«Nei nostri studenti ci sono le stesse domande che muovevano Ungaretti, Calvino, Dante»
Come è nata questa iniziativa?
In modo molto semplice, quasi spontaneo: proporre al mondo della scuola il modo in cui alcuni docenti insegnano l’italiano. Il nostro metodo ci sembrava vero, appassionante e fortemente educativo. E, dall’altra parte, facevamo fronte al crescente cinismo e alla crescente disillusione di chi insegnava.
In cosa consiste questo metodo?
Riportare l’uomo al centro dello studio della letteratura. Non temi, non poetiche, non argomenti: ma l’uomo in quanto tale. Quando si studiano le lettere, il primo passo è sempre storicizzare e contestualizzare. Il testo è un pretesto per parlare di altro. Invece, bisogna permettere agli studenti di incontrare Foscolo come se fossero al bar, davanti a un caffè. E funziona. Il primo convegno, nel 2002, era su Eugenio Montale. Era un esperimento: volevamo vedere se la nostra proposta poteva interessare. Aspettavamo solo un centinaio di adesioni, ma si presentarono in più di 400.
E i numeri continuano ad aumentare…
Sì. Quest’anno ne attendiamo circa 2.000. Ci siamo proposti di non fare un convegno d’élite su autori poco conosciuti. La nostra idea è quella di stare “dentro” la scuola in un modo diverso. Per questo i numeri crescono. Lavoriamo sempre su scrittori del programma scolastico: Montale, Ungaretti, Calvino, Svevo ma anche Dante, Leopardi, Manzoni. Inoltre, il convegno è interattivo: gli studenti devono partecipare con un elaborato. Non si viene esclusivamente ad assistere.
Quali sono le ragioni del vostro successo?
Il passaparola. Noi mettiamo i nostri manifesti e inviamo circolari. Ma quello che fa la differenza è l’entusiasmo dei partecipanti. Gli invitati vengono per assistere a un convegno e trovano qualcosa che cambia la loro vita. Letteralmente. Un’insegnante venuta ai Colloqui fiorentini per vincere il concorso letterario, sentendo le relazioni e i seminari degli studenti, aveva capito che non c’era alcuna possibilità. Voleva tornare a casa con i suoi studenti. Il giorno seguente, ascoltando nuovamente gli interventi appassionati dei ragazzi, ha telefonato al marito e ha detto: «Non torno più, qui sta succedendo qualcosa che sta cambiando la mia vita».
Non rischia di essere un'”isola felice” che allontana i ragazzi dai problemi di tutti i giorni?
Assolutamente no. L’incontro “personale” con un testo fa scoprire l’assoluta attualità del cuore dell’uomo. Che è sempre lo stesso. Nei nostri ragazzi – e in noi docenti – ci sono le stesse domande che muovevano Ungaretti, Calvino, Dante. Non c’è attualità più attuale di questo dramma. Si pensi a Foscolo, in tema questa edizione. In uno degli ultimi brani delle sue Lettere di Jacopo Ortis, lancia alla società l’accusa di «non mantenere la promessa di felicità che fa a tutti gli uomini». Di conseguenza, Jacopo si isola: «Io sono un mondo in me stesso». Nei miei studenti, vedo la stessa cosa. Si isolano. Non perché non avranno un posto fisso, o non andranno in pensione. Ma perché la società delude le loro promesse di felicità.
Chi sostiene i Colloqui fiorentini?
Abbiamo il patrocinio della Regione, del Comune e della Provincia. Siamo nell’elenco delle eccellenze, quindi tutte le scuole sono a conoscenza dei nostri convegni. I premi in denaro offerti alle tesine migliori sono finanziate dal Ministero. Solo l’Università di Firenze non ci ha mai dato il patrocinio, nonostante la collaborazione con diversi docenti e le nostre reiterate richieste.
Twitter: @DanieleCiacci
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