Nicolò Amato non ha saputo rispondere ai pm sulla trattativa Stato-mafia
La procura di Palermo ha interrogato ieri, lunedì 24 gennaio, l’ex direttore del Dap, Direzione amministrazione penitenziaria, Nicolò Amato: è il secondo interrogatorio nell’ambito dell’inchiesta su trattativa Stato-mafia.
Amato è stato sentito la prima volta a novembre, dopo che nell’autunno scorso aveva dichiarato a sorpresa che egli stesso aveva invitato al ministro della Giustizia a revocare alcuni 41 bis dopo le stragi mafiose del ’92 -’93. Dopo questa sua indicazione, l’allora Guardasigilli Giovanni Conso revocò il 41 bis, come ha raccontato egli stesso sia alla commissione antimafia sia alla procura palermitana: aggiungendo che tale indicazione arrivava, ad esempio, non dai carabinieri di Mario Mori (che secondo la Procura stavano conducendo trattative con la mafia), ma dall’allora capo della polizia Vincenzo Parisi.
Un uomo, Parisi, molto vicino da sempre all’allora presidente Oscar Luigi Scalfaro; mentre Conso era uno degli uomini del governo tecnico Ciampi: dunque le indagini della procura stanno virando decisamente verso un ambiente di centrosinistra, anziché approdare alla prova cercata inizialmente di un coinvolgimento in quegli anni di Forza Italia.
Ieri comunque Amato non ha saputo rispondere a quanto gli è stato chiesto dai pm. Sia Amato che Conso verranno ascoltati il 15 febbraio sempre su questo tema, inoltre, anche al processo in corte d’assise che si tiene a Firenze contro Francesco Tagliavia (boss palermitano di Corso dei Mille), dopo le accuse di Gaspare Spatuzza, che lo indica tra gli esecutori delle stragi.
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