
Lettere al direttore
Nessun pasto è gratis, nemmeno quello green

Caro direttore, mi sembra che, rispetto solo a qualche anno fa, l’ideologia green non vada più di moda. Forse anche il recente caso del blackout spagnolo, che pare essere stato provocato dall’abuso di rinnovabili, ha aiutato molti ad aprire gli occhi. Certo, siamo ancora bersagliati da un certo ambientalismo verde (penso a certe pubblicità che passano in tv), e tuttavia vedo parecchi segni di ripensamento. Meno retorica “extinction rebellion”, meno salamelecchi ai Friday for future, di Greta Thunberg non si parla più e persino Tony Blair ha scoperto che «la transizione ecologica è destinata a fallire». Ho letto l’intervento dell’ex premier inglese nella traduzione proposta dal Foglio e ne sono rimasto colpito positivamente. Presentando lo studio “The Climate Paradox: Why We Need to Reset Action on Climate Change”, Blair scrive che è sbagliato chiedere alla gente «sacrifici finanziari e cambiamenti allo stile di vita quando sanno che il loro impatto sulle emissioni globali è minimo». Dice che, sebbene questo sia chiaro a tutti i leader politici, nessuno di loro «osa dirlo perché temono di essere accusati di negazionismo». Spiega che se il dibattito è lasciato nelle mani degli «attivisti», non si risolverà mai il problema e che invece bisogna puntare sulla «cattura del carbonio» e sull’innovazione tecnologica. Un bel passo in avanti, no?
Matteo Sinopoli
Quel che Tony Blair ha detto e scritto è quel che dicono e scrivono in molti (noi compresi) da diversi anni. La notizia, infatti, più che il merito delle sue osservazioni, è che quelle parole siano state pronunciate da Tony Blair, icona liberal mondiale e, non dimentichiamolo, consulente del principe saudita Mohammed bin Salman. Buon ultimo, ben venga anche lui; anche se quegli irriverenti di Spiked non hanno rinunciato ad infilzarlo: «Il documento propone più cattura del carbonio, più energia nucleare, più adattamento al cambiamento climatico, più riforestazione e – ovviamente – più intelligenza artificiale (la risposta del tecnocrate a tutto). Non si tratta certo di una sconfessione dell’ambientalismo d’élite e di tutte le sue illusioni: Blair definisce l’energia rinnovabile “sia necessaria sia conveniente”, anche se comporta prezzi alle stelle e, molto plausibilmente, un blackout storico in Europa. Tuttavia, Blair – almeno – ha capito da che parte tira il vento, e non soffia certo verso tutte quelle scintillanti nuove turbine eoliche». Quindi, caro Matteo, la risposta alla tua domanda è “sì, è un passo in avanti”; pian piano ci si sta accorgendo, per parafrasare un famoso motto di Milton Friedman, che nessun pasto è gratis, nemmeno quello green. Certo, come nota ancora Spiked, Blair fa il furbo quando ci chiede di «depoliticizzare il dibattito sul clima». In verità, «è proprio questo che ci ha messi nei guai – con un disastroso “consenso” imposto dai leader globali con più jet privati che buon senso. In effetti, è solo grazie ai “populisti” – che naturalmente vengono citati con disprezzo – se si è riusciti a dare voce alla rabbia pubblica contro l’austerità ecologica, costringendo Blair e i suoi esperti a rivedere le proprie posizioni».
***

Caro direttore, finalmente, dopo che la più bella costituzione del mondo è in vigore da ben 77 anni, qualcuno ha fatto riferimento all’articolo 30 che proclama che il diritto ad educare ed istruire i figli spetta ai genitori (e solo a loro). A tale diritto, finora nessuna istituzione (dalla più alta alla più bassa) ha mai fatto cenno. Finalmente, dicevo, il ministro all’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha fatto riferimento a tale articolo per giustificare la norma, proposta dal Governo, con la quale si chiede il consenso dei genitori quando nella scuola si organizzano lezioni o corsi dedicati alla sessualità. Data la delicatezza della materia, ritorna, in teoria, alla famiglia l’ultima parola su questo tipo di educazione. Evviva l’articolo 30, il grande censurato da tutti! A partire da questa svolta storica, vorrei, però, fare alcune osservazioni. Se il diritto all’educazione ed all’istruzione dei figli spetta ai genitori, allora occorre rispettare anche la loro libertà di scelta educativa, se non si vuole finire in uno Stato totalitario. La legge proposta dal ministro Valditara va in questa direzione, ma, evidentemente, non basta. Se doverosamente prendiamo come riferimento l’articolo 30, allora, occorre anche rivedere il rapporto complessivo dei genitori con la scuola, nel senso che essi non possono più essere considerati come degli intrusi da tenere il più lontano possibile. Intrusi, semmai, sono altri, sindacati in testa. So che alcuni genitori si comportano male, come, del resto, si comportano male alcuni docenti, alcuni bidelli, alcuni presidi e così via. Occorre tenere sotto controllo chi si comporta male, ma senza eliminare un’intera categoria nei rapporti con la scuola. L’articolo 30, tra l’altro, obbliga lo Stato ad assicurare ai genitori la possibilità di scegliere liberamente la scuola per i figli, il che, oggi, non avviene. Infatti, se parliamo di un diritto, allora lo Stato è obbligato a fare in modo che tale diritto possa essere esercitato. Per esempio, l’articolo 32 della Costituzione proclama il diritto dei cittadini alla cura ed infatti lo Stato investe miliardi per assicurare le cure; l’articolo 35 afferma che la Repubblica tutela il lavoro ed infatti lo Stato investe milioni per tutelare tale diritto. Solo il diritto alla libera scelta educativa non viene tutelato economicamente e questo è un grave vulnus alla vita democratica del nostro Paese. Spero che l’apertura proposta dal Governo ai sensi dell’articolo 30 citato dal Ministro Valditara costituisca un primo passo verso la tutela di uno dei diritti fondamentali, tutela che dovrebbe essere nei pensieri dell’intero Governo e non solo di alcuni ministri, compreso quello che si occupa dei bilanci dello Stato. Per la tutela dei diritti i soldi si devono comunque trovare, tagliando, magari, alcune spese inutili. Detto tutto questo, vorrei aggiungere altre due osservazioni sotto forma di domande. Perché la scuola si deve fare carico di tutti i problemi della società? Perché oltre che alle materie curriculari la scuola dovrebbe dedicare altre ore per l’educazione sessuale, per corsi contro la violenza, per l’educazione ecologica, per la lotta alla droga, per la guida prudente e così via? Penso che il modo migliore di istruire ed educare sia quello di affrontare con assoluta serietà le materie curriculari: per esempio, insegnare bene Dante sarebbe il modo migliore per proporre una “educazione totale” che porterebbe lo studente anche ad affrontare nel modo giusto ogni problema che la vita pone. E ancora. Perché di deve spogliare, di fatto, la famiglia della sua principale responsabilità educativa? Non sarebbe forse la famiglia il primo soggetto competente a proporre, in modo discreto e delicato, una sana educazione sessuale ai propri figli? E questo non dovrebbe valere anche per tante altre “materie”? La verità è che la cultura dominante da decenni sta attaccando la famiglia da tutti i punti di vista e purtroppo è riuscita a deresponsabilizzarla, fino al punto che ora è la famiglia stessa ad essere contenta di delegare l’educazione solamente alla scuola e, magari, a qualche talk show televisivo. Uno dei drammi più gravi della nostra epoca è proprio questo: la famiglia è diventata troppo silente circa le proprie responsabilità e, quindi, circa i propri diritti, il che sta creando i disastri umani a cui la cronaca ci sta oramai abituando. Colpa non solo del “pensiero unico” a cui ho appena fatto cenno, ma anche di tanti cristiani che hanno inspiegabilmente dimenticato (o ignorato fin dall’inizio) il notevole insegnamento contenuto nella esortazione apostolica “Familiaris consortio” di san Giovanni Paolo II, nella quale il grande pontefice lanciava questo grande invito: “Famiglia, diventa ciò che sei!”. Potremmo tradurre così: “Famiglia, risvegliati!”.
Peppino Zola
Perfetto.
***
Carissimi di Tempi, l’articolo di Matteo Matzuzzi indica contenuti appropriati e preziosi presenti nel testo papale. Ciò che rappresenterà sempre un enigma è la contraddizione tra tali affermazioni e le sue nomine, lodi e approvazioni di figure ecclesiali in contraddizione con le sue affermazioni. Ad esempio lo smantellamento del corpo docente della Pontificia Accademia per la vita sostituendolo con monsignor Paglia e altre figure che brillano per dichiarazioni in contrasto con la famosa omelia (ad esempio su eutanasia e contraccettivi). Le lettere pubbliche laudatorie a padre James Martin, che intende introdurre l’ideologia Lgbt nella Chiesa. L’approvazione del documento di monsignor Fernandez sulle benedizioni alle coppie omosessuali (che era preceduto da un altro documento di monsignor Ladaria di soli circa due anni prima e di segno completamente opposto) allontanandosi così dall’antropologia biblica e cristiana. Sarebbe interessante un vostro articolo che analizzasse con ponderazione queste contraddizioni tra nomine e affermazioni di principio e tentasse di sciogliere l’enigma. Quello che, in generale, permette di capire realmente gli orientamenti di un dirigente sono le nomine dei suoi collaboratori! grazie e un cordiale saluto.
Alessandro Pacini
Caro Alessandro, non vedo nessun enigma, ma solo la contraddizione. Forse la più lampante del pontificato di Francesco.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!