Cartolina dal Paradiso

Natale. Ora che sono grande mi rendo conto che devo essere come un bambino

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)

Tornerò ad adorare il Dio Bambino e mi meraviglierò un’altra volta contemplando l’Onnipotente che si fa piccolo, che sceglie la strada del disagio, dell’emigrazione, degli sconvolgimenti di vita. Con il presepe il Signore mi porta non solo a commuovermi ma anche a diventare più saggio. Ripensando alla mia vita mi accorgo che gli errori maggiori sono avvenuti quando mi sono preso sul serio.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”] Viviamo in una cultura dell’uomo “che si fa da sé”: sembra che tutto dipenda da me, da come agisco e programmo il mio tempo. Per un cristiano è un atteggiamento sbagliato. Da piccoli ci dicevano di comportarci meglio e avevano ragione, ma da grande devo capire che sono piccolo. Gesù «chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: in verità vi dico se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,2-3). In questo modo Gesù stesso m’insegna a guardare il presepe. Sono io che ho bisogno di tutto, come il Bambinello: questo vuol dire vivere di fede.

Devo vivere nella fiducia che mio Padre Dio farà le cose prima, più e meglio. Che sono un servo inutile. La mia vita sarà feconda e allegra se Lo lascio fare. La preghiera è il grimaldello, l’unico strumento che aggiusta le cose. «Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà» (Mt 16,25). Io avrei fatto entrare Gesù nella storia come un vincente condottiero a cavallo, Lui invece m’insegna la via giusta della creatura che vive affidandosi al Creatore. Il Bambinello mi chiama a seguirlo.

@PippoCorigliano

Foto da Shutterstock

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