Nessuno riesce a fermare la guerra in Ucraina

Di Leone Grotti
14 Maggio 2023
L'incontro in Vaticano con papa Francesco non cambia la posizione di Zelensky, che ribadisce: «Non può esserci mediazione con Putin». Ma Kiev è in difficoltà con la controffensiva e anche l'Ue litiga sul prossimo pacchetto di sanzioni
Papa Francesco incontra Volodymyr Zelensky

Papa Francesco incontra Volodymyr Zelensky

Neanche papa Francesco sembra essere riuscito a instradare Russia e Ucraina verso il dialogo. L’incontro di ieri in Vaticano con Volodymyr Zelensky, che durante la visita a Roma ha incontrato anche Giorgia Meloni e Sergio Mattarella, non ha smosso il presidente da una posizione chiusa a qualsiasi compromesso: «Ho chiesto al Papa di condannare i crimini russi in Ucraina. Perché non può esserci uguaglianza tra la vittima e l’aggressore. Con tutto il rispetto per Sua Santità, noi non abbiamo bisogno di mediatori tra l’Ucraina e il suo aggressore, noi abbiamo bisogno di una pace giusta. E invitiamo il Papa, come altri leader, per lavorare ad una pace giusta. Non si può fare una mediazione con Putin».

La controffensiva ucraina resta incerta

Nonostante Zelensky durante l’incontro molto cordiale con la premier Meloni si sia detto sicuro della «vittoria», l’Ucraina, alla vigilia della preannunciata controffensiva, appare in difficoltà. Il presidente ucraino ha ripetutamente chiesto ai paesi Nato armamenti sempre più avanzati per sconfiggere la Russia. E li ha ottenuti. Ora gli Stati Uniti si aspettano che Kiev li utilizzi per sfondare le linee nemiche nella regione di Zaporizhia, dove l’esercito di Mosca si è trincerato, ma l’enfasi posta dai media sui risultati da ottenere (emblematico un articolo del Corriere di marzo dal titolo: “Biden ha deciso: grande offensiva a maggio per sconfiggere Putin e vincere la guerra in Ucraina”) è apparsa eccessiva anche alle autorità di Kiev.

Giovedì Zelensky aveva frenato, dichiarando di aver bisogno di più tempo: «È prematuro lanciare un’offensiva, perderemmo troppi uomini». Ieri si è dimostrato più ottimista: «Abbiamo fatto importanti passi avanti». Tenendo conto dell’immensa mole di soldati russi morti in battaglia nell’ultimo anno, i timori del presidente ucraino potrebbe rivelarsi fondati, soprattutto se la controffensiva non raggiungesse gli obiettivi sperati, ribaditi ieri dal presidente: «Riconquistare tutto il paese, Crimea inclusa».

L’Ue ha paura di punire la Cina

Anche gli alleati di Zelensky sono più in difficoltà di quanto vogliano mostrare. Per l’Unione Europea sostenere l’Ucraina e punire la Russia sta diventando sempre più faticoso. Non c’è solo il nodo degli armamenti da garantire a Kiev per difendersi dall’aggressione di Mosca, ma anche quello delle relazioni politiche da preservare (o sacrificare) per soccorrere il paese di Zelensky.

Se pur con riluttanza, l’Ue ha fatto la sua parte limitando fortemente l’acquisto di gas dalla Russia e proibendo quello di prodotti petroliferi. Ha sanzionato aziende e individui, banche e oligarchi, facendo crollare le importazioni dalla Russia del 53% nel 2022 e le esportazioni di oltre il 50%.

Ora però Bruxelles sta discutendo l’undicesimo pacchetto di sanzioni e le cancellerie europee si sono ritrovate davanti a un dilemma: dopo aver rinunciato per causa di forza maggiore al rapporto con la Russia, bisogna sacrificare anche quello con la Cina? L’Ue infatti sta meditando di approvare sanzioni contro le aziende cinesi accusate di vendere beni vietati a Mosca.

I rischi delle nuove sanzioni

Così facendo, però, Bruxelles rischia da un lato di avvicinare ancora di più la Cina alla Russia; dall’altro di esporsi alle controsanzioni di Pechino e infine di alienarsi, dopo il quinto partner commerciale, anche il primo. Non toccando Pechino però, dove Emmanuel Macron si è presentato con il cappello in mano, l’Ue darebbe l’ennesimo segnale internazionale di debolezza.

Molti paesi, la Germania su tutti, sembrano propendere per il male minore e stanno spingendo per «ricalibrare le sanzioni» evitando di colpire la Cina. Allo stesso tempo Bruxelles intende lavorare a una nuova strategia per gestire le ambizioni di Xi Jinping di «creare un nuovo ordine mondiale con la Cina al centro», come ha scritto Josep Borrell ai ministri degli Esteri Ue prima del vertice di venerdì.

Lo scenario coreano in Ucraina

Se la controffensiva di Kiev sarà meno ampia di quanto preannunciato o se sarà meno efficace di quanto sperato, si potrebbe andare verso lo scenario coreano, come suggerisce il Corriere, «con i duellanti costretti a fermarsi perché il peso del conflitto diventa insopportabile, senza tuttavia arrivare a una vera e propria tregua: si tratterebbe piuttosto di una guerra sospesa, come avvenuto nel 1953 fra le due Coree, con un armistizio che non ha sancito la pace».

Ignorato l’impegno di papa Francesco

Si potrebbe anche aprire una finestra per tentare l’impresa di riannodare il dialogo tra Kiev, Mosca e le grandi potenze coinvolte nel conflitto e provare a costruire prima il cessate il fuoco e poi un accordo di pace. Ma le risposte dure di Zelensky, in seguito all’incontro infruttuoso con papa Francesco, lasciano poche speranze in merito.

Nonostante tutte le potenze coinvolte nella guerra, a partire dalla Russia, ma lo stesso si può dire per Ucraina e Ue, siano in difficoltà e non sappiano come portare avanti il conflitto, la soluzione armata al momento sembra ancora l’unica che si intende perseguire. Neanche l’impegno di papa Francesco, finora, è servito a cambiare lo spartito del conflitto.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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