Terremoto in Nepal, oltre quattromila morti. «Ovunque c’è distruzione. Abbiamo bisogno di tutto»
«IN CORSO LO SCIAME SISMICO». Clerici ha 26 anni, è originaria di Varese e lavora da tempo nel centro Paani, che dal 2006 si occupa delle migliaia di bambini nepalesi orfani e abbandonati (attualmente ne assiste circa 200). Fulvia spiega che le prime 24 ore dalle prime scosse non sono state facili per i sopravvissuti. «Stanotte è stato orribile e molte persone hanno dormito con i loro bambini nelle auto o per strada. È infatti in corso uno sciame sismico, che è continuato sino a stamattina, e le scosse sono sempre abbastanza forti. Ci hanno detto di aspettare ancora altre 24-72 ore per capire se le scosse finiranno. Oggi siamo riuscite ad andare in giro, ma la terra ci tremava letteralmente sotto i piedi: l’altra notte una di queste scosse è arrivata ad una magnitudo di 6.8 gradi, quindi come si potrà immaginare, non è semplice né muoversi né organizzare la logistica in queste condizioni».
«INTORNO A NOI SOLO MACERIE». In varie telefonate, con la linea che cade continuamente, Fulvia ha raccontato anche il panorama infernale che si osserva muovendosi in giro per la capitale nepalese. «Fuori dal centro Paani c’è la distruzione. È quasi impossibile spostarsi da un posto all’altro. Ci sono voragini lungo la strada insormontabili. Vediamo sulle nostre teste elicotteri: l’unica speranza per molti per spostarsi. Abbiamo cercato di farci inviare al centro degli ingegneri per valutare l’entità dei danni ma la difficoltà principale, in questo momento, è raggiungere gli edifici e le varie parti della città: tra il centro di Katmandu e la principale strada verso l’aeroporto ad esempio si è creata una voragine proprio in mezzo alla carreggiata e non si può passare. In questo momento la città è sorvolata da vari elicotteri, tra cui anche quelli delle Nazioni unite, che stanno proprio cercando di capire come raggiungere le varie strutture».
Inoltre, «non c’è elettricità, non c’è acqua, non si sono posti sicuri dove dormire. Non c’è nulla. Si dorme per strada, nelle tende o in luoghi aperti. In strada poi si vede gente che si dispera anche per cercare batterie per il telefono. Le comunicazioni sono inesistenti e abbiamo grosse difficoltà a metterci in contatto gli uni gli altri. A Katmandu la situazione è molto complicata. Finché non finiscono le scosse è difficile».
«A RISCHIO EPIDEMIA». Fulvia spiega anche che tutte le attività commerciali sono paralizzate e nella maggior parte degli hotel manca la corrente elettrica. Naturalmente sono fermi anche i mezzi di trasporto pubblici, e solo qualche taxi privato si avventura fino a raggiungere l’aeroporto. Il rischio più forte e concreto, oltre alle scosse, resta quello di un’epidemia, a causa della mancanza di acqua potabile e fognature, e dell’accumularsi di detriti e spazzatura lungo le zone dove le persone cercano riparo. Ma anche i medicinali sono carenti in questo momento.
«Abbiamo bisogno di tutto» ripete Fulvia al telefono. Dal centro Paani hanno già iniziato a prestare i primi soccorsi alla popolazione in strada, con i mezzi a disposizione, portando ad esempio fuori beni di prima necessità. L’associazione Ai.bi ha avviato una raccolta aiuti economici da destinare immediatamente al Nepal per i soccorsi alla popolazione. Per contribuire si possono inviare offerte con la causale “Emergenza terremoto in Nepal” al conto postale 3012 intestato ad Amici dei Bambini, o con bonifico bancario c/o Banca Prossima spa su c/c intestato a: Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini, IBAN IT 77 D 03359 01600 100000122477.
Foto Ansa
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