragazze, al 90 per cento cristiane, portandole nella foresta di Sambisa e facendo sprofondare nella costernazione e nel dolore tutti gli abitanti della nazione più popolosa e potenzialmente ricca dell’Africa. Una cinquantina delle giovani sequestrate è riuscita a fuggire ma le altre sono ancora nelle mani dei terroristi e ogni sforzo compiuto dal governo di Goodluck Jonathan per liberarle finora si è rivelato vano. Quest’anno il Meeting di Rimini ha deciso di chiudere la sua XXXV edizione con un incontro dal titolo “Testimoni di libertà”, che si terrà sabato 30 agosto alle ore 15 in Auditorium. Tra gli invitati ci sarà Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale nigeriana, che a Tempi spiega perché ha accettato con piacere di tornare al Meeting e che cosa significa il titolo di quest’anno per il suo paese martoriato dalla violenza e dalla persecuzione: “Verso le periferie del mondo e dell’esistenza. Il destino non ha lasciato solo l’uomo”.

Era già stato a Rimini nel 2012 per parlare del «martirio della Nigeria». Perché ha deciso di tornare?
Bisognerebbe chiedere a loro perché mi hanno invitato di nuovo. Io credo che il Meeting rappresenti un’espressione di solidarietà verso tutti i nigeriani e specialmente la Chiesa nigeriana. Penso anche che partecipare al Meeting sia un ottimo modo per condividere la nostra testimonianza di popolo che deve vivere in mezzo agli attacchi terroristici, una testimonianza che molti vogliono ascoltare e spero che possa confermare tanti nella loro fede, spesso tribolata.

Cosa significa per la Nigeria il titolo dell’edizione di quest’anno?
La Nigeria fa parte della comunità umana e quando anche solo una parte è in pericolo e in difficoltà, anche tutte le altre parti soffrono. Io credo che il Meeting sia in grado di mostrare che c’è una sola umanità e un solo Dio. Questo evento rappresenta una grande speranza per tutto il mondo perché riunisce persone di tutti i paesi, culture e background religiosi ed economici. Noi ci aspettiamo che possa avere un impatto positivo sulla società. Una manifestazione come quella di Rimini può offuscare tutta la violenza che vediamo nel mondo perpetrata nel nome di Dio, le persone uccise, le chiese distrutte. A Rimini si può vedere che questa concezione è errata e allo stesso tempo dare una potente testimonianza al mondo che c’è ancora speranza, che Dio è ancora nostro padre e che Lui è ancora in controllo. Anche se noi facciamo di tutto per scalzarlo, è ancora Lui il numero uno. Anche se c’è oggi la tendenza a rimuoverlo dal centro della società per metterlo ai margini, il Meeting enfatizza chiaramente che Dio è ancora al centro di tutto, della storia e della società. Questa è una buona notizia per tutti, per chi soffre e chi è felice, per chi sta bene e chi è economicamente in difficoltà. Dio è ancora tra noi.

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Al Meeting parlerà degli attacchi di Boko Haram che non accennano a fermarsi: ogni settimana attaccano villaggi, bruciano case e chiese, rapiscono uomini e donne, soprattutto nel nord del paese.
Boko Haram in qualche modo riesce a controllare quell’area come se fosse di sua proprietà, come se fosse casa sua. Sembra che possano fare tutto quello che vogliono, uccidere e rapire chi vogliono. Che riescano a fare queste cose con relativa facilità è molto preoccupante. Dagli ultimi attacchi poi si capisce che stanno perfezionando le loro azioni violente, agiscono con sempre maggiore forza e astuzia.

Come si sta comportando il governo?
Il nostro governo sta ancora parlando ma noi vogliamo che cominci ad agire. Questa violenza va avanti da troppo tempo, Boko Haram espande la sua influenza, il suo impatto cresce in tutto il paese, spingendo cristiani e musulmani a combattersi, distruggendo l’economia e l’umanità dei nigeriani. Così è minacciata la nostra indipendenza.

Oltre tre mesi fa più di 250 ragazze venivano rapite dal villaggio di Chibok. Poche settimane fa il Consiglio degli Stati ha detto che presto «arriveranno buone notizie». Cosa ne pensa?
Aspettiamo le buone notizie e speriamo che arrivino davvero e presto. Tutti siamo stati colpiti dal rapimento, perché Boko Haram usa queste ragazze come scudi umani e solo Dio sa in quali condizioni le costringe a vivere. Nessuno può dire con certezza se stanno bene, se sono state rispettate, se i loro diritti umani sono tutelati. Noi non lo sappiamo e possiamo solo appellarci al senso di umanità di questi Boko Haram perché non le trattino male. Le ragazze devono essere liberate e il governo deve fare quello che dice: tentarle tutte per liberarle. Aspettiamo quindi queste buone notizie.

Cosa sta facendo la Chiesa cattolica nigeriana per aiutare il popolo in questo momento di difficoltà?
La Chiesa offre appoggio morale e spirituale e incoraggia la gente. Purtroppo non possiamo fare di più: non abbiamo il potere esecutivo del governo. Non possiamo obbligare il governo a fare quello che non vuole fare ma la nostra voce non si è mai affievolita. Abbiamo sempre parlato apertamente contro la violenza, la violazione dei diritti umani e, in questo caso, i rapimenti di giovani ragazze. Noi non possediamo il potere militare, però abbiamo quello della preghiera, per questo abbiamo chiesto a ogni cristiano di pregare perché cambi il cuore dei terroristi e smettano di perpetrare queste violenze.

Pregare in che modo?
I vescovi hanno chiesto a ogni famiglia di pregare insieme ogni sabato sera il rosario con le altre famiglie. Ogni ultima domenica del mese, inoltre, facciamo l’adorazione eucaristica tutti insieme nelle chiese. Il 14 e 15 novembre prossimo terremo dei grandi esercizi spirituali per tutta la Nigeria, radunando tutti i suoi cristiani per rassicurare la popolazione che Dio è ancora dalla nostra parte e che Lui ha il controllo del paese, non ce l’ha Boko Haram. Noi crediamo nel potere della preghiera e nell’intercessione della Vergine Maria perché le cose cambino in Nigeria. La nostra forza è spirituale e con questa cerchiamo di sconfiggere quella malvagia dei terroristi.

Ma come è possibile che il governo non riesca a fare la sua parte e sconfiggere Boko Haram?
Non lo so, è una domanda che mi faccio sempre anch’io. Con tutte le forze di sicurezza che abbiamo, è incredibile, sono sorpreso dal fatto che non si veda la luce in fondo al tunnel. Ho saputo che in merito alle ragazze rapite tutta la comunità internazionale ha offerto il suo aiuto: speriamo che insieme al governo stiano lavorando sotto traccia per riportarle a casa. Mi lasci sperare che il governo stia facendo un lavoro di cui presto vedremo i risultati, anche se oggi non sembra efficace. Diamo fiducia al presidente.

Boko Haram può essere così forte senza che nessuno lo appoggi dentro e fuori il paese?
Non possiamo escluderlo. La maggior parte dei nigeriani condanna Boko Haram, ma ci sono alcuni individui che indirettamente o direttamente li appoggiano. Ricordiamoci che il nostro presidente ha detto in precedenza che ci sono alcuni agenti di sicurezza e alcuni membri del governo che simpatizzano con i terroristi e con la loro causa. Lui stesso l’ha detto e io non ho motivo di dubitarne. È certo poi che ci siano forze esterne che li aiutano e forniscono armi, soldi e logistica a causa della comune religione. In Nigeria, quindi, abbiamo leader religiosi, governatori e agenti di sicurezza che simpatizzano con Boko Haram e fuori dal paese potenze che li aiutano. Io temo che la comunità internazionale non sia in grado di tagliare questi ponti ma se questo non succederà, la violenza continuerà ad aumentare.

Teme che il progetto del califfato iracheno e siriano di Al Baghdadi influenzi e attiri anche il leader di Boko Haram, Abubakar Shekau?
Boko Haram ha detto chiaramente che cosa vuole: islamizzare la Nigeria e fare la guerra ai cristiani, ma i loro progetti non si realizzeranno. La loro volontà di creare uno Stato islamico ed estendersi anche all’Africa occidentale è un fatto. Non dimentichiamoci che Shekau ha chiesto al presidente nigeriano Goodluck Jonathan (che è cristiano, ndr) di convertirsi all’islam. E nell’ultimo video ha detto di voler uccidere, uccidere, uccidere i cristiani.

Allora, perché pensa che non riusciranno nei loro intenti?
Dio ha distribuito l’uomo in tante etnie, culture e religioni. Nessuno di questi gruppi si può arrogare il potere e il diritto di convertire la Nigeria a una sola religione. Boko Haram si crede onnipotente ma è solo una setta islamica, ecco cos’è. Solo Dio è onnipotente e non permetterà mai che vincano loro.

@LeoneGrotti

Tags: Abubakar ShekauBoko Haramgoodluck jonathanignatius kaigamaislamicijosmeeting 2014Meeting di Riminimeeting incontriNigerianigeria ragazze rapitepersecuzione cristiani
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