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Nemmeno l'eterno riposo per Isaiah

Doveva morire entro pochi minuti. Invece riuscì a respirare per otto ore da solo. E non può essere seppellito perché non viene fatta l'autopsia

Caterina Giojelli
18/04/2018 - 3:00
Esteri
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A cinque settimane dalla morte i genitori di Isaiah Haastrup non hanno ancora potuto seppellire il proprio bambino. Lo ha scritto il Guardian, ricostruendo la vicenda del piccolo paziente inglese morto la sera del 7 marzo come stabilito da una sentenza dell’Alta Corte britannica che autorizzava i medici del King’s College di Londra a interrompere la respirazione artificiale.

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LA VICENDA. Il bimbo di appena 11 mesi era nato e cresciuto lì, attaccato al ventilatore meccanico: non aveva una malattia mitocondriale, come Charlie Gard, non soffriva di una grave patologia non ancora diagnosticata come Alfie Evans. Era semplicemente un bambino cerebroleso, gravemente disabile con problemi di respirazione fin dal giorno del suo drammatico parto, quando qualcosa andò storto e venne effettuato un cesareo troppo tardi. Isaiah patì in quelle ore una prolungata mancanza d’ossigeno e di assistenza, finì in rianimazione e ne uscì vivo, ma con le capacità del cervello e la mobilità gravemente compromesse. Per questo l’ospedale aveva deciso di staccarlo dai supporti vitali contro il volere dei genitori. Come da copione, la decisione dei medici era stata suffragata dall’Alta Corte britannica ed era stato giudicato inammissibile il ricorso dei genitori dalla Corte europea dei diritti dell’uomo: il migliore interesse di Isaiah era senza dubbio smettere di vivere, non era assolutamente in grado di respirare autonomamente e la morte, assicurarono gli esperti medici alla Corte, sarebbe sopraggiunta entro pochi minuti dalla rimozione del ventilatore.

OTTO ORE PRIMA DI MORIRE. Non è andata così. Appena staccato, Isaiah Haastrup iniziò a respirare da solo e riuscì a farlo per otto ore prima di morire sfiancato tra le braccia dei suoi genitori. E questo è un fatto che comprensibilmente ha sollevato più di un dubbio sui trattamenti ricevuti durante la sua breve vita e la decisione della sua morte. Forse avrebbe potuto essere svezzato dal ventilatore dai medici stessi, forse i genitori avrebbero potuto, come da loro richiesta, portarlo a casa dove assisterlo fino alla fine. Non si sa se queste domande troveranno risposta dopo l’autopsia del bambino. Quello che si sa è che a cinque settimane dal decesso i suoi genitori non hanno ancora potuto seppellirlo perché questa autopsia non è stata ancora eseguita.

Tags: alfie evansCharlie GardEutanasiafine vitaInghilterraIsaiah Haastrup
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